1. UNA BOMBA ESPLODE SU CULATELLO BERSANI: GRAZIE ALLA LEGGE ANTI-CORRUZIONE VOTATA DAL PD DI BERSANI, PRESCRITTI GLI IMPUTATI DEL PROCESSO PENATI! - 2. LA LEGGE VOLUTA DALLA SEVERINO E VOTATA IN CORO DA PD E PDL (SOLO IDV CONTRO) SALVA I PROTAGONISTI DEL ‘’SISTEMA SESTO’’: ESTINTI I REATI PER GLI UOMINI DELLE COOP - 3. TRA DUE MESI IL MOMENTO PRESCRIZIONE ARRIVERÀ ANCHE PER LO STESSO PENATI, EX BRACCIO DESTRO DI CULATELLO, A GIUDIZIO PER CORRUZIONE E FINANZIAMENTO ILLECITO - 4. “REPUBBLICA” ATTACCA (MA A PAGINA 13): “LA SENTENZA DI MONZA È LA PRIMA DI UNA LUNGA SERIE. IL GOVERNO E I PARTITI LO SAPEVANO, MA SONO ANDATI AVANTI LO STESSO, MESCOLANDO BUGIE E IPOCRISIE. E C’È ANCORA CHI SI MERAVIGLIA DELLO TSUNAMI GRILLO?’’ - 5. 21 GENNAIO 2013: COSÌ MUSSARI GUIDAVA LA SEVERINO NELL'INCHIESTA SULLO SCALO DI SIENA -

Condividi questo articolo


Paola SeverinoPaola Severino

1 - I COIMPUTATI DI PENATI PRESCRITTI GRAZIE ALLA LEGGE ANTI-CORRUZIONE
Sandro De Riccardis per "La Repubblica"


Prescrizione per le presunte tangenti per la riqualificazione dell'area Falck, prescrizione per quelle sugli appalti della ex Marelli, prescrizione per le consulenze fittizie alle cooperative rosse. Finiscono in un vicolo cieco alcuni dei filoni più importanti del "Sistema Sesto", l'inchiesta dei pm di Monza Franca Macchia e Walter Mapelli sui presunti appalti pilotati. Un sistema che, per l'accusa, ruotava intorno a Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della provincia di Milano. Il colpo di grazia all'inchiesta è arrivato dalla legge "anticorruzione" del guardasigilli Paola Severino.

GIORDANO VIMERCATIGIORDANO VIMERCATI

La nuova "concussione per induzione" ha ridotto le pene (da 12 a 8 anni) e rimodulato i termini di prescrizione (da 15 a 10). Così ieri il gup Giovanni Gerosa ha dovuto dichiarare estinto il reato per gli uomini delle coop rosse - il vicepresidente del Consorzio Cooperative Costruttori, Omer Degli Esposti, i due consulenti, Gianpaolo Salami e Francesco Agnello, beneficiari di consulenze per 2,4 milioni per «prestazioni inesistenti» - e per Giordano Vimercati, ex braccio destro di Penati, che però resta nel processo per altri episodi di corruzione.

FILIPPO PENATIFILIPPO PENATI

Per Penati, ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, il nodo-prescrizione sarà affrontato il prossimo 13 maggio, nell'udienza del giudizio immediato: allora si capirà se il politico si avvarrà o meno dell'estinzione del reato. «Se il decreto "anticorruzione" avrà effetti sul mio processo - aveva promesso nei mesi scorsi Penati - rinuncerò alla prescrizione». Oltre a Vimercati, il gup ha rinviato a giudizio l'imprenditore Piero Di Caterina; l'architetto Renato Sarno; Norberto Moser, Bruno Binasco e la società Codelfa del gruppo Gavio.

PIERLUIGI BERSANI CON LA BANDIERA DEL PDPIERLUIGI BERSANI CON LA BANDIERA DEL PD

Per Penati restano in piedi le imputazioni relative alle presunte corruzioni del Sitam, il sistema di trasporti pubblici locali, alla terza corsia della A7, alla finta caparra di una compravendita tra Binasco e Di Caterina, grande accusatore del "Sistema Sesto". Il gup ha dichiarato l'incompetenza di Monza sui circa 368mila euro di presunti finanziamenti illeciti alla fondazione Fare Metropoli.

