1. MAZZETTE ED APPARTAMENTI PER TUTTI: I 50 ANNI DI POTERE DI DON SALVATORE LIGRESTI 2. NON SOLO CRAXI E BERLUSCONI: GENEROSO E BIPARTISAN, DON SALVATORE HA FINANZIATO PER ANNI UN GIORNALE, ‘’IL MODERNO’’, CHE NON HA MAI VENDUTO PIÙ DI 500 COPIE. ERA L’ORGANO DELLA CORRENTE “MIGLIORISTA” DEL PCI, GUIDATA A MILANO DA GIANNI CERVETTI E A ROMA DA GIORGIO NAPOLITANO. UNA SENTENZA SOSTERRÀ CHE QUEI SOLDI ERANO UN FINANZIAMENTO ILLECITO A UNA CORRENTE DEL PCI-PDS… 3. LA CANCELLIERI, MENTRE È CAPO UFFICIO STAMPA DELLA PREFETTURA, FA LE PR PER LIGRESTI CHE IN QUEL MOMENTO È SOTTO INCHIESTA PER ABUSI EDILIZI E CORRUZIONE, MA È ANCHE OGGETTO DI UNA INDAGINE PER MAFIA (APERTA DA FRANCO IONTA E POI ARCHIVIATA) 4. IN 14 FALDONI D’INCHIESTA DI LIGRESTI C’È UNA SOLA FRASE: “NON INTENDO RISPONDERE”

Gianni Barbacetto per Il Fattoquotidiano

Don Salvatore è un uomo generoso. Le sue case, i suoi alberghi, i suoi soldi erano sempre a disposizione degli amici. Adesso Salvatore Ligresti, travolto dal tracollo Fonsai, rinchiuso agli arresti domiciliari nella sua bella villa nel verde di via Ippodromo, a Milano, è stupito della irriconoscenza dei tanti a cui "ha fatto del bene", in cinquant'anni di carriera.

È tanto generoso, da arrabbiarsi con un suo manager che voleva far pagare il conto a un ospite eccellente del Tanka Village, il suo resort a quattro stelle in Sardegna. "Si è incazzato tantissimo perché io gli avevo detto: no, deve pagare anche, no? Porca puttana! Ah! Ah! Non l'avessi mai detto".

Così davanti al mare cristallino di Villasimius arrivavano politici e ministri, prefetti e direttori di giornali, riveriti e coccolati anche a tavola: "Pare che ci sia un quintale, no, una tonnellata di aragoste in conto!". Uomo pratico, don Salvatore sa che la generosità viene poi ricompensata. Lui non dimenticava gli amici e gli amici non si dimenticavano di lui. Così è stato per molti anni, fino alla caduta.

La Milano da bere

Erano gli anni Ottanta, quando girava per gli uffici del Comune di Milano, ripartizione Urbanistica, con i suoi maglioncini con la cerniera lampo: sorrisi, battute, pacche sulle spalle. Aveva conquistato tutti, dall'assessore all'ultimo impiegato. La caporipartizione, soprattutto, donna potentissima che veniva dalle sezioni del Pci: si chiamava Maria Grazia Curletti ed era preziosissima per sbloccare una pratica o ottenere una licenza. Abitava in un appartamento di via Ripamonti, costruito da Ligresti, ed era spesso ospite dell'hotel-residence Planibel di La Thuile, in Val d'Aosta, proprietà di don Salvatore. Niente di nuovo sotto il sole: le aragoste al mare sono state precedute dai tartufi in montagna.

Inquilini in Comune

Già nei primi anni Ottanta la generosità di Ligresti era nota a Milano. La conoscevano bene i suoi inquilini eccellenti, come l'allora assessore socialista all'edilizia privata, Giovanni Baccaini, che viveva in un'elegante villetta di San Siro concessa a equo canone. E come il potentissimo architetto Andrea Balzani, il deus ex machina del piano regolatore milanese, che aveva lo studio in via Manin, in un palazzo di Ligresti affacciato sui giardini di via Palestro.

In quegli anni l'ingegnere, uomo molto fortunato, vede molti dei terreni agricoli che aveva comprato nella periferia milanese diventare in un baleno preziosissime aree edificabili. Generoso e anche un po' mecenate, don Salvatore, tanto da buttare soldi in imprese intellettuali di nicchia: ha finanziato per anni un giornale, Il Moderno, diretto da Lodovico Festa, che non ha mai venduto più di 500 copie. Era l'organo della corrente "migliorista" del Pci, guidata a Milano da Gianni Cervetti e a Roma da Giorgio Napolitano. Una sentenza sosterrà che quei soldi erano un finanziamento illecito a una corrente del Pci-Pds.

