- IL TERRORE IN CASA – SMANTELLATA UNA CELLULA ITALIANA DI AL QAEDA: DIECI ARRESTI E OTTO RICERCATI – NEL 2010 “PROGETTAVANO DI COLPIRE IL VATICANO” – SI OCCUPAVANO IN GRAN PARTE DI LOGISTICA E RACCOLTA DI SOLDI -

Gli arrestati operavano tra la Sardegna, la Lombardia e il Piemonte. Alcuni di loro sono implicati in una serie di attentati in Pakistan, tra cui la strage del 2009 al mercato di Peshawar, che fece oltre cento morti in occasione della visita di Hillary Clinton…

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 Nicola Pinna per “La Stampa

 

Dieci afghani e pakistani, accusati di terrorismo, sono stati arrestati ieri in tutta Italia. Secondo l’inchiesta della procura di Cagliari i 18 estremisti islamici contro cui è stato spiccato un mandato di cattura (otto sono riusciti a fuggire) avrebbero fatto parte della struttura di Al Qaeda e in passato avrebbero parlato direttamente con Bin Laden e con sua sorella, a cui rendevano conto degli attentati compiuti.

 

ARRESTI AL QAEDA ARRESTI AL QAEDA

I 18 sono considerati pedine importanti: uomini di fiducia con l’incarico di studiare attacchi nei Paesi di origine e reperire risorse. Inoltre a marzo 2010 avevano fatto arrivare a Fiumicino due giovani addestrati e pronti al sacrificio estremo: «Non kamikaze qualunque», dicevano tra loro mentre erano intercettati. Avrebbero dovuto colpire in Vaticano (questo sostenevano nelle loro conversazioni), ma una perquisizione della Digos di Sassari sarebbe servita a far capire agli islamisti che la polizia stava già alle calcagna.?

 

Il progetto quella volta era saltato, ma nel frattempo la banda sgominata ieri mattina era riuscita a studiare e mettere a segno parecchi blitz. Soprattutto in Pakistan: il sabotaggio di linee elettriche, una bomba nel mercato di Dera Murad Jamali, il sequestro e l’omicidio di quattro poliziotti, l’attentato in una scuola. E poi l’attacco al mercato di Peshawar a ottobre 2009: oltre cento morti nel giorno della visita di Hillary Clinton.

 

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Uno del gruppo, per l’occasione, era partito dall’Italia alla volta del Pakistan e aveva assistito di persona alla strage, rischiando persino di lasciarci le penne. Tornato in Italia, se ne era lamentato direttamente con i capi.?«Mandato da Osama»?Gli jihaidisti rispondevano agli ordini e alle idee di Hafiz Muhammad Zulkifal, pachistano di 43 anni, che si era stabilito a Bergamo dopo aver fatto proseliti tra Cagliari e Olbia. Diceva di essere stato «mandato in Italia da Osama» e in Lombardia era diventato un Imam seguitissimo.

 

ARRESTI AL QAEDA ARRESTI AL QAEDA

In Sardegna vivevano e operavano altri tre personaggi al vertice. Uno contava più di tutti: Sultan Wali Khan, 39 anni, anche lui pachistano, a Olbia gestiva un bazar e un’impresa edile ben radicata: nel 2009 era stata incaricata di eseguire alcuni lavori nei cantieri del G8 mancato a La Maddalena.

 

L’inchiesta si è conclusa con 18 ordinanze di custodia cautelare: 10 sono stati arrestati a Olbia, Roma, Foggia, Sora, Bergamo e nelle Marche, 2 sono ricercati in Italia, 6 son tornati in patria. ?

 

L’occupazione principale del gruppo era la raccolta di denaro. La colletta avveniva con due metodi: le donazioni degli immigrati a favore di finte associazioni benefiche o l’arrivo di clandestini. Il traffico di esseri umani era il business più fiorente: c’erano “gli agenti” e i reclutatori. Quelli che procuravano i documenti falsi e gli imprenditori compiacenti che offrivano contratti di lavoro per agevolare il flusso degli stranieri.

 

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E poi, ovviamente, c’erano loro: i pachistani e gli afgani che pagavano 6 o 7 mila euro per sbarcare in Italia. Finivano a Olbia, Firenze, Roma e Novara, trovavano un appartamento disponibile e anche un telefono con tanto di sim. ?L’Imam di Bergamo è anche accusato di aver commissionato l’omicidio di una coppia di connazionali (avvenuto in Lombardia) colpevole di aver violato le leggi coraniche andando al mare in costume da bagno. I corpi non sono mai stati trovati ma al telefono con i killer Zulkifal si lamentò per le foto scattate ai cadaveri.

 

 

 

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