Tra i dieci indagati, l'ex banchiere Massimo Ponzellini e gli imprenditore Enrico Intini e Roberto De Santis, vicini al Pd pugliese. Tutte le elargizioni erano nell'ormai famoso file excel sequestrato all'architetto Renato Sarno, in carcere da oltre quattro mesi. In questi giorni, il professionista - per la procura, «collettore di tangenti» per Penati - avrebbe fatto le prime ammissioni ai pm, spiegando di aver avuto un ruolo nella raccolta dei fondi per l'ex politico Pd. Una sua istanza di patteggiamento è stata in questi giorni respinta dalla procura. L'inchiesta dei pm Macchia e Mapelli va intanto avanti sull'ultimo filone d'indagine: la supervalutazione del 15% della Serravalle, venduta nel 2005 dai Gavio alla Provincia, con una plusvalenza da sogno per il gruppo di Tortona, pari a 179 milioni di euro.

2 - UN COLPO DI SPUGNA, TRA BUGIE E IPOCRISIE
Da "La Repubblica"

«Vogliamo una legge, subito, ma non un compromesso al ribasso». Era il 5 ottobre di un anno fa, quando "Repubblica" consegnava al ministro della Giustizia Severino le 250 mila firme dell'appello per il varo immediato di una seria legge contro la corruzione. Già allora denunciammo le gravi contraddizioni del testo concordato tra il governo e la «strana maggioranza» che, nel riscrivere le norme sulla concussione, aveva ridotto le pene e quindi i tempi di prescrizione, con effetti nefasti su importanti processi in corso, da Penati a Berlusconi. Non fummo ascoltati.

PIERO DI CATERINAPIERO DI CATERINA

La legge passò, Monti esultò e il Guardasigilli assicurò che non ci sarebbe stato alcun «colpo di spugna». Solo cinque mesi dopo la sentenza del Gup di Monza (probabilmente la prima di una lunga serie) dimostra purtroppo che "Repubblica" aveva ragione, e la Severino aveva torto. La legge anti-corruzione incide eccome sui processi in corso, a favore degli «imputati eccellenti». Il governo e i partiti lo sapevano, ma sono andati avanti lo stesso, mescolando bugie e ipocrisie. E c'è ancora chi si meraviglia dello tsunami Grillo? [m.gia.]

3. ARCHEO, 21 GENNAIO 2013: COSÌ MUSSARI GUIDAVA LA SEVERINO NELL'INCHIESTA SULLO SCALO DI SIENA - UN'INFORMATIVA TIRA IN BALLO IL GUARDASIGILLI, ALLORA DIFENSORE DI UN ALTRO INDAGATO: "SPINTA ALLO SCONTRO CON LA PROCURA"
Gian Marco Chiocci -per Il Giornale

ENRICO INTINIENRICO INTINI

Un guaio tira l'altro, come le ciliegie. Non a caso è giudiziariamente alla frutta l'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena e poi dell'Abi, Giuseppe Mussari, protagonista dell'incredibile operazione a perdere di Antonveneta e in second'ordine sui «derivati», proprio oggi a rischio di rinvio a giudizio per un'altra brutta storia: quella dell'ampliamento dell'aeroporto senese di Ampugnano che lo vende indagato per concorso morale per i reati di falso e turbativa d'asta.

In mattinata è prevista udienza davanti al gup e a meno di un nuovo rinvio presto sapremo se Mussari andrà alla sbarra insieme ad altre 14 persone per la vicenda Galaxy, dal nome del fondo di investimenti francese (nell'orbita della Cassa depositi e prestiti) che stando all'accusa avrebbe usufruito di una corsia preferenziale per vincere la gara d'appalto del settembre 2010, annus horribilis del crac per l'acquisizione da parte di Mps della banca del nord est.

roberto desantisroberto desantis

REGISTA OCCULTO NELL'OPERAZIONE
Per i pm di Siena, Mussari avrebbe ricoperto un ruolo di primo piano nell'operazione anche se la questione «non avrebbe dovuto riguardarlo - scrivono i carabinieri - a meno che l'ipotesi investigativa, cioè che la privatizzazione dell'aeroporto di Siena sia avvenuta a seguito di accordi maturati in seno agli istituti bancari senesi e la Cassa deposito e prestiti, non sia corretta».

