TRAVAGLIO E I “MONGOLOIDI” - PARENTE: “PERCHÉ SI SONO OFFESI? OGNI INSULTO IMPLICA UNA DISCRIMINAZIONE E IL SOTTINTESO È CHE SIA GENETICA. DIRE CRETINO VUOL DIRE INSULTARE CHI HA PROBLEMI DI TIROIDE” - RIZZOLI: “IL LINGUAGGIO È PIENO DI ESPRESSIONI DISCRIMINATORIE MA OGGI IMPERA IL POLITICALLY CORRECT E OGNI PAROLA CONSIDERATA SCORRETTA VIENE ESTRAPOLATA ED USATA CONTRO CHI LA USA”

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1 - QUANTI TETRAPLEGICI SONO STEPHEN HAWKING?

Pubblichiamo la lettera di Massimiliano Parente

 

Massimiliano Parente Massimiliano Parente

Caro Dago, a proposito di quel “mongoloide” di Travaglio, ma davvero c’era bisogno di giustificarsi? Perché si sono sentiti offesi gli affetti dalla Sindrome di Down? In realtà qualsiasi insulto implica una discriminazione, e il sottinteso è che sia genetica. Se dico a uno “deficiente" spesso significa che intendo abbia delle deficienze cerebrali, o mi volete far credere che qualcuno definito deficiente è intelligente? E se do a qualcuno del cretino, si offenderanno gli affetti da cretinismo, ossia da ipotiroidismo, ossia da malfunzionamento dell’ipofisi?

Marco Travaglio Marco Travaglio

 

L'annoso problema del politically correct è non voler ammettere che esistono delle differenze, anche di intelligenza, perché la natura è spietata e per niente giusta, e il linguaggio umano usa espressioni discriminatorie ogni giorno. Scemo, deficiente o mongoloide cambia poco. E non vale solo per il cervello. Se do a qualcuno del sordo perché non ci sente, si risentiranno coloro che hanno disfunzioni all’apparato uditivo? L’insulto è sempre basato sulla ridicolizzazione di un handicap, per cui se c’è bisogno di correre e uno non si muove si dirà che è un tetraplegico o un paralitico.

 

Scandalo? Per i politicamente corretti sì, e amano usare l'espressione “diversamente abile”, ma mica è vero che sono diversamente abili, altrimenti sarebbero tutti Stephen Hawking. Fermo restando che anche Stephen Hawking in una gara di cento metri a ostacoli se la caverebbe maluccio (ma forse, per far suonare l’offesa un mezzo complimento, si potrebbe dire: perché non ti muovi? Sei forse Stephen Hawking?).

 

Massimiliano Parente

 

2 - MONGOLOIDE NON È UN'OFFESA È UNA MALATTIA

Melania Rizzoli per Libero Quotidiano

 

melania rizzoli melania rizzoli

Mongoloide è un termine scientifico che indica la fisionomia delle persone affette dalla sindrome di Down, i cui tratti del viso ricordano quelli asiatici delle popolazioni della Mongolia. Tale sindrome è dovuta ad una alterazione cromosomica detta Trisomia21, e la sua caratteristica principale è di essere sempre associata ad un ritardo nella capacità cognitiva, e gli individui portatori di tale anomalia hanno un Quoziente Intellettivo medio di circa la metà di quello considerato normale.

 

Il giornalista Marco Travaglio la scorsa settimana, durante la trasmissione "Otto e Mezzo" de La7, condotta da Lilly Gruber, rivolgendosi allo scrittore Gianrico Carofiglio, ed usando la sua nota enfasi polemica, ha pronunciato questa frase: «Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi», alludendo al modo con cui a suo parere vengono considerati gli elettori del Movimento 5Stelle, ovvero come persone con una ridotta capacità cognitiva. Il direttore del Fatto Quotidiano è stato subito criticato ed attaccato dal presidente dell' Anffas (associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale) Roberto Speziale, il quale ha preso carta e penna ed ha scritto una lunga lettera di protesta, nella quale conclude di non essere più disposto a tollerare un linguaggio che offende e ferisce le oltre 40mila persone affette dalla sindrome di Down, chiedendo le scuse ufficiali di Travaglio, puntualmente arrivate e pubblicate sul suo quotidiano.

