regeni

AL SISI, FUORI LA VERITÀ - I DEPISTAGGI DELLA POLIZIA EGIZIANA SUL CASO REGENI SONO PROVATI DAGLI ATTI DELL’INCHIESTA DEL CAIRO INVIATI A ROMA - RICORDATE LA BANDA DI CRIMINALI, POI UCCISI, CHE AL SISI VOLEVA “VENDERCI” COME RESPONSABILE DELLA MORTE DEL RICERCATORE? IL CAPO DEL GRUPPO NON ERA NEANCHE AL CAIRO QUANDO REGENI MORÌ...

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

REGENI AL SISIREGENI AL SISI

La prova del depistaggio da parte della polizia egiziana sul sequestro e l'omicidio di Giulio Regeni è negli stessi atti dell' inchiesta giudiziaria egiziana inviati a Roma. Un «dato tecnico» (e come tale oggettivo e incontrovertibile, ritengono gli inquirenti italiani) che smentisce le responsabilità della cosiddetta «banda criminale» annientata il 24 marzo; rafforzando in tal modo l'ipotesi della montatura costruita ad arte con il ritrovamento dei documenti di Giulio a casa del «capo» dei banditi.

 

REGENIREGENI

Secondo la ricostruzione del ministero dell' Interno del Cairo, mai ufficialmente smentita dalla magistratura locale, i cinque banditi uccisi tre mesi fa in un presunto conflitto a fuoco avrebbero avuto un ruolo nell' omicidio Regeni; sia per il passaporto e gli altri documenti d'identità trovati a casa di uno dei morti, sia per le testimonianze raccolte in seguito alla loro uccisione.

 

PASSAPORTO DI GIULIO REGENI PASSAPORTO DI GIULIO REGENI

Ma fra le carte trasmesse dopo molte insistenze alla Procura di Roma, gli investigatori hanno trovato un elemento che contraddice questa tesi. Il 25 gennaio 2016, giorno della scomparsa del giovane ricercatore friulano, il leader del gruppo di malfattori era infatti a oltre cento chilometri di distanza dal Cairo.

 

Si chiamava Tarek Saad Abde El Fattah Ismail, e in quella data il suo telefono cellulare ha agganciato in tre diverse occasioni - alle 16.00, alle 17.33 e alle 20.32 - una cella dell' area di Awlad Saqr, regione a nord della capitale egiziana. Il che significa, a meno di improbabili e mai ipotizzate cessioni temporanee del suo telefonino, che Tarek non poteva trovarsi né davanti all' abitazione di Regeni né alle varie stazioni della metropolitana cairota dove è possibile che il ricercatore italiano sia stato rapito.

giulio regeni paola regenigiulio regeni paola regeni

 

La versione di comodo con la quale, a fine marzo, le autorità egiziane provarono a dichiarare chiuso il caso, era inoltre supportata da un ulteriore dettaglio: le dichiarazioni della moglie di Tarek, Mabrouka Ahmed Afifa, arrestata all' indomani delle perquisizioni in cui saltarono fuori (provvidenzialmente) i documenti di Giulio.

REGENIREGENI

 

Anch'esse improbabili, almeno in un decisivo passaggio. La donna è stata interrogata in due occasioni dalla Procura del Cairo, e i suoi verbali sono stati trasmessi a Roma. Nel primo Mabrouka racconta che ad arrivare a casa, dopo la morte del marito, furono «agenti della polizia investigativa in borghese, all' incirca una dozzina».

 

Entrarono nelle varie stanze, e uno di loro trovò «la borsa rossa con un disegno che conteneva un passaporto rosso carré, con sopra scritto in inglese, un portafoglio marrone, un tesserino nero, tre o quattro cellulari di cui non ricordo il colore, tre occhiali da sole e una cuffia lunga per cellulare. Questo è quello che ricordo».

I TUTOR INGLESI DI REGENI PROTESTANO CONTRO AL SISII TUTOR INGLESI DI REGENI PROTESTANO CONTRO AL SISI

 

Sono i documenti di Giulio, mostrati dalla polizia locale alla stampa internazionale come la «prova regina» del coinvolgimento della banda nell' omicidio Regeni. «Un poliziotto ha chiesto di chi fosse la borsa rossa in cui era il passaporto, io ho risposto "mia", al che mi ha dato uno schiaffo». E ancora: «Quando hanno rinvenuto il passaporto hanno cominciato a scambiarsi i complimenti di compiacimento, poi si sono rivolti al loro superiore dicendogli "Auguri capo", non ho idea per quale motivo».

 

giulio regeni     giulio regeni FUNERALE REGENIFUNERALE REGENI

Forse perché avevano trovato quello che cercavano, magari sapendo prima dove guardare. Ma queste sono ipotesi. Di certo ci sono solo le dichiarazioni di Mabrouka, secondo cui la borsa rossa era stata portata in casa dal marito. Il quale circa due mesi prima (cioè a inizio febbraio, all' indomani del ritrovamento del cadavere di Regeni) le avrebbe confidato di aver rapinato il ragazzo.

 

Tarek aveva un passato da truffatore, ma di recente «perpetrava altri reati insieme al figlio Amed e al genero Salah Ali Sayed Mohamed», entrambi uccisi il 24 marzo. Vedendo in tv le immagini di Giulio - ha raccontato la donna - Tarek le confessò di riconoscere il ragazzo che pochi giorni prima lui e gli altri avevano tentato di rapinare; Regeni avrebbe opposto resistenza, e a quel punto «Tarek mi ha detto di averlo picchiato al volto e di essersi allontanato. Poi anche Salah l'ha colpito fino a farlo cadere a terra». Dopodiché, parlando al telefono con un' altra persona, il marito lo avvisò dell' accaduto: «Mustafa, l' uomo è morto».

REGENIREGENI

 

Ora, se l'episodio raccontato dalla donna fosse vero, dovrebbe essere accaduto il 25 gennaio, giorno della scomparsa di Giulio. Ma quel giorno Tarek non era al Cairo bensì 130 chilometri più a nord, come dimostra il tabulato del suo cellulare che gli investigatori del Servizio centrale della polizia italiana e del Ros dei carabinieri hanno potuto analizzare solo la settimana scorsa (l'unico utile alle indagini: la Procura di Roma aveva richiesti tutti quelli dei 5 banditi uccisi, ma ne sono arrivati solo 4: uno non ha traffico, e altri due contengono solo i contatti successivi al 20 marzo, quindi non comparabili con le date del sequestro Regeni).

 

REGENI REGENI

A questo punto, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco sono pressoché certi non solo che la pista della «banda criminale» sia falsa, ma pure che sia stata costruita a tavolino. E stanno preparando una terza rogatoria alle autorità egiziane con una serie di quesiti diretti a capire chi e come l' abbia organizzata. Nel trasmettere gli atti, infatti, la Procura generale del Cairo ha evitato di svolgere considerazioni su questo filone dell' inchiesta, che diventa centrale per provare a far luce sulla morte di Regeni: al momento, svelare agli autori del depistaggio è la via più concreta per risalire ai responsabili del delitto.

GIULIO REGENI E AMICIGIULIO REGENI E AMICIGiulio RegeniGiulio RegeniGiulio RegeniGiulio Regeni

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…