RAMADI ALL’ULTIMO SANGUE - L’ESERCITO IRACHENO HA LANCIATO L’OFFENSIVA PER RICONQUISTARE LA CITTÀ, CON 10MILA SOLDATI. MA I JIHADISTI RESISTONO NASCOSTI IN BUNKER, DISSEMINANDO - ORDIGNI ESPLOSIVI E CON CAMION BOMBA GUIDATI DAI KAMIKAZE

L’Isis, seguendo un sentiero noto, ha disseminato vie e quartieri di ordigni. Molti edifici sono stati trappolati con cariche attivate dalla semplice pressione su una piastra nascosta sotto il pavimento o da sottili cavi tesi all’interno degli ambienti. Migliaia le bombe, spesso realizzate con bidoni, contenitori in metallo, cilindri riempiti di fertilizzante e polvere nera… -

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Guido Olimpio per www.corriere.it

 

Quattrocento militanti, forse meno, trincerati tra case e bunker improvvisati. Linee di difesa protette da ordigni. È così che l’Isis sta resistendo all’offensiva di migliaia di iracheni nel cuore di Ramadi. Risposta tenace accompagnata dall’uso di camion-bomba guidati da kamikaze, risorsa sempre letale perché ben sperimentata dagli uomini del Califfo. Sul web sono state diffuse le immagini di uno di questi attacchi: il veicolo blindato e pieno d’esplosivo si avvicina indisturbato all’obiettivo, non è chiaro perché i militari abbiano in apparenza lasciato scoperto un fianco dell’avamposto.

 

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Bagdad ha dispiegato oltre 10 mila tra miliziani, soldati, elementi di clan tribali sunniti. Importante il ruolo svolto da unità scelte addestrate dagli occidentali (australiani, italiani), reparti che hanno dovuto aprirsi la strada in una cittadina trasformata in campo di battaglia insidioso.

 

Lo Stato Islamico ha adottato una tattica ormai consolidata affidandosi ad un contingente che inizialmente poteva contare su quasi un migliaio di mujaheddin. Con il passare delle settimane le file dei «neri» si sono assottigliate in seguito ai raid aerei, condotti anche dagli alleati, e agli attacchi. I governativi, rispetto al passato, hanno dimostrato maggiori capacità di manovra, ricorrendo anche all’uso di ponti mobili per rimpiazzare quelli distrutti dagli insorti.

 

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L’Isis, seguendo un sentiero noto, ha disseminato vie e quartieri di ordigni. Molti edifici sono stati trappolati con cariche attivate dalla semplice pressione su una piastra nascosta sotto il pavimento o da sottili cavi tesi all’interno degli ambienti. Migliaia le bombe, spesso realizzate con bidoni, contenitori in metallo, cilindri riempiti di fertilizzante e polvere nera. Invece che impiegarle per azioni limitate e mirate, le hanno disposte attorno alle loro posizioni, lungo gli assi principali, attorno ai nascondigli. Gli iracheni sono stati costretti a procedere con grande cautela ricorrendo mezzi e sistemi per lo sminamento forniti dagli americani. I guerriglieri hanno risposto prendono di mira le squadre di genieri con il fuoco dei mortai e dei cecchini.

 

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Tiri che hanno provocato pesanti perdite tra questi team e ostacolato le operazioni, con i soldati costretti a procedere casa per casa. Gli Stati Uniti hanno intensificato le incursioni aeree e si è anche parlato della presenza di Special Forces al fianco dei locali. L’aviazione ha puntato sui bombardieri B1, velivoli in grado di portare un carico bellico, capaci di lunghe missioni.

 

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Gli stessi iracheni, mai teneri con gli americani, hanno riconosciuto che gli strikes avrebbero avuto un impatto importante. In concomitanza con l’offensiva di Ramadi sono trapelate news sul dibattito all’interno dell’amministrazione statunitense: i generali si sono lamentati delle regole di ingaggio troppo strette imposte dalla Casa Bianca, limitazioni per ridurre i danni collaterali. Ora sembra che il presidente potrebbe autorizzare azioni più ampie, anche perché in certi settori operativi restano pochi civili e sarà anche difficile che vi possano tornare in tempi brevi a causa delle distruzioni così come dalla presenza di ordigni.

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