1. IL GOVERNINO-INO-INO DI LETTA NATO PER LE NOMINE STA FACENDO IL SUO DOVERE. IN APPENA 67 GIORNI, SISTEMATE 74 POLTRONE. ALTRI TRE O QUATTRO ENTI E POI A CASA! 2. ECCO: LE SCELTE IN CUI PALAZZO CHIGI NON MOSTRA ESITAZIONI SONO ESCLUSIVAMENTE LE NOMINE. NON L’IMU, L’IVA O LA RIFORMA DELLE PENSIONI, QUESTIONI CHE VENGONO DI VOLTA IN VOLTA RINVIATE A DATA DA DESTINARSI, MA LE POLTRONE 3. VIVA LA CASTA! LA SPENDING REVIEW, AMMESSO CHE ESISTA ANCORA, NON TOCCA NESSUNO DELLE DECINE DI FUNZIONARI E SERVITORI DELLO STATO CHE VENGONO DI VOLTA IN VOLTA PIAZZATI IN UNA DELLE TANTE SOCIETÀ CHE FANNO CAPO ALLA POLITICA

1 - POLTRONIFICIO LETTA
Maurizio Belpietro per "Libero"

Il governo Letta sembra indeciso a tutto tranne quando c'è da nominare qualcuno. Ieri l'esecutivo ha scelto di piazzare ai vertici di Finmeccanica, il colosso pubblico che opera nel settore aerospaziale e negli armamenti, l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Nulla da dire per quanto riguarda il profilo del neo presidente, che essendo stato anche ai vertici dei servizi segreti e sottosegretario con delega agli affari riservati ha il curriculum giusto per occuparsi di roba che scotta tipo Finmeccanica (come è noto l'azienda è invischiata in alcune indagini, la più clamorosa delle quali è quella che riguarda una presunta tangente pagata in India per piazzare degli elicotteri).

De Gennaro è persona capace e assai accorta per non scivolare nonostante la vischiosità del percorso. No, ciò che ci preme far notare non è tanto la sua storia, quanto che le scelte in cui palazzo Chigi non mostra esitazioni sono esclusivamente le nomine. Non l'Imu, l'Iva o la riforma delle pensioni, questioni che vengono di volta in volta rinviate a data da destinarsi, ma le poltrone.

Da quando ha preso il posto di Mario Monti, il presidente del consiglio non se ne è fatta mancare una, non lasciandone libera nessuna. Il nostro Franco Bechis ha provato a fare qualche conto e ha scoperto che ogni giorno l'esecutivo ha piazzato qualcuno. In tutto si parla di oltre una settantina di persone: un record se si pensa ai governi che hanno preceduto quello delle larghe intese.

Né Monti, né Berlusconi in passato si erano infatti dati tanto da fare per piazzare uomini loro nei posti chiave. Altro che maggioranza precaria, qui l'unica cosa che non dà segni di precarietà o di stanchezza è la fabbrica degli incarichi, che vengono distribuiti a raffica, come mai prima d'ora era accaduto. Il premiato poltronificio di Palazzo Chigi è la dimostrazione che l'Italia può essere in crisi e avere anche difficoltà a pagare gli stipendi pubblici, ma non c'è affanno se si tratta di nominare un presidente o un consiglio di amministrazione.

La spending review, ammesso che esista ancora, non tocca nessuno delle decine di funzionari e servitori dello Stato che vengono di volta in volta piazzati in una delle tante società che fanno capo alla politica. Crisi o non crisi, in pensione o provvisoriamente in aspettativa, un posto a un politico o a un alto papavero della pubblica amministrazione non si nega mai.

Non si tratta, come è ovvio, solo di nomine ministeriali, ma anche di indicazioni che provengono da enti locali, comuni o province. In totale c'è chi ha stimato in almeno 30 mila le poltrone occupate in questo modo dalla politica, una cifra di gran lunga superiore a quella dei parlamentari e in assoluto meno contestata di quella degli onorevoli.

La casta di Montecitorio e Palazzo Madama (ma anche delle regioni e delle province) non passa giorno che non finisca nel mirino della pubblica opinione. Quella delle municipalizzate e delle partecipate dallo Stato invece può fare ciò che vuole spesso senza rendere conto a nessuno. Nel passato il centrodestra aveva provato a smontare questa gioiosa macchina di posti, cercando di restituire al mercato, e quindi a criteri economici, alcuni distributori automatici di prebende.

Purtroppo un referendum voluto dalla sinistra (dai Cinque stelle e dall'Italia dei valori in particolare) ha spazzato via la riforma e dunque decretato che agli elettori piace regalare alcune decine di migliaia di stipendi a politici, amici dei politici e trombati e/o raccomandati. Forse ciò è avvenuto all'insaputa degli italiani, i quali si sono fatti suggestionare dalla paura che l'acqua diventasse privata quando invece si voleva solo evitare che qualcuno se la bevesse a scrocco, sta di fatto che è accaduto.

E quanto ciò sia un bene per le casse pubbliche lo si può appurare facendo un salto a Spezia, cittadina retta dalla sinistra, dove l'azienda dei servizi pubblici è un colabrodo pieno di debiti che mette in cassa integrazione i dipendenti. Come si possa rischiare di fallire distribuendo acqua e gas, cioè beni che qualsiasi famiglia consuma, è un mistero. Ma forse ancor più misterioso è perché Letta, invece di chiudere il poltronificio per trovare le risorse che servono a questo paese, continui a sfornare cariche. Invece di far crescere i posti di lavoro, fa crescere i posti per chi il lavoro non vuole tornare a farlo. A noi più che larghe intese queste sembrano larghe e comode sedute per chi le ottiene.

