1. IL PILOTA ERA DEPRESSO, ANZI MATTO, PERCHÉ UNO CHE HA LA DEPRESSIONE E FA PRECIPITARE L'AEREO A LUI AFFIDATO, CON TUTTI I 149 PASSEGGERI CHE VI SONO A BORDO, NON PUÒ CHE ESSERE MATTO. MA POCO SANI DI MENTE SONO ANCHE COLORO I QUALI (LEGGI LUFTHANSA) GLI HANNO LASCIATO LA CLOCHE IN MANO NONOSTANTE FOSSE SUCCUBE DELLA SINDROME DA BURNOUT, OSSIA DI UNA DEPRESSIONE PATOLOGICA DOVUTA ALLO STRESS
2. BELPIETRO SCATENATO: “DOV'ERA LA MITICA EFFICIENZA TEUTONICA? NON SI TRATTA DI SPECULARE SU UNA DISGRAZIA, MA RICORDIAMO CHE QUANDO QUEL GRADASSO DI CAPITAN SCHETTINO NAUFRAGÒ AL LARGO DEL GIGLIO, PROVOCANDO LA MORTE DI TRENTADUE PERSONE, LA STAMPA TEDESCA NON SI TIRÒ INDIETRO. VORRÀ DIRE QUALCOSA SE LA GERMANIA È AL 34° POSTO NELLA CLASSIFICA DEI PAESI CON IL PIÙ ALTO TASSO DI SUICIDI E L'ITALIA STA AL 64°?"

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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

polizia a casa di andreas lubitz polizia a casa di andreas lubitz

 

Il pilota era depresso, anzi matto, perché uno che ha la depressione e fa precipitare l'aereo a lui affidato, con tutti i 149 passeggeri che vi sono a bordo, non può che essere matto. Ma poco sani di mente sono anche coloro i quali gli hanno lasciato la cloche in mano nonostante fosse depresso. Certo, adesso per giustificare la loro inefficienza, anzi la loro negligenza, diranno che Andreas Lubitz era un tipo tranquillo, che non dava segni di squilibrio e si dimostrava appassionato del proprio lavoro. Sosterranno che aveva passato i test psico-attitudinali senza lasciar adito a dubbi nei suoi esaminatori.

andreas lubitz andreas lubitz

 

Tuttavia, che siano stati pazzi ad affidargli la guida di un velivolo con a bordo centinaia di persone è evidente. Da ciò che hanno raccontato le persone che lo conoscevano da vicino, si capisce che Andreas Lubitz soffriva di depressione da un pezzo, tanto che nel passato era stato costretto a interrompere il periodo di addestramento aeronautico.

 

andreas lubitz andreas lubitz

Nessuno fra i suoi istruttori si interrogò a fondo, chiedendosi se il giovanotto fosse davvero adatto a condurre un aereo? Se avesse il necessario sangue freddo per affrontare condizioni meteorologiche difficili e i nervi saldi per superare periodi di stress dovuti ai lunghi turni imposti ai piloti?

 

andreas lubitz germanwings andreas lubitz germanwings

Le domande per ora restano senza risposta. Forse la troveranno fra un po', ma solo in seguito a una commissione d'inchiesta o all'indagine della magistratura. Sta di fatto che il buon senso porta a ritenere che nessuno si sia mai davvero posto il problema della lucidità di Andreas Lubitz e della sua abilità al volo. Eppure non stiamo parlando di una compagnia aerea scalcinata che opera in un Paese del terzo mondo.

 

polizia a casa di andreas lubitz 2 polizia a casa di andreas lubitz 2

Siamo di fronte a una società della Lufthansa, ossia ad una delle migliori, o quanto meno ad una finora ritenuta tale. Consultando le classifiche 2015 delle top ten della sicurezza in volo, si scopre che la compagnia di bandiera tedesca risulta sempre in vetta alle graduatorie. Tra i primi dieci secondo airlineratings.com, terza su 90 mila prese in considerazione da eDreams, il più grande rivenditore online di viaggi. E allora che cos'è successo? La risposta è drammaticamente semplice.

 

poliziotti fuori casa di andreas lubitz poliziotti fuori casa di andreas lubitz

Forse, parlando di sicurezza, gli esaminatori hanno considerato i controlli sui velivoli, l'età degli aerei, la loro manutenzione. Ma oltre alla macchina c'è l'uomo e lì non servono né meccanici, né ingegneri. Per entrare nella psiche umana c'è bisogno di qualcosa di più, di qualcuno di più esperto di comportamenti e stress. Lubitz non è il solo pilota che ha preso i comandi decidendo di togliersi la vita in volo e uccidendo tutti i passeggeri.

polizia a casa di andreas lubitz 3 polizia a casa di andreas lubitz 3

 

Le cronache riportano altri casi di suicidio al timone di un aereo: per esempio quello del comandante di un Boeing 767 della Egypt Air, che decollato da New York precipitò nell'Oceano Atlantico, o quello del Boeing 737 partito da Giacarta e schiantatosi all'improvviso prima di arrivare a Singapore.

 

Ma nei pochi casi registrati, le autorità hanno dovuto indagare per ricostruire le motivazioni dei disastri, in quanto la follia dei piloti-suicidi non era conclamata. Nel caso del volo della Germanwings e del suo co-pilota tutto sembra invece molto chiaro, anche perché oltre alla registrazione della scatola nera ci sono le sue precedenti condizioni di salute.

la porta di cabina di un a320 come quello germanwings la porta di cabina di un a320 come quello germanwings

 

Andreas Lubitz a quanto pare era depresso e secondo ciò che riferisce la Frankfurter Allgemein Zeitung, ossia uno dei più autorevoli quotidiani tedeschi, soffriva della sindrome da burnout, ossia di una depressione patologica dovuta allo stress. L'uomo a cui era stata affidata la vita - e purtroppo la morte - di 149 persone probabilmente era logorato, incapace di reggere il peso del proprio ruolo. Non sappiamo se facesse uso di farmaci o se fosse in cura. Ma sappiamo che a causa di questa forma depressiva aveva dovuto interrompere il periodo di addestramento e purtroppo a nessuno è scattato un campanello d'allarme.

 

la plancia di comando dell airbus a320 la plancia di comando dell airbus a320

Dov'era la mitica efficienza teutonica? Cosa facevano i responsabili della sicurezza della Grande Germania? La locomotiva tedesca, così lanciata verso sempre crescenti successi, semplicemente non aveva previsto la follia di un suo pilota. Non si tratta di speculare su una disgrazia, ma ricordiamo che quando quel gradasso di capitan Schettino naufragò al largo del Giglio, provocando la morte di trentadue persone, la stampa tedesca non si tirò indietro. Qui non c'è la sbruffonaggine, c'è la depressione, ossia una delle peggiori malattie dei nostri anni, e i morti sono 150. Vorrà dire qualcosa se la Germania è al 34° posto nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di suicidi e l'Italia sta al 64°? Almeno in questa tragica graduatoria, noi non siamo i peggiori. 

 

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