TI FACCIO UNA MELA COSÌ – LA PROCURA DI MILANO ACCUSA APPLE DI AVER SOTTRATTO AL FISCO ITALIANO 900 MILIONI DI EURO – I PROFITTI DEL PERIODO 2008-2013 FINIVANO IN IRLANDA

A guidare l’inchiesta il procuratore aggiunto Francesco Greco con i pm Adriano Scudieri e Carlo Nocerino. La casa di Cupertino si fa difendere dall’ex ministro Paola Severino. Indagati il legale rappresentante di Apple Italia, Enzo Biagini, e il direttore finanziario Mauro Cardaio, oltre a un top manager in Irlanda…

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Paolo Colonnello per “La Stampa

 

TRIBUNALE DI MILANO TRIBUNALE DI MILANO

Omessa dichiarazione dei redditi per 900 milioni di euro, articolo 5 della legge sui reati tributari. La procura di Milano dà un’altro morso alla mela di Cupertino e chiude l’inchiesta su Apple contestando al colosso di iPhone e Mac di aver evaso le tasse in Italia per pagarle nella più accomodante Irlanda. L’ipotesi accusatoria (che prevede una condanna da uno a 3 anni) è quella relativa alla mancata presentazione delle dichiarazioni annuali dal 2008 al 2013 e vede indagati il legale rappresentante di Apple Italia, Enzo Biagini, il direttore finanziario Mauro Cardaio e un top manager della società con sede in Irlanda, Michael Thomas ’O Sullivan. 


Il «risparmio»

IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE

La chiusura delle indagini, firmata dai pm Adriano Scudieri, Carlo Nocerino e dal procuratore aggiunto Francesco Greco, sostiene che l’imponibile di Apple sia stato sottodimensionato con il trasferimento del reddito prodotto in Italia alla ben più conveniente competenza fiscale irlandese con una contabilizzazione operata dalla Apple Sales International (per un risparmio nel 2013 sui 225 milioni di euro in due anni sulla base di una falsa rappresentazione delle scritture contabili). Inoltre, secondo la Procura, nel momento in cui aveva iniziato la sua attività in Italia, Apple avrebbe dovuto denunciare il reddito al fisco del nostro Paese. 


I pm si sono avvalsi dell’attività della direzione regionale lombarda dell’Agenzia delle Dogane che avrebbe rintracciato «gravi indizi» in ordine alla sottrazione dell’imposizione Ires (imposta sui redditi delle società) di somme molto rilevanti sulla base anche delle dichiarazioni dei clienti Apple Italia, ben celati dietro un presunto «meccanismo fraudolento» che ha portato all’apertura del fascicolo a carico degli indagati due anni fa. 


La «struttura leggera»

L’ipotesi è che Apple Italia non si occupi solo del supporto al canale di vendita e di assistenza e di servizi accessori alla società irlandese, come sostenuto dal legale della società, l’ex ministro Paola Severino, ma sia il vero cuore dell’attività commerciale in Italia. Secondo i pm vi sarebbe una stabile organizzazione occulta che agirebbe nel nostro Paese, celata dietro la struttura “leggera” ed esclusivamente commerciale indicata da Apple. Il risultato sarebbe quello noto da tempo per le multinazionali del Web: enormi profitti e tasse bassissime.

Paola Severino Paola Severino


Ora la procura milanese, che nel novembre del 2013 aveva ordinato una perquisizione nella sede di Apple in piazza San Babila, ritiene di avere grossi riscontri. Alla base di tutto c’è, allo stato, un problema legislativo di mancata chiarezza internazionale della tassazione dei colossi Internet che però, nel caso dell’altro gigante del web finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura, Google, è stato risolto con una trattativa, tutt’ora in corso, tra società, Finanza e Fisco che potrebbe arrivare ad una soluzione nelle prossime settimane con il pagamento dell’imponibile per i 5 anni contestati, dal 2008 al 2013, con sanzioni ridotte e interessi sui quali le imposte dovrebbero gravare meno del 40 per cento.

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