1. ALTRO CHE SPREAD! IN BARBA ALLA DEMOCRAZIA, BEN CINQUE MESI PRIMA DELLA CADUTA DEL GOVERNO BERLUSCONI (NOVEMBRE 2011), NAPOLITANO FECE LA PRIMA TELEFONATA A MONTI DICENDOGLI CHE AVREBBE FATTO IL PREMIER AL POSTO DELL’IMPRESENTABILE CAINANO 2. NEL LIBRO "AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO" DI ALAN FRIEDMAN IN USCITA DA RIZZOLI, INTERVIENE ANCHE LA TESTIMONIANZA DI CARLO DE BENEDETTI: IN QUELL’ESTATE DEL 2011 MONTI, IN VACANZA VICINO CASA SUA A ST. MORITZ, È ANDATO A CHIEDERGLI UN CONSIGLIO, SE ACCETTARE O MENO LA PROPOSTA DI NAPOLITANO SULLA SUA DISPONIBILITÀ A SOSTITUIRE BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI, IN CASO FOSSE STATO NECESSARIO 3. ANCORA PEGGIO CON L’INTERVENTO DI ROMANO PRODI CHE RICORDA UNA LUNGA CONVERSAZIONE CON MONTI SULLO STESSO TEMA, BEN DUE MESI PRIMA, A GIUGNO 2011 4. A QUESTO PUNTO, IMMAGINATE COSA POTRA’ INVENTARSI IL BANANA CONTRO RE GIORGIO

1. DAGOREPORT - GLI OTTIMATI E LA CADUTA DEL BANANA
Re Giorgio, nell'estate del 2011 e con almeno quattro mesi d'anticipo sulla caduta di Berlusconi, "aveva già fatto tutte le consultazioni preliminari". Nell'ultimo libro di Alan Friedman c'è una ricostruzione precisa di come il Rigor Montis venne preparato con cura da Bella Napoli.

E a leggere le anticipazioni pubblicate oggi dal Corriere (pp. 8-9), dove sono contenute anche le testimonianze dirette di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, si capisce anche il perché del vasto consenso mediatico che ha accompagnato gran parte della incredibile avventura del governo dell'austerità.

Un governo nel corso del quale i grandi investitori esteri sono riusciti a ridurre drasticamente la propria esposizione al "rischio Italia", mentre il popolo veniva stordito con la storia dello spread e ulteriormente gravato di tasse e fregature pensionistiche.

Tra il tempo della decisione di Re Giorgio e la formale resa del Cavaliere, sono passati solo i mesi necessari a preparare la garrota dello spread. La democrazia conosce sempre nuove declinazioni.

2. NAPOLITANO E MONTI, QUEL COLLOQUIO DEL'ESTATE 2011
Da "Ammazziamo il gattopardo", libro in uscita per Rizzoli di Alan Friedman

La torrida estate del 2011 è un momento molto importante e storico per l'Italia. 
Il capo dello Stato è preoccupato per le sorti del Paese. La crisi della zona euro è in pieno svolgimento.

Le conseguenze del salvataggio della Grecia portano la speculazione a puntare sui debiti sovrani dei Paesi in difficoltà: inizia a essere minacciata anche l'Italia. In agosto arriverà la famosa lettera della Banca centrale europea che chiede - ma assomiglia più a un'imposizione - misure drastiche di finanza pubblica.

La Germania della Merkel non ama il primo ministro in carica, Silvio Berlusconi. Lo spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi punta pericolosamente verso l'alto. Sui mercati finanziari le operazioni spregiudicate si moltiplicano.

Ma tra giugno e settembre di quella drammatica estate accadono molte cose che finora non sono state rivelate. E questo riguarda soprattutto le conversazioni tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Mario Monti, che precedono di quattro o cinque mesi la nomina dell'allora presidente della Bocconi a Palazzo Chigi il 13 novembre 2011.

Per il grande pubblico Monti è quasi uno sconosciuto all'epoca. L'élite politico-economica lo stima, è un economista, un editorialista del Corriere della Sera, un ex-commissario europeo, e in quel momento guida una delle più prestigiose università italiane.

