1. NEL PIU’ ASSORDANTE SILENZIO DEI GIORNALONI, COMPRESI “L’UNITÀ” E IL “MANIFESTO”, È ANDATO IN SCENA, CON BLINDATURA POLIZIOTTESCA DEI MUSEI CAPITOLINI, L’INCONTRO DEL BILDERBERG DE’ NOANTRI, STARRING MONTI, PRODI, IGNAZIO VISCO, FORNERO, CANCELLIERI, NAGEL, MORETTI ETC. E POTERI MARCI ESTERO-VESTITI 2. COLTO SU “IL FATTO” LA PROSSIMA VOLTA DAGOSPIA FARÀ TESORO DI QUESTA PREZIOSA LEZIONE DI ALTO GIORNALISMO E ANZICHE’ RIVELARE LA NOTIZIA DARA’ ASCOLTO A STEFANO FELTRI, INVECE: QUELLI CLUB BILDERBERG SONO SOLTANTO UNA MANICA DI TESTA DI CAZZO CHE VUOLE CAPIRE SE IL MONDO (ECONOMICO) È TONDO O FATTO A PERA 3. ESSÌ, HANNO RAGIONE I GIORNALONI CHE TENGONO PIÙ ALLA PUBBLICITA’ CHE ALLE NOTIZIE

DAGOSPIA DÀ LA NOTIZIA DELLA RIUNIONE BILDERBERG A ROMA
12 novembre 2012 - http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-per-decidere-leuro-commissariamento-di-italia-spagna-e-grecia-i-grembiulini-del-gruppo-46589.htm

1. IL GRUPPO BILDERBERG A ROMA: LE IMMAGINI IN ESCLUSIVA
Foto di Sebastiano Caputo per il blog "L'Intellettuale Dissidente" - http://www.lintellettualedissidente.it/

Piazza del Campidoglio. Solitamente le visite terminano alle 19. Oggi "per problemi di sicurezza - dicono all'ingresso i dipendenti - i musei capitolini chiudono alle 17″.I partecipanti alla riunione del Gruppo Bilderberg faranno una visita esclusiva dei musei alle 19, poi la riunione.

2. IL PREMIER A INDUSTRIALI E BANCHIERI: LA CURA STA FUNZIONANDO
Umberto Mancini per "Il Messaggero"

Prima una serata organizzata da Telecom, ai musei capitolini all'ombra della statua del Marco Aurelio, in onore del premier Mario Monti. Poi, oggi, il super vertice del gruppo Bildenberg all'Hotel De Russie. Obiettivo dichiarato: scambiare opinioni, fare il punto sulla situazione economica e finanziaria, immaginare il futuro.

Insomma, disegnare uno scenario possibile per riavviare la crescita e dare sprint al pil, dribblando la crisi finanziaria e di idee che strozza la ripresa. Al centro, ovviamente, il piano d'azione messo in campo dal premier Mario Monti, che ha ripercorso di fronte ai 70 ospiti italiani e internazionali di Bernabè, quanto fatto in questi mesi dal governo, dalla legge di stabilità alla cura antievasione. Un cura dura ma che sta funzionando. E che ha convinto il gotha dell'economia chiamato a raccolta da Franco Bernabè.

Imprenditori e banchieri, da Diego Della Valle ad Alessandro Benetton, da Enrico Cucchiani, che guida Intesa Sanpaolo, ad Alberto Nagel di Mediobanca, a Gabriele Galateri di Genola delle Generali, all'ex premier Romano Prodi. Uno dei partecipanti, sia all'incontro di ieri Telecom che a quello di Bildenberg, spiega il senso del doppio incontro romano: «la ragione per cui abbiamo scelto la Capitale è semplice. Da una parte spettava al presidente Franco Bernabè indicare una città, dall'altra perchè la Capitale piace davvero a tutti. Per questo abbiamo deciso di riunirci e di farlo alla luce del sole. Le parole di Monti sono state sagge, una linea d'azione che sta funzionando».

Un summit blindato e a porte chiuse ma non segreto. Di altissimo livello, visto che alla cena di Telecom è stato invitato mezzo governo: Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione, Anna Maria Cancellieri, ministro degli Interni, Elsa Fornero, ministro del Lavoro. Era previsto anche l'arrivo di Corrado Passera, che però non è potuto intervenire, visto l'impegno in Sardegna per il caso Sulcis.

C'era invece il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, e l'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti. Ha invece declinato l'invito il sindaco Gianni Alemanno. Oggi, al De Russie, il vertice annuale di Bildenberg, il gruppo nato nel 1954 e al quale hanno partecipato in passato anche Gianni Agnelli e Rockfeller, approfondirà le tematiche relative allo sviluppo e alle criticità congiunturali.

