1. HA PRESO PURE I FINANZIAMENTI PUBBLICI QUESTO SCIAGURATO COMPITINO BRIGATISTA! 2. SCIAGURATO PER DAVVERO È L’ULTIMO FILM DI PIPPO DELBONO “SANGUE”, PROTAGONISTA IL BRIGATISTA GIOVANNI SENZANI, CHE SENZA BATTER CIGLIO E AGGIUNGENDO UN DELIRANTE DISCORSETTO SUL TEMA “TRATTAMENTO DEI TRADITORI NEI MOVIMENTI RIVOLUZIONARI” RACCONTA COME HA TRUCIDATO ROBERTO PECI, FRATELLO DEL PENTITO PATRIZIO PECI, RIUSCENDO A DIRE COSE COME “ANCHE PER PIETÀ, NON ABBIAMO DETTO AL PRIGIONIERO COSA STAVAMO PER FARE” (UNDICI COLPI DI PISTOLA) 3. È UNA VERGOGNA SOLO ITALIANA. IN FRANCIA, AGLI EX TERRORISTI NON È NEMMENO CONSENTITO DARE INTERVISTE AI GIORNALI. DA NOI SOPRAVVIVE UN FIANCHEGGIAMENTO IPOCRITA, UN GIUSTIFICAZIONISMO STORICO CHE DETERMINA UNA SOSTANZIALE COMPLICITÀ POSTUMA CHE INEVITABILMENTE SI RISOLVE IN UNA CELEBRAZIONE DEL PASSATO

1. HA PRESO PURE I FINANZIAMENTI PER QUESTO SCIAGURATO COMPITINO BRIGATISTA
Mariorosa Mancuso per Il Foglio

Siamo tutti più tranquilli. Il Festival di Locarno 2013 ha avuto il suo scandalo porcellone e il suo scandalo politico. Attendiamo invece ancora qualche bel film in concorso, gli ultimi erano collocati sul versante del supplizio.....

... Scandaloso per davvero, anche se verrà celebrato come un capolavoro, è l'ultimo film di Pippo Delbono, arrivato in concorso giusto per incupire ulteriormente l'atmosfera. Sarà bravo in teatro, ma con la macchina da presa è un disastro, si era capito da "Amore carne", girato con il telefonino: un diarietto narcisistico sulla sua condizione di sieropositivo e buddista, privo di qualsivoglia attrattiva per chi non fa parte del fan club. (Woody Allen aveva scritto un racconto sulla lista della lavanderia degli uomini celebri, a noi il filmino con immagini sfuocate ha fatto lo stesso effetto).

"Sangue" è un po' meno innocuo. Pippo Delbono inquadra il brigatista Giovanni Senzani, che senza batter ciglio e aggiungendo un delirante discorsetto sul tema "trattamento dei traditori nei movimenti rivoluzionari" racconta l'esecuzione di Roberto Peci, fratello del pentito Patrizio Peci. Non pago, evidentemente, di aver filmato la feroce esecuzione dopo il lungo interrogatorio dai lui personalmente condotto, riesce a dire cose come "anche per pietà, non abbiamo detto al prigioniero cosa stavamo per fare" (undici colpi di pistola).

Al teatrante muore la mamma, al brigatista muore la fidanzata che lo aspettò negli anni del carcere. Ci informano dei lutti rispettivi, Pippo Delbono filma a lungo mammina sul letto di morte (e se non è tv del dolore questa un'altra non si dà), vorrebbero perfino commuoverci con la lacrimuccia dell'amore materno e coniugale.

Da brivido, e ancor più da brivido saranno gli articoli sul film. Il sedicente buddista dice che a vedere le macerie dell'Aquila verrebbe voglia pure a lui di prendere le armi. Poi deve averci ripensato, e ha preso i finanziamenti per questo sciagurato compitino brigatista.