Per gli annali della storia il presidente Napolitano accetta le dimissioni di Berlusconi il 12 novembre e avvia, come si conviene, le consultazioni con i gruppi parlamentari e politici. Poi, ventiquattro ore dopo, Monti viene indicato come premier al posto di Berlusconi.

Proprio mercoledì scorso, Napolitano, durante un incontro con gli eurodeputati italiani al Parlamento europeo di Strasburgo, e riferendosi ai governi Monti e Letta, ha detto che «sono stati presentati quasi come inventati per capriccio dalla persona del presidente della Repubblica». Questo, ha tenuto a precisare il presidente della Repubblica, non è vero perché non si tratta di nomi diversi da quelli indicati nel corso delle «consultazioni con tutti i gruppi politici e parlamentari, come si conviene».

Stando alle parole di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, entrambi amici di Monti, e per ammissione dello stesso ex premier, in una serie di video interviste rilasciate per il libro «Ammazziamo il Gattopardo» (in uscita per Rizzoli il 12 febbraio) le cose sono andate diversamente.

De Benedetti dice che in quell'estate del 2011 Monti, in vacanza vicino casa sua a St. Moritz, è andato a chiedergli un consiglio, se accettare o meno la proposta di Napolitano sulla sua disponibilità a sostituire Berlusconi a Palazzo Chigi, in caso fosse stato necessario. Romano Prodi ricorda una lunga conversazione con Monti sullo stesso tema, ben due mesi prima, a giugno 2011. «Il succo della mia posizione è stato molto semplice: "Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te"».

Durante oltre un'ora di domande e risposte sotto il calore insistente delle luci allestite nel suo ufficio alla Bocconi per la registrazione video dell'intervista, Monti conferma di aver parlato con Prodi (nel suo ufficio alla Bocconi a fine giugno 2011) e con De Benedetti (nella sua casa di St. Moritz nell'agosto 2011) della sua possibile nomina.

Ammette anche di aver discusso con Napolitano un documento programmatico per il rilancio dell'economia, preparato per il capo dello Stato dall'allora banchiere Corrado Passera tra l'estate e l'autunno del 2011. E quando chiedo e insisto:

DE BENEDETTI: IN AGOSTO MARIO MI CHIESE UN CONSIGLIO E IO GLI DISSI DI ACCETTARE
«Io posso testimoniare on the record che Mario Monti è stato mio ospite ad agosto 2011 a St. Moritz e abbiamo parlato del fatto se a lui sarebbe convenuto accettare la proposta... e qual era il momento per farlo. Questo è successo ad agosto, in realtà aveva già parlato con Napolitano, era ad agosto del 2011, a casa mia a St. Moritz».

Carlo De Benedetti non esita. Parla in modo diretto, senza giri di parole. Risponde alla mia domanda su quando il presidente della Repubblica avesse sondato Mario Monti per la prima volta sulla sua eventuale disponibilità a essere ingaggiato come primo ministro al posto di Silvio Berlusconi.

Registrando ogni parola in video, e consapevole che qui si tratta di una storia non scritta di quei cinque mesi che precedono la nomina di Mario Monti alla presidenza del Consiglio, chiedo a De Benedetti di raccontarmi i dettagli. E lui non si tira indietro.

«Be', io passavo, adesso non lo faccio più, qualche giorno d'estate a St. Moritz, e Mario Monti da anni affitta una casa a Silvaplana, per cui ci vedevamo così, da vecchi amici (addirittura Monti ha conosciuto mio padre, è una cosa che risale a un'altra generazione)» comincia il racconto di De Benedetti.

«Mario mi chiede di vederci, allora io ho scelto un locale, una tipica trattoria svizzera un po' fuori St. Moritz. Ma lui all'ultimo momento dice: "Va bene, però io avevo piacere di parlare con te". E infatti gli dico: "Ma vieni a parlarmi prima, vieni a casa". E così è andata. Alle sei di sera ci mettiamo nel mio studio, chiacchieriamo, e lui mi dice: "Guarda che è possibile che succeda questo, tu cosa ne pensi?"».