«Non abbiamo nulla da nascondere, non siamo dei carbonari - conclude uno dei partecipanti - si tratta di un summit in cui personalità che hanno una certa influenza mondo dell'economia si confrontano, parlando nella massima libertà. Ed è per questo motivo che le riunioni sono riservate».

3. MARIO FESTEGGIA UN ANNO A CENA CON LA SUA LOBBY
Brunella Bolloli per "Libero"

Attovagliati con vista mozzafiato sui tetti di Roma, i potenti del mondo hanno brindato ai loro affari e, forse, anche a un anno di governo Monti. Più che una cena sembrava un consiglio di amministrazione con i big della finanza, dell'imprenditoria e dell'industria venuti apposta nella Città Eterna per decidere le sorti dell'Europa (chi commissariare e chi no) e dell'Italia in particolare.

Sessione straordinaria dell'esclusivo club Bilderberg, conclave dei grandi e potenti uomini d'affari che ogni anno, dal 1954, sceglie una località per i suoi meeting internazionali. Più che una loggia una lobby, anche se i maligni ironizzano su grembiulini (come nella massoneria) e burattinai occulti, forse perché il club è protetto da una massiccia e impenetrabile cortina di mistero e i temi trattati riguardano i destini del pianeta. Gli aderenti sono gli unici a conoscere date e luoghi dei summit, comunicare con la stampa è vietato.

Sarà per questo che avere conferma della partecipazione del nostro premier, Mario Monti, è un'impresa. Dopo una giornata di rimpalli e silenzi, alla fine da Palazzo Chigi arriva la conferma: il premier è andato alla cena e ha tenuto una breve relazione ("speech") sulle questioni economiche e i temi dell'eurozona.

Il nostro premier è uno dei pochi italiani ammessi al Bilderberg. Figura negli elenchi da quando era docente di Economia alla Bocconi, poi Commissario europeo (una volta è andata anche Emma Bonino ma ora non più), da rettore ed è rimasto da premier. Anzi. Pare che Super Mario non si perda una riunione del prestigioso consesso. È sulla lista Bilderberg da protagonista. Al pari di Paolo Scaroni, Ad di Eni e soprattutto di Franco Bernabè, presidente della Telecom Italia e gran cerimoniere della tre giorni romana.

È targata Telecom, infatti, la regia dell'evento con cena da mille euro a testa sulla Terrazza Caffarelli preceduta da una visita guidata ai Musei capitolini, per l'occasione chiusi al pubblico nell'ala del Palazzo dei Conservatori. E, del resto, quando ricapita di avere in Italia i pezzi da novanta del business internazionale? Il sobrio Monti, che ieri ha ricevuto Cameron e ha parlato al telefono con Obama, deve averne approfittato per festeggiare il suo primo anno al governo.

Invito esteso alla sua squadra di ministri, sebbene trovarne uno che dica «sì, ci vado» è impossibile. Perché la regola aurea è che l'invito al Bilderberg non si smentisce mai né si conferma, mail «no comment» è assertivo. A parte, dunque, Enrico Mentana, che ha smentito di esserci, l'elenco comprende: Lilli Gruber ed Enrico Letta (forse sono andati insieme alla cena dopo ‘Otto e mezzo'), Rodolfo De Benedetti di Cir, Alberto Nagel di Mediobanca, Mauro Moretti delle Ferrovie, Fulvio Conti, Angelo Cardani, Enrico Cucchiani di Intesa, la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, Gabriele Galateri e altri, circa un centinaio di persone.

Perché oltre ai big italiani la lista dei super potenti comprende: Tom Enders, ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark boss della Td Bank, Kenneth Jacobs numero uno di Lazard e pure l'americano capo dell'Alcoa Klaus Kleinfeld, che spera di non essere contestato dopo la chiusura dell'impianto in Sardegna.

Perché è ovvio che tra i nostri rappresentanti del governo e i super boss stranieri ci sono parecchie questioni da discutere, sulla pelle degli italiani. Conflitto di interesse per Monti? Di sicuro Francesco Storace, leader della Destra, è categorico: «Il premier non vada alla riunione di Bilderberg».

Critica anche Giorgia Meloni. Blitz dei ragazzi della Giovane Italia fuori dall'Hotel de Russie: «Vogliamo sapere perché 130 personalità influenti si accordino per decidere le sorti degli stati. Monti ha il dovere morale di riferire il Parlamento sugli esiti di questo incontro, perché è una vergogna che un premier partecipi a riunioni segrete, nelle quali si influenzano i futuri dei popoli a guadagno della tecnocrazia e della finanza». E dopo la cena, oggi riunione segretissima. Top secret anche quella.

