LA RESA DEI CONTI ALLO IOR - LE DIMISSIONI DI MARY ANN GLENDON SEGNANO LA VITTORIA DI JEAN BAPTISTE DE FRANSSU E GIAN FRANCO MAMMÌ (CHE HANNO SILURATO ANCHE MATTIETTI) - E’ UNA SPALLATA ALLA VECCHIA GOVERNANCE DELLA SANTA SEDE, E IN PARTICOLARE AGLI AMBIENTI STATUNITENSI VICINI ALL'EX SEGRETARIO DI STATO BERTONE - I RUOLI DI SANTOS ABRIL Y CASTELLO, LUIGI MISTÒ E GUSTAVO ÓSCAR ZANCHETTA

Paolo Rodari per “la Repubblica”

 

MARY ANN GLENDON

Accorciare la catena di comando allo Ior, proseguire in questo modo l'opera di semplificazione all'interno del Torrione Niccolò V, e mettere da parte chi rema contro. Questa la linea messa in campo, col placet di papa Francesco, dai vertici dell'Istituto per le Opere di Religione i quali, tre giorni fa, hanno accolto non senza un certo sollievo le dimissioni di un alto dirigente laico.

 

Questa volta è toccato a Mary Ann Glendon, bostoniana, diplomatica da anni legata alla Santa Sede, membro del Consiglio di sovrintendenza della "banca vaticana", chiamarsi fuori ufficialmente - così una nota dell' Istituto - per «dedicare più tempo ad altre cause cattoliche» . Secondo quanto apprende Repubblica, tuttavia, la fuoriuscita è figlia anche di una resa dei conti interna.

 

GIULIO MATTIETTI

Dopo il licenziamento avvenuto lo scorso 27 novembre del direttore aggiunto Giulio Mattietti, che per le gerarchie era in grado di disporre e quindi potenzialmente di offrire internamente a monsignori e prelati informazioni altamente sensibili circa il lavoro dell'Istituto stesso, sono arrivate le dimissioni della Glendon, manager vicina a Mattietti, e particolarmente attiva nel fare asse dentro la Santa Sede oltre i vertici dello Ior. Un attivismo da tempo poco tollerato nel Torrione sede della banca e sfociato in dimissioni divenute obbligate.

 

Glendon è legata alla vecchia governance della Santa Sede, e in particolare agli ambienti statunitensi vicini all'ex segretario di Stato Tarcisio Bertone e in generale alla dirigenza attiva al tempo di Ratzinger: l'avvocato californiano Jeffrey Lena e l'ex assessore della Segreteria di Stato Peter Brian Wells che nel 2016 ha lasciato la curia romana per divenire nunzio apostolico in Sud Africa e in Botswana. Il presidente dello Ior Jean-Baptiste de Franssu e il direttore Gian Franco Mammì non da oggi hanno preso le distanze dalla Glendon e dai suoi contatti, un tempo influenti, oggi tuttavia relegati sempre più ai margini.

cardinal bertone

 

Diverse personalità hanno provato a difendere prima Mattietti, poi Glendon, in particolare il lavoro di lobbying interna di quest'ultima, ma complice anche la volontà di sfoltire uffici nei quali nel corso dei pontificati si sono sovrapposti livelli gerarchici diversi, ha avuto la meglio la linea De Franssu-Mammì. «Del resto anche il Papa - dicono Oltretevere - lavora per sottrazione, non per aggiunta. Dove è possibile, quindi, cerca di ottimizzare ruoli e incarichi ascoltando più personalità ma alla fine decidendo in totale autonomia».

 

DE FRANSSU

Da tempo la convinzione interna, dal Papa fino al coordinatore del Consiglio per l'Economia, il cardinale tedesco Reinhard Marx, è che la Santa Sede sulle finanze debba definitivamente abbandonare la strada dei banchieri esterni chiamati ad aiutare, eminenze laiche che si sono rivelate clamorosi boomerang per l' immagine della stessa Chiesa: da Michele Sindona a Roberto Calvi, fino alla "cricca degli appalti" e oltre, è lungo l'elenco degli esterni il cui apporto è stato giudicato controproducente, per non dire disastroso.

 

GEORGE PELL

Così le figure chiave sono oggi divenute altre, prelati e monsignori capaci di tessere la propria tela nell'ombra, con discrezione tutta curiale. Dopo la partenza per le accuse di pedofilia del cardinale George Pell per l'Australia, il cui attivismo era giudicato più vicino alle "eminenze laiche" che ai curiali, hanno preso sempre più spazio sia il cardinale spagnolo Santos Abril y Castello, capo della Commissione cardinalizia di vigilanza e uomo di fiducia del Papa fin dall'inizio del pontificato, sia monsignor Luigi Mistò, classe 1952, sacerdote ambrosiano cresciuto alla scuola del cardinale Carlo Maria Martini, ex plenipotenziario delle finanze milanesi nell'èra Tettamanzi, nominato "coordinatore ad interim" della Segreteria per l'economia oggi soltanto pro forma ancora in mano a Pell.

Il cardinale Santos Avril y Castello

 

Dentro l' Apsa, invece, il dicastero che ha in mano tutti gli immobili vaticani, Francesco ha portato un vescovo argentino battagliero e intraprendente con l' incarico di supervisionare l' attività dello stesso " ministero". Si tratta di monsignor Gustavo Óscar Zanchetta, fino a luglio vescovo di Orán, una città del Nord dell' Argentina, quasi ai confini con la Bolivia, zona considerata pericolosa per la presenza di narcotrafficanti.

 

Ordinato prete nel ' 91, Zanchetta ha fatto una carriera brillante fino a diventare prima segretario della Commissione episcopale per l' Università cattolica argentina, e poi incaricato delle questioni economiche della diocesi di Quilmes e vescovo nel 2013. Anch' egli uomo di fiducia del Papa, potenzia la presenza clericale nelle finanze vaticane, confermando de facto l' epurazione laica.

monsignor Luigi Misto'Gustavo Oscar Zanchetta

 

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…