UCCIDERE PER MORIRE - MARIO GIORDANO: “PER SBARAZZARSI DELLA SUA VITA, VERONICA PANARELLO HA DOVUTO SBARAZZARSI DI SUO FIGLIO. ANNIENTARE LUI PER ANNIENTARE TUTTO E POI FARE IL POSSIBILE PER FARSI SCOPRIRE”

“Non era il figlio arrivato troppo presto, era la mamma che non è arrivata mai. Era di sé che si voleva liberare: il bambino è stato solo uno strumento del progetto autodistruttivo. Una scorciatoia al suicidio. E poi fa di tutto per farsi scoprire. Racconta bugie grossolane, cambia versione, omette particolari, ne inventa altri”…

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Mario Giordano per "Libero Quotidiano"

 

Mario Giordano Mario Giordano

Così una mamma uccide, così una mamma si uccide. Non c’era riuscita finora, Veronica. Non ce l’aveva fatta a sbarazzarsi della sua vita a 14 anni, nel pieno della sua adolescenza infelice. E non ce l’aveva fatta pochi anni fa, nel pieno della depressione post partum. C’è riuscita ora.

 

Ma purtroppo, se le cose stanno davvero come dicono i magistrati che l’hanno arrestata, per riuscire a sbarazzarsi della sua vita la mamma di Ragusa ha dovuto prima sbarazzarsi di suo figlio Loris, un bimbo che aveva solo 8 anni, prendeva 10 in storia e amava il taekwondo. E l’orrore di questa storia, se l’accusa sarà confermata, sta tutto in questo movente atroce: chi ha ucciso non l’ha fatto perché voleva vivere.

 

GENITORI DI LORIS stival GENITORI DI LORIS stival

Ma perché voleva morire. Sopprimere un pezzo della propria vita per sopprimere se stessi. Usare il corpo del bambino come arma della propria autodistruzione. Annientare lui per annientare tutto. Se fosse questa la spiegazione, si spalancherebbe l’abisso del mostruoso: c’è chi uccide per amore, c'è chi uccide per gelosia, c’è chi uccide per interesse, c’è chi uccide per rubare, c’è chi uccide per paura, c’è chi uccide per liberarsi di un peso.

 

Ma come accettare che si possa uccidere per uccidere? Una mamma che si toglie la vita è una tragedia senza senso. Un mamma che per togliersi la vita la toglie al suo bambino è troppo persino da pensare. Eppure è quello che sembra emergere dall’inchiesta della Procura. Se le accuse fossero confermate, la mamma avrebbe fatto tutto da sola. Quindi non ci sono complici, non ci sono gli abusi sessuali di cui si era parlato, non c’era nessuno da coprire.

 

LA MADRE DI LORIS LA MADRE DI LORIS

C’è una mamma, soltanto una mamma, tutto qui, una mamma e la sua disperazione. Una vita vuota che nessun corso di gastronomia al Castello di Donnafugata può riempire. Il marito sempre troppo lontano con il suo camion. I traumi dell’infanzia. Un amore ragazzino e un figlio arrivato forse troppo presto per essere davvero amato. Nonostante le foto di loro due al presepe, agghiacciante selfie alla ricerca della felicità perduta. Ma qui il problema non era Loris, era Veronica.

 

Non era il figlio arrivato troppo presto, era la mamma che non è arrivata mai. Abbiamo spesso raccontato storie di madri che si sbarazzano dei figli perché questi ultimi all’improvviso, nella loro mente malata, appaiono ostacoli verso la felicità. Ma, a leggere bene questa storia, qui l’unico ostacolo per la mamma era la mamma stessa. Era di sé che si voleva liberare: il bambino è stato solo uno strumento del progetto autodistruttivo. Una scorciatoia al suicidio.

 

È stato usato con «sorprendente cinismo», se la versione della Procura sarà confermata, solo perché non era riuscita a fare senza. Perché non ne aveva avuto il coraggio. Se vogliamo dirla in modo tragicamente spietato: perché soffocare un piccolo di 8 anni è più facile che soffocare sé stessi.

DAVIDE E VERONICA STIVAL GENITORI DEL PICCOLO ANDREA LORIS DAVIDE E VERONICA STIVAL GENITORI DEL PICCOLO ANDREA LORIS

 

Se le cose fossero andate davvero così, tutto si spiegherebbe. E il puzzle impazzito di questa vicenda metterebbe i tasselli a posto: la mamma che vuole distruggersi, distrugge il figlio, e poi fa di tutto per farsi scoprire. Racconta bugie grossolane, cambia versione, omette particolari, ne inventa altri, va addirittura dalle maestre a consegnare quelle fascette che aveva in casa.

 

E che forse sono state proprio quelle usate per uccidere Loris. Molto simili, dicono, a quelle che aveva usato per cercare di uccidere sé stessa, qualche tempo fa. Coincidenza? Ha fatto di tutto per farsi scoprire. Ha fatto di tutto per buttare la sua vita, dopo aver buttato quella di suo figlio in un fossato. Per seppellire se stessa, dopo aver seppellito lui. Forse era proprio quello che voleva.

veronica panarello stival con uno dei figli veronica panarello stival con uno dei figli

 

Dal Mulino Vecchio al Mulino Vecchio, in fondo lei è rimasta sempre lì: se le accuse dei magistrati sono fondate, il piano diabolico ha funzionato alla perfezione. Così uccide una mamma, così si uccide una mamma. Forse così si uccide l’idea stessa di mamma, trasformando la massima espressione umana dell’altruismo (la madre che dona la vita) nell’espressione massima dell’egoismo (la madre che ruba la vita per coprire la propria viltà).

veronica panarello mamma di loris stival veronica panarello mamma di loris stival

 

E a questo punto l’unica domanda che resta è: se davvero è andato tutto così, perché allora Veronica non confessa tutto? Perché continua a dirsi innocente? Perché non crolla davanti ai magistrati? Forse perché, se è andata davvero così, è un orrore troppo grande da ammettere. Davanti a se stessa. Davanti a quelli che le urlano «vergogna» e «assassina». Ma soprattutto davanti al marito che le ha creduto fino all’ultimo,e fino all’ultimo le ha accarezzato i capelli con amore.

andrea loris stival andrea loris stival

 

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