TODOS INDAGADOS - NELL’INCHIESTA SU MAFIA CAPITALE FINISCE ANCHE GIAN MARCO CHIOCCI, DIRETTORE DEL “TEMPO”: “MI ACCUSANO DI AVER DETTO A BUZZI DELL’INDAGINE SU CARMINATI. MA ALLORA AVREI AVVERTITO PURE LUI”

Nelle conversazioni registrate tra Buzzi e Carminati, il primo avrebbe avvertito il secondo dell’indagine: “Me l’ha detto Chiocci”. Che invece scrive: “Se avessi saputo dell’indagine, avrei avvertito anche Buzzi, col quale talvolta discutevo di rom e immigrati. Faccio il giornalista da 25 anni, da persona perbene”...

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1. E FRA GLI INDAGATI SPUNTO PURE IO

Editoriale di Gian Marco Chiocci per “Il Tempo

 

GIAN MARCO CHIOCCI GIAN MARCO CHIOCCI

Cari lettori, sono indagato anche io. Proprio così. Nell’apprendere una storiella che il noto Buzzi - quello di Mafia Capitale - avrebbe raccontato a Carminati su di me, e cioè che niente meno gli avrei dato informazioni su alcune indagini proprio su Carminati, non mi sono affatto sorpreso. Buzzi ha spesso avuto il vizio di raccontare cose non vere o di esagerare oltremodo quelle che sapeva.

 

L’ho scritto in tempi non sospetti su questo giornale, e lo ribadisco ora perché so bene di non aver detto nulla a Buzzi delle indagini a carico di Carminati non solo perché ne ignoravo l’esistenza ma soprattutto perché se ne fossi stato informato avrei dovuto necessariamente sapere delle indagini anche su Buzzi stesso, col quale talvolta discutevo di rom e immigrati.

 

Dunque, che senso avrebbe avuto informare Buzzi dei guai di Carminati e non dei suoi? L’ho detto e lo ripeto; sono tranquillo perché faccio il giornalista da 25 anni nell’unico modo nel quale sono capace: da persona perbene. Se gli inquirenti mi convocano, e spero lo facciano presto, gli spiego questo e anche il resto.

SALVATORE BUZZI SALVATORE BUZZI

 

 

2. LA SOFFIATA CHE ALLERTÒ CARMINATI: "ATTENTO, INDAGANO SU DI TE". E LUI CERCÒ DI SFUGGIRE ALLA CATTURA

Mauro Favale e Francesco Salvatore per “la Repubblica

 

C'è un momento preciso in cui Massimo Carminati capisce che il "mondo di mezzo" pazientemente costruito negli ultimi anni rischia di franargli sotto i piedi. È un episodio documentato nell'ultima informativa dei carabinieri del Ros datata 30 novembre, a poche ore dagli arresti, a mettere in moto il tentativo finale del "Cecato" di sfuggire a un'indagine di cui ormai conosce l'esistenza. La soffiata gli arriva un mese e mezzo prima delle manette, un martedì di metà ottobre, e a giudicare da come cambiano i comportamenti del "Nero" sembra una cosa seria.

 

Molto più delle paranoie del 2011, quando Carminati si svegliava in piena notte per controllare le immagini delle telecamere piazzate all'esterno della sua villa a Sacrofano. Molto più della meticolosità nell'uso dei cellulari ("La mia scheda dura un mese, poi la butto ", diceva) o nel cambiare verso ai giubbotti double face che indossa: anche venti volte al giorno, per sfuggire agli appostamenti.

 

MASSIMO CARMINATI DA GIOVANE MASSIMO CARMINATI DA GIOVANE

Stavolta la fonte è buona, gli arriva direttamente da Salvatore Buzzi, il suo braccio destro, uno degli "ascensori" che Carminati usa per arrivare al mondo di sopra. È il 14 ottobre e i due sono intercettati dalla cimice piazzata nell'Audi Q5 del ras delle cooperative: "Buzzi  -  scrivono i carabinieri  -  faceva presente di aver ricevuto notizie in merito alle indagini a carico dell'interlocutore " dal direttore di un giornale. E fa un nome: Gian Marco Chiocci, al timone del "Tempo" da poco più di un anno, con cui, secondo il Ros, "Buzzi stesso intratteneva costanti rapporti basati su reciproci interessi ".