4. DAGOSPIA COLTO SU "IL FATTO" FA AMMENDA: NON DOVEVA RIVELARE IN ESCLUSIVA LA NOTIZIA DELLA RIUNIONE DEL CLUB BILDERBERG A ROMA
DAGOREPORT

Il Fatto o fattaccio è questo: da fonte attendibile Dagospia viene a sapere che il gruppo Bilderberg, non la cooperativa dei facchini della stazione Termini, si riunirà a Roma in gran segreto.
Urge verifica, ovviamente.
Nel giro di poco tempo la conferma arriva da uno dei convitati al meeting all'"Hotel de Russie".


Che fare?
Ignorare la "notiziola" o lanciarla sul Web?
La domanda la giriamo a Stefano Feltri del "Fatto" di Padellaro&Travaglio che, con un articolo firmato, ci tira le orecchie per aver scambiato una scampagnata dei soliti potentoni internazionali per una riunione "complottista".
Ma quando e dove?

Cosa replicare allora di fronte a certe rampogne del solito maestrino saccente che sale imprudentemente in cattedra?
Niente.
Abbiamo sbagliato, insomma.

Dovevamo fare come si è comportata la grande stampa dei Poteri marci. Cioè, dovevamo lasciar cadere la gustosa segnalazione, attaccarci al telefono e avvertire gli organizzatori (Telecom) che avevamo avuto la soffiata giusta, ma che - in nome del diritto di cronaca -, ci saremmo astenuti dal pubblicarla.

La prossima volta Dagospia farà tesoro di questa preziosa lezione di alto giornalismo.
Così, potremo risparmiarci le pressanti sollecitazioni dei promotori. Quelle di ignorare l'avvenimento che noi, imprudentemente, abbiamo annunciato sul sito Dagospia. "Inviti" i quali, almeno dalla lettura dei giornali del giorno dopo (neppure una riga sul club Bilderberg a Roma), sono stati accolti, senza battere ciglio, dai vari Flebuccio de Bortoli, Ezio Mauro e compagnia direttoriale bella.

Tutti a "schiena dritta", come dicono (solo nelle cerimonie funebri dei convegni) quelli del mestiere, di fronte a certe veline che ricordano ahimè lo stile censorio del Minculpop mussoliniano.

Invece, Dagospia ha commesso l'imperdonabile errore di spiegare ai suoi affezionati lettori che, per la prima volta, il mitico (e misterioso) club Bilderberg si sarebbe attovagliato a Roma. E che alla "scampagnata" avrebbero partecipato il premier Rigor Montis e una mezza dozzina di ministri del suo gabinetto.

Noi, la curiosità di fare una scappata all'"Hotel de Russie", francamente l'abbiamo avuta. Magari avremmo strappato qualche dichiarazione agli illustri partecipanti sulla possibile svendita all'estero delle nostre ultime imprese-gioiello (Telecom, Unicredit, Generali,Finmeccanica).

Poi, però, dopo aver letto l'articolo controfirmato di Stefano Feltri, ci siamo detti: ma no, non ne vale la pena. E facciamo contento pure il simpatico e bravo Bebè Bernabè (stavolta lo scriviamo senza alcuna ironia), che al Feltri Stefano paga una collaborazione a La7.
Beato lui che in tempi di crisi dell'editoria può contare, grazie alla Bilderberger Gruber, sul doppio lavoro.

Dunque, abbiamo sbagliato.
E chiediamo ancora venia a Stefano Feltri per aver anticipato un avvenimento che i suoi promotori, la Telecom di Bebè Bernabè, voleva tenere gelosamente segreto.
E chi sa perché.
E, soprattutto, Dagospia si cosparge la testa di cenere per aver pubblicato un articolo anonimamente (Dagoreport) contravvenendo alla regola aura del sito di firmare, rigorosamente, tutto il suo notiziario, non solo con il cognome, D'Agostino, ma anche col nome, Roberto.

Il che rivela, ancora una volta, che spesso i giornalisti non leggono gli altri media. E neppure il quotidiano su cui scrivono. Altrimenti Stefano Feltri avrebbe potuto documentarsi che su "il Fatto", a firma Carlo Tecce, è apparso un articolo in cui si spiega come la "segretezza" del club Bilderberg continui a intrigare i cronisti di mezzo mondo. E a far discutere.