Senza bandiere

Bipartisan in politica, Ligresti non dimentica le istituzioni. Ha sempre avuto molti amici, per esempio, alla prefettura di Milano. Strettissimo il rapporto con Anna Maria Cancellieri, negli anni Ottanta viceprefetto. Nel 1987 riceve addirittura un cronista del Giornale chiamato a rapporto dai Ligresti: l'attuale ministro della Giustizia, mentre è capo ufficio stampa della prefettura, fa le pr per un personaggio che in quel momento è sotto inchiesta per abusi edilizi e corruzione, ma è anche oggetto di una indagine per mafia (aperta da Franco Ionta, proseguita da Piercamillo Davigo e poi archiviata).

In rapporti d'amicizia con don Salvatore anche il prefetto Enzo Vicari e due suoi successori, Bruno Ferrante e Gian Valerio Lombardi. Vicari diventa in seguito presidente di una delle cliniche dei Ligresti, l'Istituto ortopedico Galeazzi, Ferrante passa al vertice di una società controllata da Impregilo, la Fibe.

Bettino e gli altri

Ma la rete dei rapporti dell'ingegnere, fitta e articolata, ha come campioni alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia del Paese. Innanzitutto un Bettino Craxi all'apice del suo potere. Quando Silvio Berlusconi, che diventerà un amico e un alleato, era ancora soltanto un palazzinaro concorrente. È nella craxiana Milano da bere che lo sconosciuto Ligresti, che nel 1978 dichiarava al fisco un reddito di appena 30 milioni di lire, diventa "il re del mattone" e uno degli uomini più ricchi d'Italia.

Mani pulite rivelerà qualche retroscena di quell'amicizia: come le massicce tangenti pagate da Ligresti a Craxi e ai suoi uomini per ottenere gli appalti della metropolitana milanese e per far ottenere alla Sai l'esclusiva dei contratti d'assicurazione dell'Eni.

Banchieri e Pdl

È Ligresti ad accompagnare Craxi da Enrico Cuccia, innescando un contatto prezioso per poi avviare la privatizzazione di Mediobanca sotto la regia dello stesso Cuccia, che sarà eternamente grato a don Salvatore. Dopo la sua scomparsa, l'ingegnere si mette nella scia di un altro banchiere: Cesare Geronzi. Fedele e silenzioso come sempre, sa che nell'ultraitaliano capitalismo di relazione, i rapporti valgono più dei bilanci. Finché dura.

Il finanziere Ligresti era nato in casa La Russa, quando il patriarca Antonino aveva pilotato nelle sue mani le eredità di Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini. Normale che poi i figli di Ignazio La Russa abbiano trovato posto negli accoglienti consigli d'amministrazione delle società di Ligresti. Uomo silenzioso, in 14 faldoni d'inchiesta pieni di parole, dichiarazioni e intercettazioni, di don Salvatore c'è una sola frase: "Non intendo rispondere".

Uomo generoso, ha creato luoghi che diventano icone. Uno di questi è il Tanka Village, dove erano invitati uomini di potere che sono stati utili o lo potranno essere. Un altro, a Roma, è la mitica palazzina di via Tre Madonne dove abitano o hanno abitato Renato Brunetta e Angelino Alfano, Mauro Masi e Italo Bocchino, le figlie di Geronzi e il figlio dell'ex presidente Consob Lamberto Cardia.

Poi ci sono cose che non si vedono. Ne accenna (intercettata) la figlia Giulia, parlando dell'azione del commissario ad acta mandato a presidiare le loro (ex) società: "Perché se il commissario fa saltare fuori che quelli sono tutti mazzettati, Ispav, Consob, cioè erano tutti appagati da Mediobanca per fare questa operazione...". Chiacchiere al telefono, veleno sparso da chi conosce bene quei metodi e sta perdendo l'impero, poco prima che il vecchio don Salvatore fosse rinchiuso nella sua villa, a meditare su quanto sono ingrati gli uomini.