TRAVAGLIO TRAVAGLIO

 

Io non ho alcuna intenzione di prendere le difese di Marco Travaglio, il quale prima di tutto non ne ha assolutamente bisogno, e soprattutto perché il suo giornale, in passato, non è mai stato tenero nei confronti miei e della mia famiglia, ma, conoscendolo, mi permetto di sottolineare che la sua frase non sottintendeva affatto una discriminazione, e non aveva un intento offensivo, ma semplicemente intendeva rimarcare la ridotta capacità di comprensione del suo interlocutore, che il termine da lui usato implica.

 

Dare del mongoloide ad una persona non affetta dalla nota sindrome, non significa considerare i portatori di tale handicap in termini negativi e stigmatizzanti, ma significa semplicemente sottintendere per quella persona la sua difficoltà di comprensione immediata, senza alcuna finalità di ridicolizzare il popolo Down, ma facendo un paragone diretto ed usando una parola della lingua italiana dal significato immediatamente percepibile da tutti. Il linguaggio umano è pieno di espressioni cosiddette discriminatorie che tutti noi usiamo correntemente, più o meno intenzionalmente, ma oggi impera il politically correct, ed ogni parola "parallela", o di paragone, considerata scorretta, viene estrapolata dal suo contesto ed usata contro chi la usa nel suo logico ragionamento.

GRUBER GRUBER

 

L' uso comune di dare del cretino ad un interlocutore, per esempio, allude alla deficienza mentale tipica del "cretinismo", una patologia permanente ed irreversibile, dovuta ad una carenza di ormone tiroideo e di iodio, la cui assenza provoca la nota disabilità cognitiva cerebrale, una volta molto diffusa nelle valli del bergamasco. Dare del demente, del pazzo o del deficiente ad una persona, spesso significa intendere che quella persona ai nostri occhi appare deficitaria intellettualmente, ed in genere lo si fa senza confronti maliziosi, od intenti offensivi verso le migliaia di malati affetti da demenza od altri deficit cerebrali e cognitivi.

 

L' insulto verbale sovente si basa sul paragone di un handicap, di un deficit o di uno stato morboso, e quando gli animi si scaldano le parole scorrono, sono immediate e dirette per far comprendere appunto immediatamente il concetto che si vuole esprimere, senza usare neologismi quali "diversamente abili" o simili, i quali saranno sicuramente più corretti, ma diminuirebbero l' enfasi e la forza del principio che si vuole comunicare.

ROBERTO SPEZIALE ANFFASS ROBERTO SPEZIALE ANFFASS

 

Dare del sordo, del cieco, del muto o del paralitico ad una persona, non significa affatto offendere i diversamente correlati, od i pazienti affetti da tali deficit sensoriali o motori, ma significa semplicemente usare alcune parole della lingua italiana che rendono immediatamente chiaro e definito il nostro messaggio verbale. Inoltre spesso si usano termini anche in tono scherzoso, non volutamente offensivi o legati alla identità del ricevente, e dare del frocio o della testa di c...o ad un amico, per esempio, non necessariamente si vuole intendere che sia sessualmente diverso o diversamente dotato.

 

Insomma i pregiudizi mascherati dalla nuova rigidità linguistica imposta, sono eccessivi e spesso costrittivi, limitano il nostro linguaggio e silenziosamente stanno facendo scomparire alcune parole dal nostro vocabolario, che ormai vengono sostituite da termini inglesi od americani, o riportate solo tra due "virgolette". I soggetti mongoloidi, come tutti i disabili o i diversamente abili, farebbero volentieri a meno di queste sterili polemiche, perché proprio grazie alla loro diversità sono portatori semmai di esigenze particolari molto lontane dalle parole usate nel linguaggio comune, perché sono portatori di necessità particolari che vanno oltre il politically correct, e che in questo Paese tanto sono più gravi quanto meno trovano risposta.

 

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