1. LA FAMIGERATA “AGENDA MONTI” L’HA SCRITTA IL SENATORE PIDDINO PIETRO ICHINO? 2. IL FILE INTEGRALE DEL “MEMORANDUM PER L’ITALIA”, SCARICABILE DAL CORRIERE.IT, SCATENA IL GIALLO: L’AUTORE E’ IL “PROF PIETRO ICHINO!” (CONTROLLARE PER CREDERE) 3. CURIOSO. PROPRIO IERI IL GIUSLAVORISTA RENZIANO DEL PD HA DICHIARATO DI ESSERE PRONTO A MOLLARE BERSANI PER GUIDARE AL SENATO LA LISTA MONTI IN LOMBARDIA 4. NELLE INTENZIONI DEL MONTICIANI ICHINO DOVREBBE FARE DA “APRIPISTA” (E SUBITO ARRIVATI I PRIMI ADDII) ALLA DIASPORA DEGLI SCONTENTI DA BERSANI VERSO L’ARCA DI MOSÈ

MAIL
Dopo averlo letto su Dagospia ho verificato anch'io l'autore dell "Agenda Monti" scaricando il file del Corriere e cliccando su "proprietà", ed effettivamente l'autore è proprio il "prof. Pietro Ichino"! Il bello è che improvvisamente il Corriere ha chiuso i commenti all'articolo: si possono leggere quelli vecchi ma non se ne possono scrivere di nuovi, facendo notare quanto sopra descritto. Che figura di me.da!

Aldo Peruzzi

Carlo Tarallo per Dagospia

A Natale attenti ai "pacchi"! Può essere taroccato tutto: borse, cinture, scarpe. E agende. Soprattutto quelle che costano care! Un giovane e sospettoso sinistrato napoletano, Amedeo Cortese, ha dato un'occhiata alla "filigrana" dell'Agenda Monti, per controllare che fosse almeno "originale". Ha scaricato il pdf dal sito del Corriere e controllato le "proprietà". E chi risulta essere l'autore? "Prof Pietro Ichino". Chi? Proprio lui! Incredibile ma vero: non si sa come e non si sa perché, il file del "Memorandum per L'Italia" in vetrina su Corriere.it è stato "realizzato" da Ichino. Basta ripetere l'operazione (sito corriere-salva-controlla le proprietà) per verificare. E c'è un altro particolare curioso.

Proprio ieri il quasi-ex "giuslavorista del Pd" ha dichiarato di essere pronto a correre come capolista al Senato della Lista Monti in Lombardia. Non un posto qualunque, ma il nostro prossimo "Ohio", ovvero una delle poche circoscrizioni "swinging" che deciderà se Bersani avrà o meno la maggioranza autonoma in Parlamento. L'uomo che nelle intenzioni del centrotavola dovrebbe fare da "apripista" (e infatti subito sono arrivati i primi addii) alla diaspora degli scontenti da Bersani verso l'Arca di Mosè.

2. PIETRO ICHINO UFFICIALIZZA IL SUO ADDIO AL PARTITO: "SONO PRONTO A COLLABORARE PER IL SUCCESSO DI UNA LISTA MONTI E ANCHE A GUIDARLA, IN LOMBARDIA, SE MI VERRÀ CHIESTO"
Virginia Piccolillo per il Corriere della Sera

«Ascolteremo con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti» ma «già da domani la parola passerà agli italiani». E' cauto il commento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alle parole del presidente del Consiglio Mario Monti. Non reagisce all'analisi del premier che ha individuato nel partito tre linee diverse: «Quella Bersani, quella Fassina e quella Ichino».

Non può. Anche perché di lì a poco Pietro Ichino ufficializza il suo addio al partito: «Sono pronto a collaborare per il successo di una lista Monti e anche a guidarla, in Lombardia, se mi verrà chiesto». Una posizione che genera allarme sull'imminente futuro del Pd, come del Pdl, e sul rischio che Monti sottragga forze a entrambi i partiti.

Massimo D'Alema non crede che destabilizzerà i due poli: «Molti ora cercano di tornare in Parlamento. E Monti può apparire una zattera di salvataggio», sottolinea da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ma il presidente Copasir, che nei giorni scorsi era stato duro sulla possibilità di una discesa in campo di Monti, si mostra ancora dubbioso: «Mentre lancia il messaggio chiaro di proseguire sulla via europea per l'Italia, il presidente Monti, sulle forme di un suo impegno mantiene una riserva e vedremo cosa farà. Ma ha detto con chiarezza che non sarà il capo di tutti quelli che sono contro la sinistra».

Al premier, D'Alema, ricorda «siamo noi quello che lo hanno sostenuto con maggiore coerenza». E fa notare: «Qui c'è da una parte il centrosinistra e da una parte Berlusconi. Sono 20 anni che è così. E noi dobbiamo fermarlo. Siamo capaci solo noi». Sulla possibilità di adeguarsi all'agenda Monti D'Alema è chiaro: «I sondaggi ci danno tra il 32 e il 36%. Sono loro che devono dire se sono d'accordo con una grande forza politica essenziale per il futuro dell'Italia».

Anche perché, aggiunge D'Alema, non basta dire che la prospettiva italiana è con l'Europa: «Io voglio un'Europa con una strategia per la crescita e per il lavoro, che combatta la speculazione finanziaria. Non andare in Europa solo perché ci dicano cosa fare. Di questo vorrei parlare con Monti».

Anche Bersani rivendica il sostegno leale e coerente al governo «anche nei momenti e nelle condizioni più difficili». «Non abbiamo ragione di pentircene. Tuttavia la crisi c'è ancora e anzi - avverte - è davanti alla sua fase socialmente più acuta. Forse è questo quello che è mancato di più nelle parole, pur apprezzabili, del presidente del Consiglio». Sull'agenda Monti rimarca: «Ci stiamo lavorando da anni con proposte precise in vista di una riscossa italiana fondata su moralità e lavoro. Ascolteremo dunque con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti sia laddove coincideranno con le nostre, sia laddove se ne allontaneranno».

E aggiunge: «Adesso bisogna preservare quel che si è fatto di buono e fare quello che non si è fatto fin qui»: «Ci vuole più cambiamento, ci vuole più equità, ci vuole più lavoro. Dunque serve una maggioranza politica non più "strana" ma vera e coerente, saldamente europeista e saldamente riformatrice».

Corregge Monti, Enrico Letta: «Perché dire che il Pd con la Cgil ha sconfitto il terrorismo? Il Pd è nato 5 anni fa ...», obietta in un tweet. Ma sottolinea: «Pd-Monti: competizione leale e dialogo. Nostro avversario comune è Berlusconi».

Anche Rosy Bindi rivendica coerenza: «Monti è una risorsa per il Paese e noi lo abbiamo sempre sostenuto lealmente». Concorda Paolo Gentiloni. Convinto com'è che se il Pd «dilapidasse» i «risultati e i sacrifici» conseguiti dal governo Monti, commetterebbe «un errore». Si schiera con Ichino, Mario Adinolfi e «invita il Pd a non spostare il suo asse a sinistra».
Mentre Stefano Fassina, chiamato in causa da Monti, glissa: «Non ho seguito il dibattito. Sono impegnato in un'assemblea a Centocelle perché verifico il consenso sul territorio».

 

 

 

 

 

PROPRIETà DEL DOCUMENTO DI MONTI BY PIETRO ICHINOmario montiBERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA PIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA ROSI BINDI PIER LUIGI BERSANI PIERLUIGI BERSANI ROSI BINDI Enrico Letta

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...