1- CHE DITE? AVRÀ SUCCESSO LA “RIFORMA DELLO STATUTO RAI” COGITATA DA RIGOR MONTIS PER RIUSCIRE A RIPORTARE IN CDA IL PD? RIUSCIRÀ A CONVINCERE I 7 CONSIGLIERI SCELTI DAI PARTITI (3 PDL, 2 PD, 1 UDC, 1 LEGA) A TAGLIARSI LE BALLE, VOTANDO L’AUTORIDUZIONE DEI PROPRI POTERI A FAVORE DEL CONSIGLIERE DI NOMINA GOVERNATIVA? 2- AMORALE DELLA FAVOLA. VUOI VEDERE CHE IL PROFESSORONE VARESOTTO, COME TANTI, COME TUTTI, SI ROMPERÀ LE CORNA CONTRO IL MAMMOZZONE DI MAMMA RAI? ESSÌ, UNA COSA È LA CRISI DELL’EUROZONA, UN’ALTRA È IL MAGGIOR MEZZO MEDIATICO DI PROPAGANDA E CONSENSO POLITICO. E LE ELEZIONI ANTICIPATE BUSSANO ALLE PORTE 3- CURRICULÌ, CURRICULÀ: LA GRANDE BUFFONATA DI INVIARE IL CURRICULUM RAI A MONTI 4- NON DITE A GIULIANO FERRARA CHE IL DIRETTORE DI RAI1 MAURO MAZZA, PER LA PROSSIMA STAGIONE 2012/13, HA PIAZZATO NEL PALINSESTO “QUI RADIO LONDRA” ALLE 14

1- DAGOREPORT
Avrà successo la "riforma dello statuto Rai" di Rigor Montis? Riuscirà a convincere i 7 consiglieri scelti in Commissione di Vigilanza dai partiti (3 Pdl, 2 Pd, 1 Udc, 1 Lega) a tagliarsi le balle, votando l'autoriduzione dei propri poteri a favore del consigliere di nomina governativa e del Dg? Per ridurre o modificare la governance Rai ci vuole una nuova legge, destinata a non passare le forche caudine del Parlamento. In caso di decreto legge, l'urgenza del provvedimento è un po' difficile da scorgere e Napolitano non lo firmerebbe mai.

Amorale della favola. Vuoi vedere che il Professore, come tanti, si romperà le corna contro il mammozzone di mamma Rai? Essì, una cosa è la crisi dell'euro, un'altra è il maggior mezzo mediatico di propaganda e consenso politico. E le elezioni sono alle porte...

PS - Non dite a Giuliano Ferrara che il direttore di Rai1 Mauro Mazza, per la prossima stagione 2012/13, ha piazzato nel palinsesto "Qui Radio Londra" alle 14...

2- NUOVO STATUTO PER LA RAI - I POTERI SU DIRETTORI E STIPENDI A UN CONSIGLIERE DELEGATO
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Cambiare lo Statuto della Rai. E introdurre la figura del consigliere delegato che coinciderà con il membro nominato dal governo. Mario Monti ha scelto come imprimere una svolta nella gestione di Viale Mazzini. Il Cda rimarrà a 9, con i rappresentanti dei partiti. Ma sarà sterilizzato: niente più nomine dei direttori di prima fascia, niente potere di veto sui contratti milionari. Le scelte fondamentali toccheranno a un vero capo azienda insieme con il direttore generale.

«La Rai non si può gestire con le regole attuali», ha ripetuto il premier nelle riunioni a Palazzo Chigi con un pool di giuristi incaricati di sciogliere il rebus. E politicamente «dobbiamo mandare un segnale a Bersani». Al Pd, di fronte alla novità, verrà chiesto di partecipare e non boicottare l´elezione del nuovo Cda.