 

Già una volta Chiocci aveva pubblicato sul suo giornale una notizia che riguardava il Centro per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto proprio su input di Buzzi che conosceva e che aveva incontrato grazie all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Poi, subito dopo quell'articolo datato marzo 2014, Chiocci era riuscito a ottenere (attraverso l'avvocato Ippolita Naso, legale del "Guercio"), la possibilità di un faccia a faccia con Carminati. "Avrei venduto anche mia moglie per incontrarlo", si è difeso Chiocci che avrebbe voluto strappargli, dice, un'intervista.

Carabinieri Carabinieri

 

Ieri, di fronte alla notizia della soffiata anticipa tutti e dice lui stesso di essere iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento. E aggiunge: "Sono tranquillissimo perché questa mia attività di favoreggiamento consisterebbe nell'esercizio della mia libera attività di giornalista che svolgo da persona perbene, da oltre 25 anni. Sono naturalmente a disposizione degli inquirenti in ogni momento, se mai lo dovessero ritenere opportuno".

 

Nessuna notizia sull'indagine "soffiata" dunque a Buzzi? "Se ho una notizia la pubblico  -  ribadisce Chiocci  -  è da un anno e mezzo che non frequento più palazzi di giustizia, né polizia né carabinieri ".

 

Ammette di aver incontrato Buzzi ("Non ricordo bene se proprio in quel periodo") ma del capo della coop "29 giugno" dice che "ha spesso avuto il vizio di raccontare cose non vere e di esagerare oltremodo quelle che sapeva. A lui non ho detto nulla dell'indagine su Carminati non solo perché ne ignoravo l'esistenza ma soprattutto perché se ne fossi stato informato avrei dovuto necessariamente sapere anche delle indagini su Buzzi stesso: che senso avrebbe avuto informarlo dei guai di Carminati e non dei suoi?".

 

polizia carabinieri polizia carabinieri

Sta di fatto, però, che per il Ros, da quella chiacchierata nell'auto di Buzzi, Carminati cambia "vistosamente " le proprie abitudini "mostrando di versare in un chiaro stato di agitazione". Comportamenti mai tenuti che mettono in allarme i carabinieri, preoccupati di una fuga. La richiesta d'arresto per lui e per gli altri 38 (che finiranno chi in galera, chi ai domiciliari il 2 di dicembre) è depositata dai pm Cascini, Ielo e Tescaroli presso il gip già dal primo agosto.

 

Il via libera arriva soltanto a fine novembre e proprio per il rischio che il "Cecato" possa scappare. Gli ultimi 45 giorni sono una sequenza di modi di fare "ossessivi" per sviare o eludere i controlli. Sale anche la pressione mediatica nei suoi confronti: prima "Ballarò", poi "Annozero" confezionano servizi che lo riguardano, andando a girare immagini dalle parti di Sacrofano, vicino a dove vive.

 

PAOLO IELO PM PAOLO IELO PM

Lui fa bonificare la sua macchina, cambia i percorsi abituali, abbandona i luoghi che di solito frequenta, smette di usare il telefono "storto". Il risultato è che i carabinieri non riescono più a sentirlo, nemmeno con le ambientali. Una partita a scacchi con le forze dell'ordine che provano ad anticipare o a smascherare le mosse di Carminati. Come quando si allontana di notte dalla sua villa per poi rientrare all'alba e uscire nuovamente di mattina, per dare l'impressione di aver dormito nel suo letto. O come quando decide di tenere sempre in casa il suo telefono acceso per convincere i carabinieri della sua presenza lì.

 

Il Ros capisce che non è possibile aspettare ancora, dal gip c'è l'ok agli arresti. E non è un caso che quello del "Cecato" arrivi prima degli altri: il 30 novembre i carabinieri sollecitano l'intervento nell'ultima informativa. Poche ore dopo sono appostati su via Monte Cappelletti a Sacrofano. La Smart di Carminati imbocca la strada in discesa.

 

Lo fermano mentre è in macchina col figlio. I militari indossano le pettorine dell'Arma, hanno le pistole spianate. Lui si affaccia dal finestrino, poi esce con le mani alzate. Dopo tre anni di indagine scattano le manette ai polsi del "Re di Roma". Alla sua corte toccherà 48 ore dopo.

 

 

 

 

 

 

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