klugmann 5

VITA, SOFFRITTI E RICORDI DELLA CHEF ANTONIA KLUGMANN: “A 26 ANNI HO AVUTO UN GRAVE INCIDENTE D’AUTO: ERO GIÀ PASSATA NELLA CUCINA DI GRANDI CHEF COME BRUNO BARBIERI E RICCARDO DE PRÀ. SONO RIMASTA IN CONVALESCENZA PER UN ANNO - ‘MASTERCHEF’ È SOSTANZIALMENTE COMUNICAZIONE. QUANDO UN CONCORRENTE MI CHIEDEVA SERIAMENTE COME SI FA A DIVENTARE CUOCHI, RISPONDEVO INIZIA COME LAVAPIATTI E STUDIA IL PIÙ POSSIBILE…”

Maurizio Bertera per “il Giornale”

 

Antonia Klugmann, tra pochi giorni torna Masterchef Italia e lei si trova qui in mezzo ai boschi del Collio: un «buen retiro» sorprendente dopo l' esperienza del 2017. È un posto bellissimo ma insomma, l' unica donna giudice è uscita di scena…

«Ma tre della vecchia guardia sono rimasti e Locatelli è bravo, quindi il programma andrà benissimo. Ammetto che qualche mese fa sentivo abbastanza l' assenza delle riprese, dei colleghi, dei viaggi. Ma non mi mancano i tempi morti nella lavorazione, eccessivi per il mio modo di vivere. Fare tivù è divertente e noioso al tempo stesso».

Antonia Klugmann a Masterchef

 

L'esperienza è stata positiva comunque.

«È stata importante. Intanto mi ha permesso di mettermi in discussione, mi sono connessa con una realtà nuova e più ampia quindi non mi sono assolutamente pentita della scelta. Poi perché uscire per due mesi da quel mondo molto concentrato in cui noi cuochi ci troviamo a vivere, per fare qualcosa di completamente diverso, è stato arricchente. E infine c' è stata la presa di coscienza femminile: per dodici anni sono stata una cuoca che non pensava mai alla sua immagine e aveva difficoltà a rivolgersi alla gente. Ora è un' altra storia».

 

Le piaceva il ruolo di «cattiva», quantomeno la severa del gruppo?

«Da un lato per gli autori c'era il bisogno di colmare il ruolo lasciato da Cracco e plasmarlo su una donna, dall'altro io amo le cose fatte alla perfezione. Ma non era certo una situazione ad hoc per creare un personaggio. Semmai devo dire che sono rimasta basita, offesa a volte da quanto usciva inizialmente sul web, con attacchi pesantissimi al mio fisico e al mio essere l'unico giudice donna. Questa è la cosa che ricordo con maggiore dispiacere».

antonia klugmann 4

 

C'è una parte del «movimento» che insiste sempre più ad alta voce sui danni causati da Masterchef verso gli appassionati di ogni età e i giovani in crescita.

«Non sono d'accordo. Masterchef è sostanzialmente comunicazione, ha conquistato il pubblico e riempito le cucine. Non è un documentario sul lavoro del cuoco ma un reality come altri, che mette in evidenza i più bravi e regala un po' di notorietà a tutti. Quando un concorrente mi chiedeva seriamente come si fa a diventare cuochi, rispondevo Inizia come lavapiatti e studia il più possibile. Non è cattiveria. Bisogna spiegare quanto il nostro lavoro regali gioia ma sia impegnativo, al di là di possedere o meno il talento».

 

antonia klugmann

Lei lo aveva, ma paradossalmente senza un brutto incidente in auto, forse non sarebbe diventata la famosa «Klughy» come la chiama Joe Bastianich.

«Era il 2005 e avevo 26 anni: ero già passata nella cucina di grandi chef come Bruno Barbieri e Riccardo De Prà. Sono rimasta in convalescenza per un anno: la mia sola attività era coltivare, raccogliere, fare passeggiate, e studiare la botanica ma in quel periodo ho trovato la chiave e subito dopo mi sono buttata con cuore e coraggio - come racconto nel libro in una nuova avventura. E dopo varie esperienze tra Udine e Venezia, insieme al mio compagno Romano De Feo, ho deciso di aprire il primo locale di proprietà».

 

Curioso però: lei è triestina, L'Argine è in pieno Collio

«La scelta ha avuto a che fare proprio con il mio essere triestina: provengo da una città di confine, aperta, in cui influenze e culture diverse si incontrano e si incrociano. A scuola non esistevano cognomi italiani ed ero convinta che questa fosse la normalità La scelta di stare in campagna invece è tutta mia: nella mia famiglia non ci sono storie contadine, sono stata io da adulta a desiderarla a e oggi cerco di sfruttare al massimo le potenzialità di questa scelta. Poi, mi sono convinta con il tempo che ha molto senso gestire un locale vicino al vino».

 

Ha impiegato tantissimo per aprire.

ANTONIA KLUGMANN

«Non è stato semplice, anche e soprattutto per motivi economici: non ero una cuoca ricca o famosa. Quando ho visto questo rustico e comprato il terreno a 31 anni, mi davano della matta ma ero convinta. Se avessi un ristorante in città dovrei impazzire per trovare la materia prima giusta, a Vencò passo senza problemi dai fiori di sambuco all' edera terrestre...».

 

Qui il foraging non è marketing, ma pratica quotidiana.

«Abbiamo un ettaro di terra nostro ma i ragazzi vanno anche nel bosco, sul greto del fiume, nei prati selvatici: imparano a riconoscere le erbe e i fiori, a coltivarle, a raccoglierle e a reciderle: sono gesti che cambiano il sapore del prodotto e quindi del piatto. In pratica, è un corso di botanica applicato alla cucina. Tutti in brigata lo fanno per due ore al giorno, per sei mesi di fila, così capiscono quanto sia dura la vita del contadino. Ed è anche un impegno che rende umili e disciplinati i miei collaboratori».

ANTONIA KLUGMANN

 

Un concetto quasi militaresco. Non è che la Klugmann di un tempo è entrata in modalità Cracco, versione Hell' s Kitchen?

«Sarebbe un complimento detto da Carlo (e ride di gusto, ndr) ma non è un mio copyright. È un passo in avanti nella cultura di un cuoco, perché in quelle due ore se hai voglia ti poni un sacco di domande e trovi l'ispirazione giusta. Il problema è che non tutti i cuochi si fanno le domande e tanti copiano. Esattamente l'opposto di Redzepi che per me resta l'idolo assoluto, fermo restando che ultimamente i piatti di Crippa e Romito mi hanno conquistato».

 

Parliamo di donne in cucina?

«Esserlo rappresenta un fattore di selezione. Come donna ci tengo a sottolineare come le ore di lavoro necessarie per essere competitivi a certi livelli siano uno dei motivi per cui risulta più difficile per noi eccellere in questo contesto. Soprattutto dopo una certa età, il fatto che a una donna venga chiesto di stare 12 o 14 ore al giorno in una struttura, magari non di proprietà, diventa un vincolo per la carriera. Ma vale per molti altri lavori, sia chiaro».

 

Klugmann-1

Messaggio finale, Antonia? Lanciamolo ai giovani cuochi, quelli che come lei al terzo anno di Statale a Milano, pensavano a un altro lavoro, non erano figli d'arte e per un corso di cucina hanno avuto la folgorazione.

«Devi rimanere curioso, non devi accontentarti del primo successo. A me non piace vedere un giovane che si siede. Il bravo cuoco deve mettersi continuamente in discussione, essere sempre alla ricerca di qualcosa».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…