carbone

PERCHÉ NON RIUSCIAMO A FARE A MENO DEL CARBONE? – LA CONFERENZA SUL CLIMA DI QUEST’ANNO È STATA OSPITATA A KATOWICE, CHE IRONIA DELLA SORTE È LA “CAPITALE EUROPEA DEL CARBONE” – LA POLONIA OTTIENE ANCORA L’80% DELLA SUA ENERGIA DALLE CENTRALI A CARBONE, CHE IN TUTTO IL MONDO È ANCORA LA FONTE DI ELETTRICITÀ PIÙ USATA...

1 – CARBONE, PERCHÉ IL MONDO NON RIESCE A FARNE A MENO?

Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”

 

carbone

«La senti la puzza qua fuori, lo vedi il colore del cielo?». Aleksy è uno dei pochi che si ferma, sotto la neve, all' uscita dall' anonimo edificio, in perfetto stile sovietico, accanto alle bandiere ormai stinte di Solidarnosc. «Qui non si respira, ma se chiudono chi ci dà un altro lavoro. Quindi, va bene così», dice prima di scappar via, come i suoi compagni di lavoro.

I minatori di Wujek.

 

È sotto queste due ciminiere che nel 1981 si è consumato uno dei momenti più drammatici dello scontro fra il sindacato di Walesa e il regime di Jaruzelski. Poco dopo l' entrata in vigore della legge marziale, i miliziani aprirono il fuoco sui minatori e ne uccisero nove. Il dittatore la chiamava «pacificazione».

 

miniera di carbone

Oggi le due ciminiere sputano ancora fumo e puzza, a una manciata di chilometri dal centro di Katowice e dal palazzone dove centinaia di ministri, sherpa ed esperti discutono, in un' estenuante trattativa targata Onu, di clima e futuro del pianeta. Ironia della geopolitica, il mondo si è ritrovato proprio qui, nella «capitale europea del carbone», a decidere i destini dell' accordo di Parigi del 2015. E il carbone, motore dell' era industriale, è diventato «l' elefante nella cristalleria dei negoziati sul clima», come dice il Wwf.

arnold schwarzenegger alla conferenza per il clima in polonia

Il fallimento è dietro l' angolo.

 

E sul banco degli imputati - assieme a Trump e alla Russia - finisce anche la Polonia, che ospita il vertice e ancora ottiene l' 80% della sua energia dalle centrali a carbone. Il presidente Andrzej Duda lo ha ribadito: «Non uccideremo le nostre miniere».

Il carbone resta la fonte di energia più utilizzata al mondo per produrre elettricità.

 

Nel 2017, secondo l' Iea, produzione e consumo a livello globale sono tornati ad aumentare dopo due anni di declino. Perché è così difficile abbandonarlo? «Perché ci sono milioni di tonnellate di carbone sotto terra. Potenti compagnie, sostenute da governi potenti, spesso sotto forma di sussidi statali, si affrettano ad espandere i loro mercati prima che sia troppo tardi», ha risposto il New York Times con una recente inchiesta. Il ministro dell' ambiente italiano Costa intervenuto alla COP ha detto che l' Italia «intende arrivare alla piena eliminazione dell' uso del carbone entro il 2025». «In Europa si stanno facendo grandi sforzi per abbandonarlo.

carbone e inquinamento

 

L' Italia è un buon esempio, la Gran Bretagna se ne è ormai liberata quasi completamente - spiega Luca Bergamaschi, esperto del think tank europeo E3G e dell' Istituto Affari Internazionali -. Nonostante i proclami di Trump, perfino in Usa la produzione di elettricità dal carbone ha raggiunto i minimi storici». Secondo l' Onu, per contenere il riscaldamento globale entro il limite di +1,5°, entro il 2050 le rinnovabili dovranno fornire la maggior parte e il carbone dovrà crollare dall' attuale 30% a meno del 2%.

 

Ma bisogna fare i conti con l' Asia. La Cina, da sola, consuma metà del carbone mondiale e le sue imprese stanno costruendo centrali in 17 Paesi, soprattutto nel Sudest asiatico, l' ultima frontiera del carbone.

 

In Europa, invece, si fanno già i conti della conversione, rischi sociali connessi. Lo ha ricordato ieri a Katowice Svenja Schulze, ministro dell' Ambiente della Germania, che ha chiesto un aumento dei fondi dell' Ue a supporto di una «giusta transizione» per evitare che «la gente indossi i gilet gialli». Trentatré delle città più inquinate d' Europa sono in Polonia. I vecchi non si lamentano. «Prima era molto peggio - assicura Andrej, che in miniera lavora da oltre trent' anni -. Nell' era sovietica eravamo tutti ammalati».

carbone e inquinamento 1

 

«Il carbone prodotto qui in Alta Slesia ha avuto un' importanza strategica sia per la Germania che per la Polonia. Nessuno, fino a 40anni fa, si era preoccupato dell' ambiente», spiega lo storico Karol Chwastek. Anche suo padre era minatore, come quasi tutti i padri dei giovani di Katowice.

 

Lui, invece, si è laureato e ora lavora al Museo di Wujek. Dopo la fine del comunismo, quasi la metà delle miniere dell' Alta Slesia sono state chiuse. Gli impiegati del settore sono passati da 300 mila a 80 mila in Polonia. Anche perché il car bone polacco non è di buona qualità né economico da estrarre. Costa meno importare quello della Russia. A Wujek è rimasta l' ultima vena, a 630 metri di profondità. «Quando finisce, si chiude», conferma Karol: «Il carbone è la nostra storia, non il nostro futuro».

miniera di carbone

 

L' architettura sovietica dà i primi segni di cedimento. E non è solo colpa dell' usura del tempo, secondo Joanna Flisowska del Climate Action Network: «Nella città di Bytom, costruita su una miniera, gli edifici sono pieni di crepe ». La fine di un' era?

