L’INCUBO DEI PENDOLARI? E’ LA ROMA-LIDO! PER IL TERZO ANNO DI FILA È GIUDICATA LA PEGGIORE LINEA D' ITALIA - CORSE SALTATE, VAGONI SENZA RISCALDAMENTO NÉ ARIA CONDIZIONATA, E QUANDO PIOVE… - NON RESTA CHE PRENDERLA CON FILOSOFIA: “ASPETTO IL TRENO SEMPRE ALMENO DIECI MINUTI: INVECE DI TRUCCARMI A CASA LO FACCIO QUI”

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Flavia Amabile per la Stampa

 

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Il vero pendolare della Roma-Lido esce di casa opportunamente equipaggiato: libri, kindle, smartphone con doppia batteria, kit per trucco e tutto quello che può essere utile per passare il tempo. Samantha ad esempio, è seduta sulla banchina della fermata Acilia. Lavora a Roma, in un negozio di abbigliamento. In attesa del treno ha lo smartphone per specchiarsi in una mano e l' eyeliner nell' altra: «Aspetto il treno sempre almeno dieci minuti: invece di truccarmi a casa lo faccio qui».

 

Il vero pendolare della Roma-Lido sa che ogni mattina si alzerà pronto a correre per arrivare in orario ma sa anche che la linea che - non a caso - si è aggiudicata per il terzo anno di seguito il titolo di peggiore d' Italia, riuscirà comunque a farlo arrivare in ritardo.

 

«Per salvarci potevamo solo usare l' ironia - racconta Andrea Castano, quarantenne, impiegato, costretto a utilizzare ogni giorno la linea per andare da Casal Bernocchi, dove abita, alla stazione Termini, dove lavora. In teoria servirebbe mezz' ora, in realtà ce ne vogliono tre volte di più.

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In totale sono tre ore di vita sui mezzi pubblici.

 

 

Sono nati così il suo blog "Odissea Quotidiana" e il profilo twitter "Il Treno Roma Lido": «Ho provato a leggere ma non ha funzionato. Mi è venuta allora l' idea di raccontare i disagi quotidiani del mio viaggio. In poco tempo si è creata una rete di persone con cui ogni giorno condividiamo i problemi, ci scambiamo informazioni». Il viaggio di ognuno diventa un viaggio collettivo. Cinquantamila persone soltanto sulla Roma-Lido, la metà di quante usavano i 28 chilometri pensati per collegare Roma al mare e ai quartieri della periferia Sud, ma comunque ancora una cifra pari a quella di una media città di provincia. I loro disagi diventano social.

 

E non ne mancano su una linea dove i treni appartengono a epoche storiche ormai lontane nel tempo. Sono quelli acquistati con i fondi per il Giubileo del Duemila, quando Roma era governata da Rutelli, quattro sindaci e un commissario fa.

 

Oppure sono i treni della linea metro B riconvertiti. Con tutte le conseguenze dei riadattamenti.

«Saltano le corse, si fermano i treni, l' aria condizionata è un sogno, l' impianto di riscaldamento anche: la normalità della Roma-Lido è questa», racconta Carlo Tortorelli, 22 anni, studente universitario, pendolare e coautore del profilo twitter "Il Treno Roma Lido" .

 

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Ieri i 28 chilometri peggiori d' Italia sembravano quasi tollerabili con treni a una decina di minuti l' uno dall' altro ma è quella normalità dietro cui si nasconde il disagio diventato ormai parte della vita di tutti.

«Anche quando i treni ci sono vanno molto più lentamente di quanto dovrebbero. La colpa è di cantieri chiusi ma mai smontati o di ponti considerati inagibili dopo il terremoto di un anno fa ma mai riaperti», racconta Andrea Castano. E poi le scale mobili rotte, gli ascensori fuori uso, i tornelli bloccati, le persone che scavalcano senza biglietto, l' acqua che inonda le stazioni quando piove.

 

Sullo sfondo della linea incombe il progetto del nuovo stadio della Roma. Sarà costruito a Tor di Valle facendo riversare lungo la linea almeno 20mila persone. Servirebbero 28 treni funzionanti contemporaneamente ma con il contributo dei costruttori si arriverà al massimo a 13. Ne mancano più della metà per evitare che la Roma-Lido, invece di decollare come dovrebbe di fronte a un grande progetto, crolli definitivamente.

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