2. IL PALAZZO DI VIA DELLE TRE MADONNE A ROMA PASSATO DALLA FONDIARIA SAI DI SALVATORE LIGRESTI ALLA UNIPOL DOVE RISIEDONO MOLTI INQUILINI FAMOSI - APPARTAMENTI DI 220 METRI QUADRI CON CANONI DA CASE POPOLARI
Grazia Longo per "La Stampa"

Più che un palazzo è un castelletto: tre enormi e lussuosi blocchi neoclassici color giallo arancio con terrazze alberate e fontana con zampilli nel cortile centrale, dietro l'enorme cancello elettrico. La roccaforte romana dove Ligresti ha dato alloggio al gotha politico, bancario e mediatico più in vista del Paese - e molto vicino a Berlusconi - si trova immerso nel verde della zona più vip, via delle Tre Madonne, del quartiere più vip della capitale, i Parioli.

Non c'è neppure bisogno di scorrere i cognomi sui 42 campanelli - la maggior parte dei quali peraltro si limita a una sigla o al nome di una città, tipo New York - per capire che da queste parti in fatto di potere non si scherza. Bastano la Digos e i carabinieri che si alternano di guardia - 24 ore al giorno - perché è qui che abita il vice premier e ministro degli Interni, Angelino Alfano.

E prima ancora di entrare nel merito degli altri inquilini famosi, vale la pena ricordare che oltre alla notorietà possiedono anche la fortuna. Come definire diversamente il prezzo stracciato dell'affitto? Fino a una decina di mesi fa molto al di sotto del prezzo di mercato per appartamento di almeno 220 metri quadri.

Così almeno riferiscono fonti ben informate che negano categoricamente il rispetto del canone dovuto di 6 mila euro al mese. Ed è quanto implicitamente conferma l'Unipol che pur non volendo fornire indicazioni precise sul canone d'affitto, sottolinea che «tutti i contratti sono in via di revisione con un nuovo canone d'affitto». Ma la pacchia per qualcuno è ben lungi dal finire. Perché se è vero che da un anno il patrimonio immobiliare di via delle Tre Madonne 14, 16 e 18 è passato dalla Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti alla Unipol, è altrettanto vero che per molti il contratto d'affitto stipulato con la famiglia Ligresti non è ancora scaduto e quindi resta invariato alla vecchia e vantaggiosa cifra.

Non c'è da stupirsi che in virtù della doppia esclusività, estetica ed economica, in molti abbiano scelta questa come dimora principale. L'ex ministro alla funzione pubblica Renato Brunetta ha da poco fatto le valigie verso altri lidi. Da pochi mesi si è trasferito anche Marco Cardia - rampollo dell'ex presidente della Consob, Lamberto - e avvocato di professione. Attività che tra l'altro gli ha consentito di lavorare come consulente proprio per l'ex padrone di casa Ligresti.

Esce a buttare la spazzatura, invece, l'ex direttore generale della Rai Mauro Masi, in tenuta sportiva da sabato pomeriggio - pantaloni della tuta, camicia e un gilé di piumino - prima di salire sull'auto blu con autista.

Non abita più qui il vice di Fini Italo Bocchino, che ha tuttavia lasciato l'appartamento alla moglie da cui si è separato, la produttrice tv Gabriella Buontempo, che ama far jogging nel parco della vicinissima Villa Borghese. Il suo è l'unico cognome scritto a penna su un cartoncino incollato con lo scotch. Mentre Chiara e Benedetta Geronzi - figlie dell'ex banchiere Cesare condannato a 5 anni per bancarotta fraudolenta - cercano l'anonimato dietro a due lettere.

Ma è evidente a chiunque che la star tra i super inquilini è il vice premier Alfano: abita qui alle Tre Madonne da quando era ministro della Giustizia e in più d'uno si domandavano come potesse accettare di diventare inquilino di Salvatore Ligresti, che già all'epoca della stipula del contratto era un ex pregiudicato condannato in Cassazione per corruzione.

Sia come sia, l'avamposto pariolino dei Ligresti faceva coppia con l'ospitalità che la famiglia riservava ai suoi ospiti più illustri - ministri, parlamentari, prefetti - al Tanka Village di Villasimius, in Sardegna dove venivano offerte tonnellate di aragoste. Generosità che emerge anche da un'intercettazione telefonica tra l'ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti.

Nella lussuosa residenza romana, invece, alloggi da favola per amici importanti che occupano appartamenti gestiti dai fedeli camerieri filippini. Alcuni escono a fare la spesa, ed evitano accuratamente di fornire informazioni. La consegna al silenzio vale oro. Tanto quanto il valore degli alloggi, in barba all'affitto pagato decisamente meno del valore reale.

 

 

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