1- MA QUALE ‘FARE METROPOLI’, “FARE BISBOCCIA” È IL NOME PIÙ AZZECCATO DELLA FONDAZIONE POLITICA INVENTATA DA FILIPPO PENATI, BRACCIO MAL-DESTRO DI BERSANI 2- OSTRICHE E CROSTACEI PER ALLIETARE LE CENE ROMANE, CON CONTI DA 80-100 EURO A CRANIO, SALDATI ANCHE PER GLI OSPITI. AUTENTICHE IMPRESE, COME SPENDERE 47 EURO PER UNO SPUNTINO POMERIDIANO A BASE DI TOAST, IN UN HOTEL MILANESE 3- PER IL SOLO PENATI, FIGURANO OLTRE 20 MILA EURO SPESI IN TAXI E RISTORANTI TRA IL LUGLIO DEL 2009 E NOVEMBRE DEL 2010. INFINE PER COMBATTERE UN GIROVITA IMPORTANTE SUI MANIFESTI ELETTORALI, ECCO LA FATTURA PIÙ PREZIOSA DELLA COLLEZIONE: 4.740 EURO PER “DUE RITRATTI ISTITUZIONALI IN MANICHE DI CAMICIA E CRAVATTA”

Francesco Bonazzi per il Secolo XIX

Ostriche e crostacei per allietare le cene romane, con conti da 80-100 euro a testa, saldati anche per i due o tre immancabili ospiti. Autentiche imprese, come spendere 47 euro per uno spuntino pomeridiano a base di toast, in un lussuoso albergo milanese. Stangate da record, come quel conto da 100 euro per «un pranzo a menu fisso» nel mantovano.

Si devono essere divertiti parecchio, i militari del Nucleo di Polizia valutaria di Milano che hanno ricostruito come sono stati spesi i soldi di Fare Metropoli, la fondazione politica del democratico Filippo Penati, sotto inchiesta a Monza per corruzione e finanziamento illecito ai partiti.

Per il solo Penati, figurano oltre 20 mila euro spesi in taxi e ristoranti tra il luglio del 2009 e novembre del 2010. Incassati i finanziamenti dalle aziende amiche, sembra quasi che Fare Metropoli sia diventata Fare Bisboccia. Fino a quando scoppia lo scandalo delle tangenti di Sesto San Giovanni e la carriera di Penati, braccio destro di Pier Luigi Bersani, subisce l'inevitabile stop.

L'estate scorsa, su mandato dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia, la Finanza sequestra un mare di documentazione nella sede milanese della fondazione di Penati. L'esame della contabilità dice che tra il marzo del 2009 e lo stesso mese del 2011 Fare Metropoli ha incassato 419 mila euro di contributi: 368 mila tramite bonifici bancari e 51 mila in contanti. Tutti quei soldi non c'entrano direttamente con le due sfortunate campagne elettorali che Penati sostiene nel 2009 (provincia di Milano) e nel 2010 (regione Lombardia), perchè i due appositi comitati raccolgono altri 488 mila euro. Anzi, interrogata dai pm il 18 agosto scorso, la responsabile delle campagne, Ida Nora Radice, spiega: «L'associazione non ha finanziato il comitato elettorale, ma è stato il comitato a pagare l'associazione per uno studio sul programma elettorale».

Nelle lettere con cui «l'associazione» chiedeva finanziamenti a banche e aziende, si legge che i soldi servivano «per le attività culturali e di studio della Fondazione». Scrivono i pm che «i soldi così raccolti non sono stati impiegati per nessuna attività politica» e che «Fare Metropoli era un mero schermo, destinato a occultare la diretta destinazione delle somme a Filippo Penati».

Per questi finanziamenti, non registrati correttamente, rischiano il processo Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano, Enrico Corali, alla guida della Banca di Legnano e due imprenditori pugliesi assai legati a Massimo D'Alema come Enrico Intini e Roberto De Santis.

Negli atti depositati due settimane fa a Monza, al momento della chiusura delle indagini, si legge che Penati ha incassato dalla Fondazione 21.502,34 euro in 17 mesi. E che la somma «è giustificata dal rimborso di spese di viaggio, alberghi e consumazioni di pasti». Con le stesse pezze d'appoggio, sono stati liquidati 6.419 euro di rimborsi a Rita Dileo, moglie di Penati, e 12.847 euro al portavoce Franco Maggi.

Con due sconfitte elettorali in rapida successione e l'arcinemico Silvio Berlusconi saldamente a Palazzo Chigi, quell'anno e mezzo per Penati è una vera traversata nel deserto. Per sua fortuna è stato il coordinatore della campagna di Bersani per la segreteria, e questo gli dà un ruolo e una prospettiva a Roma. Sicuramente, in quei mesi è chiamato a pensare strategie e idee nuove per la riscossa del Pd. A guardare le spese della sua Fondazione, probabilmente le pensa a tavola.

A Roma, come narrano le ricevute di pranzi e cene, il compagno Penati si attovaglia a ripetizione nei posti classici del potere esibito. Al Sapore di Mare, dietro Piazza della Minerva, mangia ostriche e crostacei in almeno cinque occasioni con gli amici,per conti che oscillano tra i 130 e i 260 euro. In un caso, peccato quasi imperdonabile, la ricevuta dice che le ostriche sono state bagnate con del Morellino di Scansano.

E poi pranzi e cene al Bolognese di piazza del Popolo (220 euro in tre), alla Rampa di piazza di Spagna, all'Enoteca di via Frattina, all'Osteria ar galletto di piazza Farnese, da Quirino in via delle Muratte e da Mario in piazza delle Coppelle. Con conti che superano spesso i 250 euro.

Ma anche nella sua Milano, Penati si tratta bene. E così a Fare Metropoli tocca rimborsare pranzi luculliani alla Porta Rossa di via Pisani e le cene di pesce al Raw Fish Cafè di via Martiri Oscuri. Ma anche due toast, caffè e aranciata per 47 euro all'hotel Melià e un pranzo da 100 euro tondi «a menu fisso» alla Buganvillea di Sabbioneta.

Poi, per combattere un girovita importante sui manifesti elettorali, ecco la fattura più preziosa della collezione: 4.740 euro allo Studio fotografico Vigo per «due ritratti istituzionali in maniche di camicia e cravatta».

 

BENEDETTA TOBAGI E FILIPPO PENATI ALLE ELEZIONI PROVINCIALI DEL 2009 PENATI PENATI E TABACCI penati e bersani Bersani e Penati di Benny per Libero penati bersani penati bersaniFILIPPO PENATI QUANDO ERA SINDACO DI SESTO SAN GIOVANNI PENATI MARTINA CHISSA FORSE CON WONDERWOMAN VINCIAMO

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