I TESTIMONI SOSTENGONO CHE UNO DEI DUE TORNADO VOLAVA BASSO QUANDO L’ALTRO L’HA CENTRATO - PER ALTRI, UNO DEI VELIVOLI AVEVA UN’ALA SPEZZATA PRIMA DELLO SCONTRO - RITROVATO IL TESSERINO DI UNO DEI PILOTI - - - - -

E’ da riscontrare è la versione di un altro testimone, che parla di “una scia bianca, lasciata da uno dei Tornado, che sembrava in avaria”. Un altro testimone ricorda “un aereo esploso in volo e l’altro che continuava dritto, cadendo. Ero qui, sulla diga di Mozzano, a lavorare per l’Enel. Me lo son visto sotto gli occhi”…

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1 - SCONTRO TORNADO: I NOMI DEI PILOTI DISPERSI

 (ANSA) - A bordo dei due Tornado che si sono scontrati ieri nei pressi di Ascoli Piceno c'erano il capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri sul primo velivolo, sul secondo il capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese. Lo riporta il sito dell'Aeronautica militare.

SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE

 

2 - «UNO VOLAVA BASSISSIMO QUANDO L’ALTRO L’HA CENTRATO» TROVATO UN PARACADUTE

Goffredo Buccini e Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

C’è un casolare bianco, il tetto di tegole grigiastre: i lampeggianti dei pompieri, là davanti, mandano bagliori tristi alle otto di sera. Un pezzo di motore di uno dei Tornado è piombato lì accanto, schiantando la Golf di famiglia come una frittella. «Tre metri e potevamo esserci noi al posto della macchina», sospira il papà, guardando moglie e figlia ancora con apprensione.

 

Brandelli dei due aerei militari sono sparsi per chilometri quassù, sulle colline sopra Ascoli, tra vigneti e pioppi, a due passi da case salvate e vite umane risparmiate. E gli elicotteri dell’Aviazione ronzano ancora qua attorno nella ricerca sempre più disperata di altre quattro vite, quattro colleghi, i piloti e i navigatori che volavano sui Tornado e che forse hanno spinto gli aerei fin qui proprio per evitare una strage.

SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE

 

«Noi non molliamo un minuto, dobbiamo trovarli», dice Urbano Floreani, colonnello e portavoce degli aviatori con le stellette. Una pausa, il tono si fa più scuro: «Quando succedono cose così il primo pensiero è alle famiglie a casa. Sono preoccupato come se quei ragazzi fossero miei familiari. Seguiamo un segnale, quello che fa scattare il seggiolino al momento dell’eiezione. I nostri elicotteri l’hanno rilevato». Ma scende il buio, c’è ancora molto fumo, fumo acre, il fronte dell’incendio è vasto e comprende frazioni e paeselli a cinque o sei chilometri dalla città: le vere ricerche, a terra, inizieranno soltanto quando i Canadair avranno domato le fiamme. Tardi, forse.

 

SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE SCHIANTO DEI DUE TORNADO NEI CIELI DELLE MARCHE

Qua attorno la gente è divisa tra sollievo e angosce, tra paura e voglia di raccontare, tra il filmato coi telefonini e la rincorsa all’ultima voce: pietà non l’è morta del tutto, ma poco ci manca. E del resto i quattro aviatori dispersi non sembrano proprio reali, qui, a fine giornata, paiono piuttosto una proiezione, il brano di un copione fuori luogo.

 

Pietro Angelini, cancelliere del tribunale, sta a Gimigliano, sull’altro versante, pure quello coperto di fiamme e detriti. «Stavo prendendo il fresco, un aereo mi è passato a trenta, quaranta metri da casa... ad altezza quercia, direi: andava verso le montagne. E dal lato di Mozzano ho visto sbucare l’altro Tornado, ho visto l’impatto, sì, le schegge si sono sparse in un raggio di tre chilometri. No, è impossibile che abbiano avuto il tempo di salvarsi». Eppure qui ci credono in molti.

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Tra questi boschi, ora recintati come la zona di un delitto, hanno trovato almeno un paracadute, qualcuno ha pure visto il lancio dall’aereo ma non c’è da giurarci. «È una testimonianza raccolta in loco, noi siamo cauti», dice Floreani. C’è chi ha recuperato un pezzo di tela bianca, giura che viene dal paracadute, poi si pente, «non è che passo un guaio?». Chi rivela sia stata recuperata la targhetta d’un capitano e azzarda addirittura un nome. Una roba così non s’è mai nemmeno immaginata quassù, scene di guerra tra le frazioni più quiete d’Italia, fantasia e realtà si mescolano.

 

Sui viottoli la gente s’accalca, racconta. Fabio Baldini, una delle cinquanta anime di Casamurana, stava tagliando l’erba, e giura di essersi sentito «il calore addosso, dopo il boato: era una palla di fuoco sopra la mia testa». Adriano Alberti stava con la madre a prendere il fresco, ha visto uno dei due aerei, «e poi un’ombra che pareva un missile: era l’altro aereo che lo colpiva».

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Francesco Paoletti, di Gimigliano, sostiene invece che uno dei due Tornado, prima dello scontro, «aveva un’ala spezzata»: versione inquietante, che infatti i carabinieri si affrettano a raccogliere in attesa di riscontri. Come da riscontrare è la versione di un altro testimone, che parla di «una scia bianca, lasciata da uno dei Tornado, che sembrava in avaria». Valerio Albanesi ricorda «un aereo esploso in volo e l’altro che continuava dritto, cadendo. Ero qui, sulla diga di Mozzano, a lavorare per l’Enel. Me lo son visto sotto gli occhi».

 

Il distributore dell’Agip ai piedi della collina è un buon punto di partenza e di raccolta. Ci sono papà, bambini, famiglie. L’idea comune è quella del disastro scampato. «Se davvero hanno capito che cadevano, dobbiamo ringraziarli per avere trascinato lì gli aerei, in mezzo agli alberi, il più lontano possibile da noi», sospira una mamma, la figlioletta per mano.

 

Ascoli è stata sfiorata. Come in un giorno di battaglia. Patrizia Celani, la comandante dei vigili, è rientrata dalle ferie e ha sgobbato tutto il giorno come una matta. È perplessa: «Non sono un’esperta. Però ho avuto nettissima la sensazione che volavano bassi, davvero bassi. Io stavo a Grottammare, a quaranta chilometri da Ascoli, e mi sono passati appena sulla testa, ho visto molto bene una luce sulla pancia di uno dei Tornado».

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Il suo sindaco, Guido Castelli, rientra anche lui in fretta, con un sospiro di sollievo per la città, la preoccupazione «per gli incendi da domare». Poteva andare molto peggio, ma non è questa l’ora delle polemiche che, immancabili, faranno capolino da domani. «Prego solo Iddio di trovare i nostri ragazzi: le parlo di gente esperta, di alto livello», si sfoga il colonnello Floreani. La notte scende in fretta sulle colline sopra Ascoli, ancora ferite dagli ultimi fuochi. 

 

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