Monti fa sapere di aver già avuto i «primi incontri» per sostituire il membro del ministero dell´Economia. Domani, in prima convocazione, si riunisce l´assemblea degli azionisti (cioè il Tesoro). Al più tardi l´approvazione del bilancio può arrivare in seconda convocazione, l´8. Da quel momento il governo può scegliere il consigliere di sua stretta competenza e avviare in Rai la rivoluzione dell´amministratore delegato, del Ceo. Al dossier lavorano Monti, il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà, l´altro sottosegretario Paolo Peluffo e il ministro Piero Giarda.

La decisione di modificare lo Statuto è giunta dopo una serie di consultazioni. Gli esperti hanno escluso l´ipotesi di un taglio dei consiglieri. La Rai ha una legge specifica, ci voleva perlomeno un emendamento infilato in qualche decreto. Ma l´intervento ci sarà lo stesso, usando strumenti diversi. Si attende adesso la reazione del Pdl che vede sfumare la conferma di Lorenza Lei e la possibilità di una proroga.

La "pratica" Rai però entrerebbe in un giro più vasto di poltrone in scadenza. Silvio Berlusconi guarda con grande interesse al rinnovo dell´Agcom, l´authority che nelle prossime settimane stilerà il regolamento dell´asta per le frequenze. È una partita in cui il ministro dello Sviluppo economico ha l´ultima parola. Proprio ieri Corrado Passera ha annunciato la pubblicazione dei curriculum dei candidati. Qualche giorno fa Catricalà ha fatto visita al segretario generale dell´Autorità Roberto Viola. Forse si è parlato di frequenze ma anche della possibilità di un salto di Viola alla presidenza di Agcom.

Nella logica dei "tecnici". Il nome di Viola è gradito al Pdl (che in prima battuta sponsorizza Zeno Zencovich) ma osteggiato dal Pd. Se il governo non troverà un compromesso sul nome di Viola potrebbe tornare in corsa Fabio Colasanti, funzionario europeo, direttore generale della Società dell´Informazione, che inizialmente aveva declinato l´offerta. Come membri della commissione il Pd spinge i "politici" Antonello Soro, Roberto Zaccaria, Giovanna Melandri e il professor Antonio Sassano, uno dei massimi esperti europei della materia.

Le Camere cominceranno a esaminare il rinnovo dell´Agcom tra il 21 e il 24 maggio. Negli stessi giorni si procederà al cambio del Garante per la Privacy. In corsa c´è Giovanni Buttarelli, magistrato, già segretario generale dell´authority e oggi vice dell´agenzia europea per la protezione dei dati. Nomina gradita al Pd ma che rientra nello schema dei tecnici. Pier Luigi Bersani punta sull´authority dei trasporti che ancora deve nascere. Alla guida dovrebbe andare Barbara Marinali.

Per il Pd corre Andrea Camanzi. Ma oggi gli occhi sono puntati sulla Rai. Monti apprezza la trasparenza, ha già alcuni curriculum sul tavolo «ma quelli di Freccero e Santoro non sono pervenuti», dice Palazzo Chigi. E Sergio Zavoli è pronto a convocare la Vigilanza per votare i consiglieri dopo aver chiesto al governo i criteri scelti per la nomina.

2- VERTICI RAI IL GOVERNO ACCELERA. «ARRIVATI DIVERSI CURRICULUM» TRA I NOMI MINOLI, ANSELMI, CAPPON E IL MANAGER CAIO. E IL PREMIER AVREBBE VISTO SABELLI (EX ALITALIA)
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

Tempo di ricambio per i vertici Rai. Quindi di altissima fibrillazione politica. Ieri «fonti di Palazzo Chigi» hanno fatto sapere che «diversi curricula sono arrivati al presidente del Consiglio, Mario Monti» il quale «avrebbe già effettuato alcuni incontri per la designazione delle nomine del governo nel consiglio di amministrazione della Rai».