 

2 – COP24 POPULISTA

Micòl Flammini per “il Foglio” – 5 dicembre 2018

 

Avesse detto che il fabbisogno elettrico della Polonia dipende per l’80 per cento dal carbone, che al massimo si può sperare di una riduzione del 60 per cento entro il 2030 e che le idee proposte da queste conferenze sul clima sono aleatorie, piene di luoghi comuni e non fanno altro che minacciare che ci restano una decina di anni per salvare la Terra – erano una decina dopo la Cop20, la Cop21, la Cop22 e dopo la Cop 23 e sempre una decina rimangono –, il presidente polacco Andrzej Duda avrebbe semplicemente avuto un approccio pragmatico alla riunione organizzata dall’Onu.

 

andrzej duda

Ma non è stato così. Duda, che è all’eterna ricerca del suo palco, in conflitto con il suo stesso partito, il PiS, dal quale vuole più attenzione, più importanza e più ascolto, ha deciso di sfruttare la Cop24 per esibirsi in uno show populista usando il tema del clima e della transizione energetica come vessillo. Ma a Katowice, dove si tiene la riunione, si potrebbe discorrere di qualsiasi cosa, di clima come di immigrazione, l’importante per Andrzej Duda sono gli slogan.

 

carbone 1

Martedì, chiamato a parlare davanti ai 196 stati legati dall’accordo di Parigi, il presidente polacco ha detto che “il consenso sociale” è la condizione indispensabile per fare qualsiasi riforma che riguardi l’ambiente e poi ha deciso di prendersela con Emmanuel Macron che ha messo a rischio il suo quinquennato per la tassa sul carbone: “Questa mattina, quando ho acceso la televisione e ho visto tutte quelle immagini terribili da Parigi, ho visto persone arrabbiate, persone comuni escluse dallo stato”.

 

carbone

Ma in occasione del summit sono spuntati anche a Katowice dei gilet gialli, la città vive di carbone, l’intera Slesia, la regione polacca in cui si trovano quasi tutte le miniere, ha un’economia basata su quello. Chiedere a una città del genere di rinunciare al carbone vuol dire costringerla a rinunciare al suo sostentamento e il presidente Duda non ha tutti i torti nel dire che la transizione e le politiche climatiche devono essere ben ragionate, cosa che finora le varie Cop non sono state in grado di fare.

 

andrzej duda

Ma Andrzej Duda ha giocato la carta populista: “Non possiamo attuare politiche climatiche contrarie alla volontà della società e a discapito delle condizioni di vita”. E poi, riferendosi a Macron, ha aggiunto: “La transizione deve essere giusta, bisogna cambiare il modus operandi”. I gilet gialli francesi sono diventati una minaccia a Katowice e tutte le frasi pronunciate dal presidente polacco sembravano terminare con un sottinteso malevolo: “Venite qui a parlarmi di ecologia e nei vostri paesi l’ecologia non fa altro che produrre scontri e malcontento”.

 

gilet gialli parigi

Katowice è una città costruita sul carbone, ha il carbone nella sua storia e nelle sue miniere. I suoi cittadini vivono del minerale da generazioni e che alla conferenza non sarebbe stata riservata una grande accoglienza, in un posto avvolto dall’odore pungente e dalla nebbia che sale dalle miniere, si sapeva. La Polonia ha proposto ai capi di stato e di governo di firmare un documento chiamato “Dichiarazione di Slesia per la solidarietà e la transizione giusta”. Hanno aderito quasi quaranta paesi, perché hanno capito che allestire un palco per parlare di cambiamento climatico è semplice, l’epilogo è sempre lo stesso: ci ricorderanno che al nostro Pianeta rimangono dieci anni di vita.

           

MINIERE CARBONE CINA

Ma come ha imparato Macron, fare riforme, aumentare le tasse, è molto più difficile. Lo sa bene Duda che è il presidente di una nazione per la quale la decarbonizzazione imporrebbe un cambio radicale nella quotidianità dei cittadini. Andrzej Duda non è interessato a fare una battaglia razionale per l’economia del suo paese, ma il presidente polacco vuole un palco, non importa di cosa si parlerà, davanti a chi, l’importante è parlare.

 

EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI

Duda ama lo show e la performance, ma non è in grado di prevedere le conseguenze. L’ultima volta era successo a Washington, quando era stato ricevuto da Donald Trump, incontro che attendeva da oltre un anno. In conferenza stampa alla Casa Bianca aveva promesso al presidente americano che se avesse aumentato la presenza militare sul territorio polacco, Varsavia gli avrebbe dedicato una base militare, “Fort Trump”.

 

MINIERE CARBONE1

Duda rideva, Trump sorrideva lusingato e la Polonia si vergognava. Mesi prima aveva quasi fatto vergognare il suo stesso partito, che ha votato contro una sua proposta di referendum per cambiare la Costituzione. Il PiS, che non si fa grandi problemi a modificare la legge fondamentale dello stato, ha votato contro la proposta di Duda definendola “eccessiva”.

 

A Katowice, alla Cop24, Andrzej Duda ha sfruttato l’occasione per avere il suo show, per dare lezioni a Macron, per parlare di gilet gialli, ma il suo interesse era avere il suo spazio populista senza il suo partito.

gelato al carbone 2FABBRICA DI CARBONECENTRALE A CARBONE gelato al carbone 4

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."