2 - LETTA DA RECORD: REGALA UN POSTO AL GIORNO
Franco Bechis per "Libero"

Le ultime due sono arrivate ieri sera in un comunicato del ministero dell'Economia. Il ministro Fabrizio Saccomanni ha designato per la presidenza di Finmeccanica «il prefetto Giovanni De Gennaro» e per il consiglio di amministrazione della stessa società «l'ambascia - tore Alessandro Minuto Rizzo».

Sono le nomine numero 73 e 74 del governo guidato da Enrico Letta in appena 67 giorni. Più di una nomina al giorno, con un record assoluto negli ultimi lustri, che vale a mostrare almeno un settore in cui Letta non sta con le mani in mano rinviando le decisioni più in là: l'occu - pazione delle poltrone.

Se in 67 giorni Letta e i suoi hanno insediato i propri prescelti su ben 74 poltrone, nello stesso identico arco di tempo iniziale del loro governo Mario Monti (novembre 2011-gennaio 2012) si limitò a 51 poltrone; Silvio Berlusconi (maggio-luglio 2008) si accontentò di 44 poltrone e perfino Romano Prodi (maggio-luglio 2006), che nei suoi primi 67 giorni fece solo 47 nomine nonostante avesse il giovane Letta sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Naturalmente le abbondanti nomine del governo attuale sono - a sentire chi le vara - di grandissima qualità. Lanciando De Gennaro e Minuto Rizzo sul ponte di comando di Finmeccanica il ministro dell'Economia ha tenuto a precisare che «le designazioni sono state individuate sulla base dei criteri e delle procedure ispirati a meritocrazia e trasparenza indicati dalla direttiva del 24 giugno».

A fine maggio la stampa birichina si interrogava: «Chi faranno a Finmeccanica? ». E si rispondeva quasi all'unisono: «De Gennaro!», sottolineando come il prefetto tenesse tantissimo a quella poltrona. Ma per farlo meglio Saccomanni si è fatto una bella direttiva, dove è scritto che le nomine si possono fare solo con criteri di «meritocrazia e trasparenza». Poi ha nominato a capo di Finmeccanica quello stesso De Gennaro che qualunque governo avrebbe dovuto nominare, e si è fatto pure i complimenti per la decisione «trasparente» (e ci mancherebbe: Finmeccanica è una società quotata...) e «meritocratica».

Nel pacchetto di 74 nomine ci sono anche poltronissime, come quella del presidente «provvisorio» dell'Istat, Antonio Golini, vista la vacanza lasciata dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini. O quella del nuovo (e definitivo) ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, preso dalla Banca d'Italia.

È poi toccata a Letta la nomina insieme al Quirinale e al ministero dell'Economia del nuovo direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, che ha preso il posto lasciato vacante da Saccomanni. Importanti anche le nomine della sicurezza: Letta ha scelto insieme al ministro dell'Interno Angelino Alfano il nuovo capo della polizia, Alessandro Pansa, e insieme al ministro della Difesa, Mario Mauro, il nuovo vicecomandante generale dei Carabinieri, Antonio Girone.

Alfano ha anche scelto Leonardo La Vigna alla guida dell'ispettorato di polizia della Camera, ruolo delicato e assunto all'onore delle cronache la scorsa estate, per la decisione sulla scorta e relativo albergo vacanziero dell'ex presidente dell'assemblea di Montecitorio, Gianfranco Fini. Sempre il presidente del Consiglio ha fatto approvare dai suoi ministri la nomina di Gino Paoli alla presidenza della Siae. Porta la sua firma pure la scelta anche la scelta di Alessandra Gasparri come nuovo commissario per la prevenzione della corruzione, e pure la scelta di Giuseppe Sala, nuovo commissario unico governativo per l'Expo di Milano 2015.

Di peso anche la nomina di Enrico Bondi a commissario dell'Ilva. Accompagnata poi dalla scelta da parte del ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, di un ex parlamentare verde come Edo Ronchi a sub commissario. A proposito di ex, grazie a Letta e a Giorgio Napolitano anche Tiziano Treu ha ottenuto una poltroncina al Cnel.

Nell'elencone ci sono poi raffiche di promozioni e di avanzamenti di incarico dei militari, e qui svetta la nomina congiunta fra Mauro (che lo ha prima promosso di grado) e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, di Felicio Angrisano all'incarico di comandante generale delle Capitanerie di Porto. Nel pacchetto ci sono le numerose nomine del ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, dei responsabili regionali degli uffici scolastici.

O di quelli dei beni culturali e paesaggistici promossi dal ministro titolare, Massimo Bray. E anche qualche scelta per le carie strutture ministeriali per cui è stato necessario informare le Camere: lo stesso Letta ha comunicato così di avere nominato Armando Varricchio suo consigliere diplomatico e Carlo Deodato capo degli affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri.

Nelle 74 nomine non sono invece ricompresi gli staff del presidente del Consiglio e dei suoi ministri, che ad ogni cambio di governo vengono profondamente rinnovati per avere collaboratori di stretta fiducia. Non ci sono nemmeno le 35 nomine, pure rese pubbliche dal premier che ne è stato regista assoluto, dei membri tecnici della commissione per le riforme costituzionali: non saranno poltrone stabili, e non godranno di alcuno stipendio, per cui nella tabellona non le abbiamo considerate.

 

LETTA enricol governo lettaenrico letta nuovo premier GOVERNO LETTA IN RITIRO Gianni De GennaroMARIO MONTI LEGGE RESTART ITALIA SILVIO BERLUSCONI fabrizio saccomanni direttore big x prodi romano Antonio Girone Antonio Golini Angelino Alfano l alessandro pansa medium l alessandro minuto rizzo finmeccanica GINO PAOLIENRICO BONDI

Ultimi Dagoreport

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO