UN UTILE IDIOTA - LO “SPEZZAPOLLICI” MATTEO CALVIO ERA USATO DA CARMINATI, CHE LO DISPREZZAVA, SOLO PER LA MANOVALANZA VIOLENTA: “HA QUELL’IGNORANZA STUPIDA CHE LO RENDE UTILE SOLO PER COMPITI DI BASSO LIVELLO”

Emiliano Liuzzi per il “Fatto quotidiano”

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È la figura del pasticcione, il gregario che sta nel gruppo per una ragione del dna di quartiere, quello che il boss cerca di proteggere, senza affidargli incarchi di grande peso. Anche perché picchia bene e forte, visto il passato di pugile, ma poi apre un profilo Facebook, cerca di infiltrarsi nelle forze dell’ordine e, durante l’ascesa del Movimento 5 Stelle, cerca di accreditarsi come grillino senza esserlo, senza neanche riuscire a iscriversi.

 

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Matteo Calvio, 47 anni, adesso agli arresti, riusciva bene a fare il guardaspalle, recuperava anche i crediti, ma nulla di più. “Spezzapollici”, dicono nelle intercettazioni, “Cucciolo”, lo chiama qualche amica sulla sua bacheca Facebook, e quando Carminati parla di lui fa capire che lo tiene per ragioni di affetto: “È dei nostri”, di Vigna Clara, famiglia benestante.

 

Per il capo, “Watson l’elementare”, come lo chiamava, resta comunque “un testa di minchia” che si dedica a reati di piccola entità e all’uso di cocaina e di anabolizzanti. E ancora: “È un ignorante, capito, ignorante, poi c’ha quell’ignoranza stupida, che lo rende utile soltanto per compiti di basso livello dentro all’organizzazione”, ripete Carmi-nati quando parla di lui. Un soldato che non deve pensare, ma solo agire.

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Lui in giro cerca di accreditarsi, millanta il possesso di macchinoni, Mercedes e Mini Cooper. Sulle fotografie, tutte pubblicate sui social, mostra tatuaggi di ogni genere, “grazie mamma”, “io non ho amici”. Poi una croce. È un duro per metà, utilissimo se deve menare le mani, ma disastroso appena apre bocca e si mette a parlare. Nonostante ci stia dentro da una vita.

 

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Figurarsi poi quando Calvio cerca di portare in dote alla banda un piano tutto suo, illustrato prima a Carminati, che gli dice di stare fermo e buono. Lo invita a non pensare, quello lo fa già lui, il boss. Ma il picchiatore di Vigna Clara ci crede. Il suo dovrebbe essere una specie di doppio gioco con due finanzieri: nelle sue intenzioni vorrebbe recitare la parte del pentito con lo scopo di trovare informazioni su eventuali indagini. Segno che sapevano benissimo di avere i mesi contati, tutti, ma la sua teoria e il gioco sono completamente sgangherati.

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Ci pensa Er Cecato a fulminarlo, quasi allibito per l’ingenuità: “Ma mica puoi... mica penserai che puoi fa’ il furbo con loro?... quelli so’ più furbi di me e te messi insieme..”. Poi gli indirizza un consiglio: “Non me fa impicci… non fa impicci”. Così quando “Watson l’elementare” esce dalla stanza riempita di cimici, l’intercettazione raccoglie un sospiro preoccupato di Carminati: “Questo farà beve tutti... un altro di quelli che farà beve tutti...”.

 

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Lo sa che ha a che fare con un potenziale piantagrane, ma sa che è in “buonafede” e, comunque, là dentro lui recita la parte della malavita alla matriciana. Ma non ce la fa a dirgli di farsi da parte, per affetto, forse, e perché lo conosce da quando era un pischello. E Calvio, comunque , gli affari li conosce, è cresciuto con loro. È sicuro che non è uno spione. Questo gli basta. Fa casini, ma sa rendersi utile. Perché se c’è da recuperare un credito è difficile che torni a mani vuote: o porta un pollice spezzato o direttamente i quattrini.

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