salvini ruspa zingari rom

TUTTE LE STRADE PORTANO AI ROM - NEI CAMPI NOMADI VIVONO 40 MILA PERSONE, IL 60% SOTTO I 18 ANNI - ALLA FACCIA DELL’INTEGRAZIONE: UNO SU CINQUE NON COMINCIA NEANCHE LA SCUOLA E IL 95% DEI RAGAZZI NON ARRIVA ALLA FINE DELLE SUPERIORI

Alessandra Coppola e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

I COMMENTI AL POST DI SALVINI SUGLI ZINGARII COMMENTI AL POST DI SALVINI SUGLI ZINGARI

Il Paese dei campi, l’Italia. Il «Villaggio della solidarietà» di Lombroso a Roma oppure l’insediamento di via Bonfadini, a Milano. Sono un’anomalia, luoghi di disagio col timbro delle autorità. L’ha già spiegato l’Unione Europea, il governo (allora Monti) ha recepito le indicazioni di Bruxelles e approvato nel 2012 la prima Strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e caminanti. Che passa principalmente dal superamento degli accampamenti.

 

I COMMENTI AL POST DI SALVINI SUGLI ZINGARI  I COMMENTI AL POST DI SALVINI SUGLI ZINGARI

Lo dicono tutti, da tempo: i sociologi e gli operatori, i maestri di scuola, i politici e anche chi ci vive affianco. I campi rom sono ghetti, detonatori di malessere e illegalità. Inviati Onu in missione tra le baracche hanno lasciato nei report definizioni come «enclave di segregazione». Tutti d’accordo: vanno superati. Nella pratica, però, solo dieci Regioni su 20 hanno attivato i Tavoli che dovrebbero realizzare la «strategia nazionale», mentre le amministrazioni comunali si arenano sulla mancanza di fondi o sulla paura di perdere consensi. Finisce così che ancora oggi, in Italia, 40 mila donne, uomini e soprattutto bambini vivono in condizioni precarie.

 

LE STIME

ZINGARI ROMZINGARI ROM

Il dossier più recente è dell’Associazione 21 luglio, che stima 180 mila rom e sinti in Italia (su 6 milioni nell’Unione Europea): appena lo 0,25 per cento della popolazione totale. La metà ha la cittadinanza italiana; il resto è apolide o è arrivato dalla ex Jugoslavia e dalla Romania (soprattutto dopo il 2007, con l’ingresso di Bucarest nell’Ue). La definizione di «nomade» da cinquant’anni non è più appropriata: solo il 3 per cento vive effettivamente in viaggio. La grande maggioranza, almeno i due terzi, è stanziale e abita, come qualunque italiano o straniero, in case di muratura.

 

I CAMPI «LEGALI»

IL CAMPO NOMADI DELLA CONTINASSA A TORINOIL CAMPO NOMADI DELLA CONTINASSA A TORINO

Si segnalano casi di quartieri-ghetto, come ad Arghillà, periferia di Reggio Calabria. E diverse situazioni, lungo la Penisola, di alloggi popolari occupati più o meno abusivamente da rom, in condizioni di sicurezza e igiene pessime. L’allarme vero, però, riguarda la minoranza che ancora s’arrangia in strutture provvisorie. Camper, roulotte o container, nel migliore dei casi. Baracche autocostruite di compensato e lamiere, il più delle volte.

 

RomRom

Meglio nei cosiddetti campi «formali», ai confini dei diritti umani in quelli «abusivi». Manca un dato ufficiale, a tre anni dal varo della strategia nazionale. Sopperiscono le associazioni, che calcolano 7 insediamenti «legali» a Roma (tre anni fa erano 13), 6 a Milano, 2 nel Napoletano, 5 a Torino, 1 a Firenze. In fondo alla classifica dei luoghi «civili», lo spazio campano di Giugliano: 500 persone (200 bambini) sistemate sui fumi tossici di un’ex discarica mai bonificata.

 

LE BARACCHE

zingarizingari

Delle bidonville «spontanee» è impossibile tenere il conto. A Milano, il monitoraggio più attento lo fa l’associazione Naga: circa 2 mila rom insediati abusivamente in città, in piccoli nuclei marginali e poco vistosi. A Roma — dove i rom censiti sono 7 mila senza contare quelli che vivono con gli immigrati di varie nazionalità in 200 bidonville — il greto del Tevere (Magliana) e dell’Aniene (Ponte delle Valli) pullula di baracche. L’anno scorso 27 sgomberi: una goccia nel mare. In alcuni casi, i campi abusivi sono vecchie strutture industriali in disuso. Come il capannone di Quaracchi, Firenze. O come a Milano la vecchia Innocenti di via Rubattino, coi bambini che giocavano sui cocci di vetro (ora per la maggior parte trasferiti in case «normali» grazie all’intervento di Sant’Egidio).

 

I BAMBINI

RomRom

Sono la maggioranza, e sono le principali vittime: il 60 per cento della popolazione rom ha meno di 18 anni. Per chi di loro vive nei campi, scuola, giochi, cure mediche, i diritti di base di ogni bambino non sono garantiti. Uno su 5 non comincia neanche un percorso scolastico, e per chi ha mai messo piede in un’aula il tasso di abbandono è del 50 per cento nel passaggio tra elementari e medie.

 

Addirittura del 95 per cento verso le superiori. Le possibilità di un ragazzino rom di accedere all’Università sono vicine allo zero. Il campo gli garantirà, in cambio, condizioni di salute peggiori dei suoi coetanei, aspettative di vita di dieci anni inferiori, maggiori probabilità di essere affidato ai servizi sociali.

 

I CENTRI DI ACCOGLIENZA

ZINGARI ZINGARI

Rosi Mangiacavallo, dell’European Roma Right Centre, ribadisce che i campi sono un «luogo di segregazione razziale e violazione di diritti umani, un ostacolo a ogni forma di scambio e conoscenza tra chi sta dentro e il mondo esterno». Superarli, ma come? L’esperimento pubblico più avanzato sono i Centri di emergenza sociale milanesi, concepiti come strutture di passaggio tra l’insediamento e l’alloggio. «Un fallimento — stronca il presidente del Naga, Luca Cusani —: sono ghettizzanti».

Campo di zingariCampo di zingari

 

In quest’ottica, inadeguati anche gli altri centri d’accoglienza per soli rom istituiti, con formule diverse, in Italia. Alcuni, come ha rivelato l’inchiesta Mafia capitale, trasformati in macchine da soldi. Peraltro costosissimi: 8 milioni di euro solo nel 2014 per tre Centri a Roma, uno dei quali in via Amarilli ora inagibile dopo un incendio. Lontani dall’idea di un percorso che definitivamente risolva la discriminazione dei rom.

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…