Tanto è bastato per scatenare un corto circuito nell'universo legato al Servizio pubblico. Poi il sottosegretario Antonio Catricalà ha gettato acqua sul fuoco («incontri di Monti? A me non risultano...») però ha ricordato «che bisogna affrettarsi perché il Cda della Rai è effettivamente in scadenza».

I nomi. Monti avrebbe effettivamente visto, nei giorni scorsi, Rocco Sabelli, manager uscente di Alitalia, da tempo nel totonomine come possibile direttore generale. In quanto ai curricula, ce n'è certamente uno sul tavolo di Monti, per la presidenza o la direzione generale: quello di Giovanni Minoli, che lui stesso ha mandato da tempo a Palazzo Chigi dopo aver proposto pubblicamente proprio il sistema della trasparenza delle candidature in base alla vita professionale.

Altri nomi che circolano insistentemente: Giulio Anselmi (per la presidenza), per la direzione generale Claudio Cappon (due esperienze alla guida della Rai), Francesco Caio, attuale amministratore delegato di Avio con un passato in Merloni e Olivetti, Giancarlo Leone, ora responsabile della struttura Intrattenimento della Rai ed ex vicedirettore generale.

Michele Santoro e Carlo Freccero, che si sono pubblicamente auto-candidati a presidenza e direzione generale, spediranno oggi, giovedì, i loro curricula a Palazzo Chigi dove ieri risultavano ancora «non pervenuti». In quanto all'uscente Lorenza Lei, continuano le voci di un appoggio da parte di Silvio Berlusconi.

Il tempo stringe. Domani, venerdì, si riunirà l'assemblea dei soci per varare definitivamente il bilancio Rai 2011. Lì comincerà l'iter del rinnovo. Ieri l'ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza ha incaricato il presidente Sergio Zavoli di «sondare nei prossimi giorni il governo per capire come intende procedere sul rinnovo».

Su proposta di Zavoli ci sarà un incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda il quale, giorni fa, aveva annunciato che il ministero dell'Economia avrebbe designato il consigliere di sua competenza, e successivamente indicato il candidato presidente, solo dopo la votazione degli altri sette consiglieri da parte della Vigilanza, come indica la legge Gasparri. Ma probabilmente Zavoli vuole capire quanto sia autentica la voce secondo la quale il governo intenderebbe intervenire anche sul numero dei consiglieri, riducendoli da nove a cinque. Manovra tecnicamente complessa, visti i tempi.

La prossima settimana la Vigilanza potrebbe trasformarsi in seggio elettorale ma senza sicurezze politiche: sette consiglieri nominati dalla Vigilanza, un consigliere indicato dal ministero dell'Economia che designa il presidente poi sottoposto al voto della Vigilanza. Infine la nomina del direttore generale da parte del nuovo Cda d'intesa con il ministero dell'Economia. Il Pdl insiste per una votazione rapida e un immediato ricambio (Alessio Butti: «Si proceda al rinnovo con la legge vigente»).

Il Pd è fermo sulla posizione espressa dal segretario Pier Luigi Bersani: «Non partecipiamo al voto con questa legge. Santoro e Freccero sono esperti di serie A ma prima serve la riforma della governance». Intanto il direttore generale uscente Lorenza Lei si ritrova a fronteggiare una vera e propria rivolta dei Tg dopo gli annunciati tagli. Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, prevede un imminente sciopero dell'informazione.

L'assemblea del Tg3 ribadisce che sulle risorse per la testata «pesa un taglio di 800 mila euro, da 7,5 milioni di budget 2011 a 6,7 milioni di budget 2012». Il Comitato di redazione del Tg1 ricorda di aver perso in un solo anno un milione di euro e chiede, a proposito dei tagli: «Tutti devono dare il buon esempio, a cominciare dai vertici che dovrebbero semmai ridursi lo stipendio e non aumentarselo». Il Cdr del Tg2 avverte che «l'ultima decurtazione di budget annunciata dalla direzione generale mette a serio rischio la nostra possibilità di garantire un'informazione completa e corretta».

 

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