VIAGGIO AL TERMINI DELLA NOTTE - LA STAZIONE DI ROMA TERRA DI CONQUISTA PER RAGAZZINE USCITE DA UNA ALTA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE NEL FURTO: FORZE DELL’ORDINE ASSENTI - LA DIFFERENZA CON MILANO

A Termini le nuove modalità della delinquenza organizzata con ragazzine borseggiatrici in jeans e maglietta: non ci sono forze dell’ordine, né transenne per vietare l’ingresso a chi non ha il biglietto - A Milano Centrale, stazione controllata e protetta senza che tutto diventi oppressivo...

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Paolo Conti per il “Corriere della Sera - Roma”

 

stazione termini roma stazione termini roma

Ore 7 del mattino di venerdì 20 febbraio 2015. La stazione Termini comincia a prendere vita. Ti guardi in giro, provi una strana sensazione. Sì, proprio così. Nemmeno un poliziotto né un carabiniere. Meno che mai un’auto di una forza dell’ordine.

 

La prova è in quel gruppetto di 8-10 giovanissime ragazze in jeans, maglietta, ben pettinate. Parlano tra loro in una lingua indecifrabile, ma è facile immaginare la provenienza. Sono le nuove modalità della delinquenza organizzata: non spaventare i turisti con un aspetto sporco e malmesso.

 

Arriva un gruppo di giapponesi. Il nugolo si avvicina, comincia ad afferrare i bagagli a mano e i carrelli, parlando frammenti di inglese e sorridendo, giocando la carta della confusione. I turisti capiscono, quasi fuggono. Lo stesso succede con altri stranieri, probabilmente russi, che accelerano il passo.

 

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Un ragazzo molto giovane, alto, di colore (americano?) ha l’aria smarrita davanti al bancomat. Lo circondano in quattro, gli prendono la carta di credito sempre col sorriso, lui è disorientato. Scatta la solidarietà tra i passanti. In inglese gli gridano: «Pay attention!», fai attenzione. Le ragazze si girano, urlando furiose in un italiano incerto: «Pensa i fatti tuoi, capito?».

 

L’assenza di divise regala coraggio. Si muovono in tre-quattro verso chi ha sventato il furto. Laggiù una passeggera non giovane ha ceduto, due ragazzine hanno già la sua borsa in mano. Ecco il treno per Milano, ci sono altre ragazze «aiutate» da robusti coetanei. Anche oltre i varchi, non un poliziotto né un addetto alla vigilanza, meno che mai le transenne per vietare l’ingresso a chi non ha il biglietto.

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Ore 10, Milano. Non Copenaghen, o Stoccolma: Milano, Italia. Tre ore di viaggio. Scendi e tra la folla uno, due, tre, quattro poliziotti. Esci dai varchi e trovi cortesissimi addetti alla sicurezza in divisa delle Ferrovie che controllano chi entra: chi non ha biglietto, con un sorriso viene allontanato. Si controllano con discrezione buste ingombranti, zaini. All’uscita della stazione, due macchine della polizia e una camionetta dei carabinieri. Capita spesso di paragonare con amarezza il disastro romano alla cura che viene riservata alle altre Capitali europee.

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Ma qui parliamo dell’Italia, anzi di due Italie lontane, qui Roma Termini terra di conquista per ragazzine uscite da una Alta Scuola di Specializzazione nel Furto, e lì Milano Centrale, controllata e protetta senza che tutto diventi oppressivo e «poliziesco». Inutile fare domande. La risposta non arriverà mai. Perché Roma è Roma, purtroppo per noi disgraziati romani costretti ad annaspare in un simile, vergognoso sfacelo. 

 

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