Che Mussari possa essere stato una sorta di regista occulto, è la Gdf a sottolinearlo: «Alcune intercettazioni attestano la preoccupazione degli indagati e soprattutto il ruolo verticistico di Giuseppe Mussari che segue con attenzione la vicenda e cerca di rassicurare gli altri protagonisti dell'operazione». Si preoccupa per gli altri, e per se stesso anche se non poteva/doveva sapere delle indagini sul suo conto, e nemmeno immaginare che era intercettato con persone a lui riconducibili.

Ma nell'ottica di rassicurare tutti, spulciando fra migliaia di atti dell'inchiesta del pm Nastasi, spunta questo passaggio sul suo sospetto iperattivismo che nelle carte finisce per incrociare il nome dell'attuale ministro della Giustizia, Paola Severino: «Particolarmente significativa è poi l'intercettazione tra Mussari e l'avvocato De Martino, difensore di fiducia dell'avvocato Rizzi Raffaele Giovanni; non si comprende davvero lo spirito del Mussari, che non sapendo di essere indagato dispone direttamente dei difensori degli altri indagati impartendo dei veri e propri ordini;

MASSIMO PONZELLINI DAL FATTOMASSIMO PONZELLINI DAL FATTO

si deve far presente per comprendere il senso della conversazione sottostante che il presidente della banca ha personalmente e direttamente incaricato l'avvocato Paola Severino di seguire la vicenda e di coordinarsi con gli altri difensori Fabio Pisillo e Enrico De Martino in una sorta di vero e proprio muro contro muro con la Procura della Repubblica, cercando di ingaggiare una vera e propria partita».

LA GUERRA AI PM E IL RUOLO DELLA SEVERINO
Voleva la guerra ai magistrati, Mussari. Al telefono sbotta: «Sono il braccio armato del comitato (l'associazione contro l'aeroporto, ndr) e questo merita una reazione (...). Possono fare quello che vogliono, intercettare, guardare nei conti correnti, quello che vogliono ma devono rispettare le regole e noi per difendere noi stessi dobbiamo chiedere il rispetto delle regole. Serve una reazione (...). Nel pomeriggio arriverà la collega da Roma (Paola Severino)» per fare il punto e coordinarsi.

Per la sua strategia, a detta della Gdf, Mussari punta sull'avvocato Severino, formalmente incaricata di difendere (oggi non più) un coindagato di Mussari, Raffaele Rizzi, responsabile dell'ufficio legale di Mps nonché componente della Commissione di Valutazione della procedura di evidenza per la privatizzazione dell'aeroporto. L'attuale ministro viene intercettato mentre parla con un altro avvocato, Luisa Torchia (indagata anch'essa) persona di assoluta fiducia di Mussari, «consulente legale di Mps, della Fondazione Mps, di Aeroporto Spa nel procedimento di privatizzazione, consigliere Cassa deposito e prestiti», e soprattutto predestinata a occupare la poltrona di ministro della Funzione pubblica col governo Monti.

penati e bersanipenati e bersani

TORCHIA, LA PROF CHE MONTI VOLEVA FARE MINISTRO
L'incarico è andato poi a farsi benedire per l'insorgere e il deflgarare di questi strascichi giudiziari. La Torchia entra in fibrillazione subito dopo l'invito a presentarsi in caserma. È agitatissima. Telefona a tutti, freneticamente. A cominciare da Mussari («Volevo che tu lo sapessi...») e successivamente alla Severino («mi hanno chiamato i carabinieri...») che prova a calmarla: «Ricordati che come avvocato e consulente della società sei tenuta al segreto professionale».

penati bersanipenati bersani

Le due colleghe entrano nel «tecnico» della vicenda di Ampugnano, discutono di pareri e memorie, di banche e società, dello svolgimento della gara. «Luisa Torchia - si legge in un'informativa - richiama l'avvocato Paola Severino che l'aveva cercata in precedenza perché è stata incaricata dal Mps di fare una istanza di riesame quindi le chiede se può farle una memoria e darle copia dei documenti relativi alla gara».

Poi la Severino rassicura la spaventata collega per le domande fatte dai carabinieri sulla sua consulenza. «La Severino dice di essere sconvolta che il maresciallo non sappia che la Torchia è così conosciuta per la sua competenza di amministrativista (...). Commenta ironicamente di portare un proprio curriculum a questi signori che forse non sanno con chi hanno a che fare...».

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…