A dare ascolto a Stefano Feltri, invece, si tratta soltanto di una manica di testa di cazzo che vuole capire se il mondo (economico) è tondo o fatto a pera. Come la sua testa stordita. Comunque come cronista (mancato) merita "8 e mezzo".

 

 

STEFANO FELTRI jpegFranco BernabèMonti - ForneroENRICO CUCCHIANI Galateri DIEGO DELLA VALLE jpegAlessandro BenettonROMANO PRODI FRANCO BERNABE POLIZIA MUNICIPALE A GUARDIA DEI MUSEI CAPITOLINI DOVE SI SVOLGE LA CENA BILDERBERG MUSEI CAPITOLINI PRIMA DELLA CENA BILDERBERG A ROMA MARIO MONTI ARRIVA ALLA CENA BILDERBERG AI MUSEI CAPITOLINI DECINE DI UOMINI DI SCORTA L HOTEL DE RUSSIE BLINDATO PER LA CENA BILDERBERG IGNAZIO VISCO ARRIVA ALLA CENA BILDERBERG GLI OSPITI STRANIERI ALLA CENA BILDERBERG AI MUSEI CAPITOLINI ELSA FORNERO ARRIVA ALLA CENA BILDERBERG

Ultimi Dagoreport

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...

giorgia meloni nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein matteo ricci

DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO LA SETTIMANA DI FERRAGOSTO, REGISTRA UN CALO DI 6 PUNTI PER FRATELLI D'ITALIA RISPETTO ALLE EUROPEE 2024 (IL PARTITO DELLA MELONI, DAL 29% PASSEREBBE AL 23) - A PESARE È LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE, DALLA PRODUTTIVITÀ CALANTE DELLE IMPRESE A UN POTERE D’ACQUISTO AZZERATO DAI SALARI DA FAME - IL TEST DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, CHE CHIAMA ALLE URNE 17 MILIONI DI CITTADINI,   POTREBBE DIVENTARE UN SEGNALE D'ALLARME, SE NON LA PRIMA SCONFITTA DELL’ARMATA BRANCAMELONI - A PARTIRE DALLE PERDITA DELLE MARCHE: IL GOVERNATORE RICANDIDATO DI FDI, FRANCESCO ACQUAROLI, È SOTTO DI DUE PUNTI RISPETTO AL CANDIDATO DEL CAMPOLARGO, IL PIDDINO MATTEO RICCI - LA POSSIBILITÀ DI UN 4-1 PER IL CENTROSINISTRA ALLE REGIONALI, MESSO INSIEME ALLA PERDITA DI CONSENSI ALL'INTERNO DELL'ELETTORATO DI FDI, MANDEREBBE IN ORBITA GLI OTOLITI DELLA DUCETTA. NEL CONTEMPO, DAREBBE UN GROSSO SUSSULTO AI PARTITI DI OPPOSIZIONE, SPINGENDOLI AD ALLEARSI PER LE POLITICHE 2027. E MAGARI FRA DUE ANNI LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SARÀ RICORDATA SOLO COME UN INCUBO...

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - GENERALI, MEDIOBANCA, MPS, BPM: NESSUN GOVERNO HA MAI AVUTO UN POTERE SIMILE SUL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO - MA LA VITTORIA DI OGGI DEI CALTA-MELONI PUÒ DIVENTARE LA SCONFITTA DI DOMANI: “SENZA UN AZIONARIATO DI CONTROLLO STABILE IN GENERALI, NON BASTERÀ LA SBILENCA CONQUISTA DI MEDIOBANCA PER METTERE AL SICURO LA GESTIONE DEL RICCO RISPARMIO ITALIANO (800 MLD) CHE TUTTI VORREBBERO RAZZIARE” - L’ULTIMA, DISPERATA, SPERANZA DI NAGEL GIACE TRA I FALDONI DELLA PROCURA DI MILANO PER L'INCHIESTA SULLA TORBIDA VENDITA DEL 15% DI MPS DA PARTE DEL MEF A CALTA-MILLERI-BPM – UNA SGRADITA SORPRESA POTREBBE ARRIVARE DAGLI 8 EREDI DEL VECCHIO - PIAZZA AFFARI? SI È FATTA GLI AFFARI SUOI: METTERSI CONTRO PALAZZO CHIGI PUÒ NUOCERE ALLA SALUTE DI UNICREDIT, BENETTON, MEDIOLANUM, FERRERO, LUCCHINI, UNIPOL, ENTI PREVIDENZIALI, ETC. – L’ERRORE DI NAGEL E GLI ''ORRORI'' DI DONNET: DA NATIXIS AL NO ALLO SCAMBIO DELLA QUOTA MEDIOBANCA CON BANCA GENERALI…

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...