«"Che succeda che cosa?"».
«"Che Napolitano mi chieda di fare il primo ministro". Perché il presidente della Repubblica aveva già fatto le consultazioni preliminari. Io gli dico: "Guarda, per me è una questione di timing: se te lo chiede a settembre lo fai, se te lo chiede a dicembre non farlo più. Perché non c'è il tempo, è una roba che devi fare subito", e gli ho consigliato sicuramente di farlo».

Romano Prodi, settantaquattro anni, ancora oggi un professore dall'aria familiare e dal fare gioviale ma con una lunga esperienza a capo della Commissione Europea in un momento storico, nel momento di maggior allargamento dell'Unione, è sereno e forse solo un po' amareggiato dopo la batosta che ha preso nelle elezioni per il Quirinale dell'aprile 2013. Anche lui ricorda «una lunga e amichevole conversazione» con il suo ex collaboratore e amico Mario Monti a fine giugno 2011, ben due mesi prima della serata a St. Moritz di Carlo De Benedetti con Monti.

«Ricordo una lunga conversazione» dice Prodi «in cui il succo della mia posizione è stato molto semplice: "Mario, non puoi far nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te"».

Fino a oggi per l'opinione pubblica italiana, così come per la storia, è soltanto nel novembre 2011 che Giorgio Napolitano decide di proporre a Mario Monti il posto di Berlusconi.

In realtà non c'è bisogno di ricorrere alle ricostruzioni o ai ricordi di vecchi amici di Mario Monti come De Benedetti e Prodi. Sentiamo il diretto interessato, intervistato anche lui per questo libro. Lo incontro nel suo ufficio all'Università Bocconi a Milano.
Riferisco a Monti che Romano Prodi ricorda di aver parlato con lui all'inizio dell'estate 2011 e che già allora aveva capito che Monti era più o meno in «stand-by», cioè non ufficialmente incaricato, ovviamente, ma già sondato da Napolitano sulla sua disponibilità a sostituire Berlusconi a Palazzo Chigi.

E aggiungo: «Carlo De Benedetti mi ha detto che lei e la signora eravate a St. Moritz con lui e Sandra Monti. Avete parlato...».
«Silvia» mi corregge Monti sul nome della moglie di De Benedetti, e così comincia a confermare anche lui l'episodio.

«Silvia Monti» dico, correggendomi. «Avete parlato della cosa... quindi nel luglio...».
«Era un po' nell'aria» mi risponde. «Ma il presidente Napolitano ha almeno fatto capire che era una possibilità?».
Ora Monti esita, sembra lievemente irritato, emette un mugolio accompagnato da un gesto con le mani a significare «caspita».

«Altrimenti perché lei avrebbe chiesto consiglio a Prodi su questa possibilità?».
«No, quelle erano conversazioni. Prodi era proprio qui, in questa stanza. Era venuto a trovarmi credo a fine giugno, lo spread allora era a 220, 250, e mi disse: "Ah, preparati, perché quando arriva a 300 ti chiamano". E poi invece è arrivato a 550».
Mentre parla dello spread, Monti si permette una piccola risatina.

«Prodi mi ha riferito di averle detto, presidente, che lei era in una posizione perfetta, invidiabile: "Non puoi fare niente, Mario, per farti nominare, ma se ti nominano non puoi dire di no..."».
«Sì, esattamente. Ha detto proprio così e aveva ragione».
«E quindi a quel punto almeno era chiaro, fra il Quirinale e lei, che se ci fosse stata una crisi e se la situazione fosse precipitata lei sarebbe stato comunque disponibile, se richiesto? On call if needed ?»