2. ‘'NON SI SALE IN CATTEDRA SENZA CONFRONTO''
Giusi Fasano per Corriere della Sera

«Ci vorrebbe sempre un contraddittorio in queste occasioni, un pubblico a più voci con chi quegli anni li ha vissuti...».

Sabina Rossa c'era. E li ha vissuti. Era una ragazzina quando nel 1979 le Brigate Rosse uccisero suo padre Guido, sindacalista genovese della Fiom-Cgil. Dopo l'esperienza parlamentare nel Pd il ritorno alla vita di sempre: «Il mio gesto di sobrietà è stato tornare al mio lavoro di insegnante di educazione fisica in un liceo linguistico di Genova.

La infastidisce il fatto che Giovanni Senzani tenga lezioni di terrorismo da Locarno?
«Io non sono mai stata per la censura, sono sicura che per capire fino in fondo la realtà bisogna conoscerla, bisogna discuterne. Ma non si può nemmeno pensare di discuterne salendo in cattedra così, magari davanti a un pubblico di giovani, senza avere davanti una platea a più voci che consenta il confronto».

Trova normale che un ex brigatista mai pentito sia il protagonista del Festival di Locarno?
«Non mi scandalizza. Sono sempre stata dell'idea che non si possa negare il diritto di parola a nessuno, che sia fondamentale garantirlo anche ai brigatisti che oggi sono liberi».

Vedrà il film di Delbono?
«Non ho nulla contro il film ma penso ai ragazzi che lo guarderanno senza conoscere niente della storia recente del nostro Paese...credo che, soprattutto per loro, sarebbe da vedere e da discutere assieme ai soggetti che in tutta questa storia hanno avuto un ruolo».

Senzani parla di Roberto Peci come di un «traditore», del suo omicidio come di «una decisione politica».
«Senzani ha una personalità molto particolare... Ci sono persone che restano arroccate su quei principi là, che non hanno avuto nessun tipo di evoluzione e allora diventa difficilissimo riuscire a fare ragionamenti. Molti, non tutti, sono rimasti fermi sulle loro posizioni come se il mondo non fosse cambiato».

Visti dal 2013 gli anni di piombo sembrano lontanissimi...
«È una pagina chiusa. La Storia ha fatto il suo corso e ha decretato chi sono stati i vinti e chi i vincitori. Sono rimasti pochi superstiti, e si stanno estinguendo».

3. QUELL'INSOPPORTABILE AMBIGUITÀ
Cesare Martinetti per La Stampa

Giovanni Senzani fa bene ad affermare di non voler più essere un «cattivo maestro» ammettendo così esplicitamente di esserlo stato. Ma fa male a dire di aver visto nel funerale di Prospero Gallinari quello di Aldo Moro perché tra i due vi era una differenza radicale: l'uno è stato carnefice, l'altro vittima. In questa ricomparsa pubblica di Senzani (che fu ideologo e militante di quella fazione delle Brigate Rosse che compì l'orrendo crimine di trucidare Roberto Peci per rappresaglia sul fratello pentito Patrizio) c'è l'insopportabile ambiguità che accompagna ogni riapparizione di (ex) terroristi in Italia.

Un giustificazionismo storico che determina una sostanziale complicità postuma. È un fenomeno solo italiano. In Francia, per dire un paese che celebra da anni il lavoro di Pippo Delbono, agli (ex) terroristi non è nemmeno consentito dare interviste ai giornali. Da noi sopravvive un fiancheggiamento ipocrita, pubblicistico, artistico che inevitabilmente si risolve in una celebrazione del passato.

Tutte le rivoluzioni novecentesche sono fallite, ha detto ieri Senzani, «anche la nostra». Passa così il messaggio che fosse un atto rivoluzionario sparare al cuore del leader dc o alla testa di un ragazzo come Peci fosse la «rivoluzione». Sarebbe ora di smetterla. l'Italia ha bisogno di un discorso di verità. Ovunque.

 

 

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