LA VENDETTA DELLA VECCHIETTA KILLER - LITI E INSULTI: LA DONNA SFRATTATA CHE A ROMA HA FATTO SALTARE IN ARIA UN PALAZZO IMPAURIVA I VICINI DA ANNI E AVEVA GIÀ ACCECATO UN POMPIERE - I CONDOMINI: ‘’AVEVA L’ODIO NEGLI OCCHI’’ -

Dopo la strage la vecchietta terribile di Colli Aniene ha negato ogni addebito: “Non sono stata io” - Piantagrane e solitaria, per lei i vicini erano il nemico visto che nessuno aveva preso le sue parti dopo lo sfratto - Ma la donna, ora rinchiusa nel carcere di Rebibbia, era proprietaria di altri appartamenti sia a Roma che in Sardegna...

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Rita Cavallaro per “Libero Quotidiano”

 

Giovannina Serra era una piantagrane. Tutti la conoscevano nel palazzo di via Galati 42, quello in cui aveva vissuto vent’anni e, una volta sfrattata, ha preferito far saltare in aria. I condomini la conoscevano bene, sì, ma la evitavano, perché Giovannina «aveva l’odio negli occhi». Mai un sorriso né un saluto gentile. I vicini di casa per lei erano il nemico, perché nessuno aveva preso le sue parti contro la famiglia del quarto piano, «colpevole» di aver comprato l’appartamento di suo marito e soprattutto di averla sfrattata.

GIOVANNINA SERRA VECCHIETTA BOMBAROLA GIOVANNINA SERRA VECCHIETTA BOMBAROLA

 

Così l’ex infermiera sarda di 83 anni, lo scorso martedì notte, ha compiuto la sua terribile vendetta: ha fatto esplodere l’immobile al primo piano, causando un morto e 21 feriti. E non si è neppure pentita davanti alle forze dell’ordine. «Poteva uccidere tutti, stava per fare una strage - diceva ieri la signora Romina guardando la casa al secondo piano dove vivono i suoi genitori, due sordomuti che la notte dell’attentato non si erano accorti di nulla. «Mi hanno chiamato i vicini e sono corsa qui, mio padre e mia madre sono vivi solo per miracolo».

 

La donna ricorda bene chi fosse Giovannina: «Era sempre arrabbiata, con tutti. Alle riunioni di condominio spesso inveiva contro gli altri condomini, solo perché si erano permessi di contraddirla. Molte volte l’ho sentita urlare per le scale - racconta - le discussioni più furibonde erano quelle che avvenivano con i nuovi proprietari».

PALAZZO ESPLOSO ROMA 1 PALAZZO ESPLOSO ROMA 1

 

Anche la nuora della signora Frangini, la famiglia che abita al quarto piano, fa un ritratto di Giovannina estremamente negativo: «Era fuori di testa, sempre solitaria e stizzita, non aveva manco un’amica. Non ho capito perché non l’abbiano fermata prima che facesse i morti», si interroga. «C’erano state avvisaglie, aveva ricevuto già sei denunce proprio perché aveva urlato che avrebbe fatto saltare tutti per aria».

 

Ed è stata di parola: «Certo, non pensavamo che potesse davvero arrivare a farlo. Anche se, pensandoci, in realtà ci aveva già provato il 3 gennaio scorso». La vicina di casa ricorda bene quel giorno: «Sentivamo puzza di gas e abbiamo chiamato i pompieri. Sono arrivati e hanno capito che l’odore veniva dall’appartamento della Serra. Hanno suonato alla porta, lei ha aperto e vedendo i vigili del fuoco ha immediatamente cercato di richiudersi dentro. Un pompiere però ha bloccato l’uscio con un piede e lei, per impedirgli di entrare, gli ha spruzzato un profumo negli occhi. Poverino, non vedeva niente, davvero incredibile».

PALAZZO ESPLOSO ROMA PALAZZO ESPLOSO ROMA

 

È nel corso di quell'intervento che all’anziana è stato staccato il gas. Ma lei non s’è data per vinta e ha comprato una bombola, che ha poi usato per far esplodere il palazzo. «Non so come si possa lasciare libera una persona che aveva già provato a fare una strage», ha aggiunto una signora che abita al quinto piano. «Io non ho mai avuto a che fare con lei - precisa - perché non era una che dava confidenza. Anzi, ti guardava in cagnesco quando la incrociavi per le scale mentre tornava con le buste della spesa. Però chi poteva immaginare che arrivasse a questo?».

 

ROMA ESPLOSIONE PALAZZO ROMA ESPLOSIONE PALAZZO

Dei segni di squilibrio di Giovannina ne sa qualcosa anche l’inquilina che abita proprio al piano superiore a quello dell’anziana: «L’anno scorso, con mio marito, ci siamo affacciati al balcone e abbiamo sentito puzza di bruciato. C’era lei, sotto, che stava dando fuoco a una poltrona - ricorda la donna - l’abbiamo chiamata, le urlavamo “che fai?”, ma lei niente. Non apriva neppure la porta. Insomma, mio marito è stato costretto a prendere una scala e calarsi giù sul balcone, con il rischio di volare sotto. Questa non era una persona instabile?», si stizzisce.

 

Eppure, visto il suo comportamento, più che una squilibrata Giovannina era accecata dalla vendetta. Quando martedì sera i poliziotti del commissariato San Basilio, diretti da Antongiulio Cassandra, l’hanno fermata nella casa dove si era trasferita la settimana scorsa, Giovannina li ha aggrediti e cercato di sfuggire alla cattura. Nessun pentimento, neppure di fronte a una vittima, l’operaio cinquantenne Antonio Castaldo, men che meno per i 21 vicini rimasti feriti. Anzi, ha negato ogni addebito: «Non sono stata io», ha detto mentre faceva di tutto per nascondere i capelli e i vestiti bruciati, oltre a una profonda ferita al piede.

 

Agli inquirenti che gli domandavano come si fosse procurata le lesioni, Giovannina continuava a ripetere che era caduta. Nella sua nuova casa, però, i poliziotti hanno trovato un pezzo di stoffa compatibile con quello sequestrato nell’appartamento esploso e che sarebbe stato usato per innescare lo scoppio.

ROMA ESPLOSIONE PALAZZO 1 ROMA ESPLOSIONE PALAZZO 1

 

Gli esperti sono ora al lavoro per accertare il tipo di innesco che ha provocato l’esplosione. Inoltre, in alcuni cassetti, hanno scovato altri biglietti dal contenuto analogo a quello lasciato sulla Smart parcheggiata davanti al palazzo di via Galati, su cui c’era scritto: «Il Signore questa casa non ve la farà godere perché siete ladri».

 

Sui reperti cartacei è in corso una perizia calligrafica che, confrontata con il messaggio lasciato sull’auto, confermi che le frasi siano state scritte dalla stessa mano. Intanto la Procura di Roma è pronta a chiedere la convalida del fermo dell’anziana e l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare. Per il momento Giovannina, che è proprietaria di appartamenti sia a Roma che in Sardegna, è rinchiusa nel carcere di Rebibbia, in isolamento.

 

Nei suoi confronti le accuse sono pesantissime: strage e omicidio. Ma lei non sembra preoccuparsene. Quello che le stava più a cuore, cioè la tremenda vendetta per lo sfratto subìto, l’ha portato a termine senza rimorsi.

 

 

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