«Be', col presidente Napolitano avevamo da...»
«... da tempo?»
«Da tempo, da anni, delle conversazioni non finalizzate a questo, ma...»
«... ma qualcosa è cambiato in quel luglio 2011?»
«Be', le cose sono un po' precipitate, sì».
«E Napolitano, almeno esplicitamente o... com'era? È stato esplicito o ha detto: "Caro Monti, può essere che abbia bisogno di lei, le faccio sapere"? O come è andata?»
«Di te, non di lei» e mentre Monti mi corregge emette un'altra piccola risata, fra il sarcastico e l'orgoglioso, e continua a sorridere.
«Di te».

«Ma io neanche di fronte a un grande giornalista rivelo i dettagli delle conversazioni con il presidente della Repubblica».
«D'accordo, lo rispetto. Ma mi avvalgo della facoltà di usare tutte le altre fonti, insieme con la sua, per fare un quadro completo di quello che...»
«Comunque poi, giusto per la cronaca, questa cosa si è materializzata il 9 novembre 2011».
«La nomina è stata il 9 novembre.»

«Una nomina non ancora a presidente del Consiglio ma a senatore a vita. E il 9 novembre io ero a Berlino per un convegno della fondazione Ralf Dahrendorf, sull'Europa.»
«Il mio maestro alla Lse... » dico a Monti.

«Esatto. Verso sera il presidente Napolitano mi ha chiamato, mi ha detto che aveva appena firmato il decreto di nomina a senatore a vita, io l'ho ringraziato molto, lui ha aggiunto: "Però io vorrei vederti, vieni a Roma il prima possibile"».
«Comunque,» insisto «con rispetto per un grande presidente e vecchio amico, e per la cronaca, anche lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?»

Monti ascolta questa domanda con la faccia dei momenti solenni, e poi, con un'espressione contrita, piega la testa in basso e leggermente a sinistra, evitando così di incrociare il mio sguardo, e con la rassegnazione di uno che capisce che è davanti a una domanda che non lascia scampo al non detto, sussurra la risposta.

«Sì, mi ha... mi ha dato segnali in quel senso.»
Poi, con la tensione che si respirava nella stanza, con l'intervistato e l'intervistatore un po' affaticati dopo questo scambio intenso, c'è stato un piccolo momento di silenzio prima di riprendere la conversazione.

[...]Al Quirinale ho chiesto in agosto, settembre, ottobre e novembre 2013 di poter fare un'intervista al presidente e a tempo quasi scaduto ho chiesto se potesse almeno rispondere a poche domande per iscritto. Ho inviato otto domande al consigliere Maurizio Caprara, responsabile dell'ufficio stampa del Quirinale. La terza domanda per il presidente Napolitano era: «In quale mese del 2011 ha sondato per la prima volta Mario Monti sulla sua eventuale disponibilità a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio?».

Ho avuto tre conversazioni con Caprara, l'ultima quando mi ha chiamato poco dopo le 21 la sera del 17 gennaio 2014. «La vedo difficile realizzare questa intervista, meglio se prosegui senza di noi». Alla mia richiesta esplicita sul perché il presidente non poteva almeno rispondere a quella terza domanda il consigliere replica: «Ma sai, quella domanda su Monti è una domanda un po' troppo contemporanea»[...].

 

napolitano tronoMONTI BERSANI NAPOLITANO CASINI ALFANO NAPOLITANO BERLUSCONI BERLUSCONI NAPOLITANO GLI INTOCCABILI BERSANI MONTI NAPOLITANO BERLUSCONI EDUARDO BARALDI MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI MONTI NAPOLITANOberlusconi ai saldimonti napoMARIO MONTI E GIORGIO NAPOLITANONAPOLITANO PRESTIGIATORE MONTI CONIGLIO DAL CILINDROBERLUSCONI NAPOLITANOrn27 alan friedman egon furstenbergclub bilderberg con monti draghi napolitano BOLDRINI - NAPOLITANO - GRASSO - MONTInapolitano - berlusconiGIORGIO NAPOLITANO E MARIO MONTIBERLUSCONI CARLO DE BENEDETTIMonti Napolitanofri86 friedman dizzy alfonsNAPOLITANO ANDREOTTI COSSIGA PRODI napolitano monti stretta di manode benedetti e gad lerner villa delingegnere

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…