1. UNA DOMANDA SI AGGIRA COME UNO SPETTRO NEI PALAZZI ROMANI: QUANTO DURA RENZI? 2. IL SEGNALE D’ATTACCO LO HA DATO MAURO MORETTI. IL GRAN CAPO DELLE FERROVIE È UN CENTRAVANTI DI SFONDAMENTO, GESTISCE UN POTERE ENORME ED È UN UOMO DI APPARATO. HA L’APPOGGIO POLITICO DI FORZA ITALIA, DEI CENTRISTI E DI GRAN PARTE DEL PD 3. TANTE CHIACCHIERE, POCHI FATTI E TROPPI NEMICI: DAI SINDACATI ALLA CONFINDUSTRIA, DA HOLLANDE ALLA MERKEL, DAI SENATORI DA ABOLIRE AI MANAGER DELLE AZIENDE PUBBLICHE DA ROTTAMARE. AGGIUNGERE L’IRA DI WASHINGTON E FORZE ARMATE PER L’IPOTESI DI RIDURRE GLI F-35. IL ROTTAM’ATTORE È GIÀ IN APNEA. E SENZA AVER ANCORA INCISO SU NULLA, SE NON UN PO’ A PAROLE. UN MESE DI GOVERNO E UN SOLO DECRETO 4. E SE PITTIBIMBO NON TROVERA’ LA COPERTURA PER I FAMOSI 80 EURO IN BUSTA PAGA, PER LUI SARANNO DOLORI. DOLORI ALLE EUROPEE E DOLORI PER LA TENUTA DEL SUO GOVERNO

Francesco Bonazzi per Dagospia

Un mese di governo e un solo decreto, quello che rende ulteriormente precaria la precarietà dei contratti a termine. Tutto il resto è slogan. Come quei "dieci miliardi per dieci milioni di italiani" promessi da Renzie nel super-mercoledì delle pentole a Palazzo Chigi, tre settimane fa. In compenso, porte in faccia all'estero e baruffe con tutti quaggiù in Italia. Con un isolamento crescente che non promette nulla di buono.

Ai nuovi governi, di solito, in Italia viene concessa una lunga luna di miele. Prima che i vari potentati attacchino il premier devono succedere fatti gravi: aumenti tariffari negati, sussidi revocati, appalto che non si sbloccano, intromissioni sgradite su banche, assicurazioni e grandi battaglie finanziarie in corso. Il Rottam'attore invece è già in apnea. E senza aver ancora inciso su nulla, se non un po' a parole.

Il segnale d'attacco lo ha dato Mauro Moretti. Il gran capo delle Ferrovie è un centravanti di sfondamento, gestisce un potere enorme ed è un uomo di apparato. Ha l'appoggio politico di Forza Italia, dei centristi e di gran parte del Pd. Ha attaccato Pittibimbo sulla spending review prima ancora che l'inquilino di Palazzo Chigi toccasse palla. Lo ha fatto con una tracotanza di toni che rischia di distogliere l'attenzione dalla vera evidenza della faccenda: Renzie è un peso piuma.

Moretti sa di avere dietro di sé il tifo e l'appoggio di decine e decine di super-manager pubblici che non vogliono farsi tagliare lo stipendio sotto il livello di Re Giorgio (248mila euro l'anno, per loro, sono una miseria). E chissà quanto si stanno divertendo alle spalle di Renzie anche i grandi boiardi in scadenza nelle partecipate dello Stato quotate in Borsa, come Eni ed Enel, Poste e Terna, che hanno i cda in bilico e temono la rottamazione di massa. Sono tutti centri di potere che muovono soldi e pubblicità e se si mettono d'intralcio, o peggio, se giocano contro, possono scatenarti contro giornali, sindacati, politici e opinionisti vari.

Ma non sono questi gli unici potenziali nemici che Renzie ha nel Palazzo. Ci sono i senatori da abolire e ci sono le decine di consiglieri di Stato e di grandi mandarini che ancora con Lettanipote avevano un ruolo importante. E che invece il segretario del Pd ha volutamente ignorato con una scelta coraggiosa, ma azzardata. Specie in questa fase in cui molte poltrone sono vacanti e i vuoti di potere sono tangibili. Come spiega un alto dirigente di Palazzo Chigi sotto garanzia di anonimato, "Siamo in una situazione talmente precaria che un pasticciaccio come quello degli esodati ci potrebbe esplodere tra le mani ogni giorno".

Certo, se i ranghi del governo e il dossier dei provvedimenti presi realmente sono vuoti la colpa non è tutta di Renzie. Ci si è messa anche l'agenda internazionale ereditata da Lettanipote. All'estero, gli è toccato esordire con una gita in Nord Africa, che con tutto il rispetto non è il massimo dell'immagine. Poi è andato a Parigi dal compagno di Pse Hollande e s'è preso una bella porta in faccia: l'ha rimproverato perfino di aver inciuciato con Belrusocni per la riforma elettorale. E come ha raccontato questo disgraziato sito, il presidente francese gli ha negato il manforte nella lotta contro il "patto di stupidità" e gli ha ribadito che "le regole si rispettano". Detto da uno che rischia di sfondare il 4% è ancora più insultante.

Con questo bel viatico, e il suo pesante cappotto sommariamente abbottonato, Pittibimbo è quindi andato a rapporto da Angela Merkel. Le ha anche portato una maglietta della Fiorentina, che come gadget-simpatia è giusto un po' meglio di un paio di Tod's dell'amico scarparo. Le ha illustrato per ore le sue magiche riforme future e la Cancelliera si è come sempre definita "impressionata". Che non sai mai se è un complimento o una presa per il culo. Poi gli ha ricordato: l'Italia deve rispettare tutti gli impegni sul deficit e sulla riduzione graduale del debito pubblico. Amen e via andare.

Con gli Stati Uniti di Obama l'esordio non è stato dei migliori. Una fuga di chiacchiere sulla spesa per gli F35 da tagliare ha allarmato l'ambasciata Usa a Roma, che pure lo trova decisamente simpatico. E adesso il rischio è che a fine mese, quando Obama verrà a Roma per fare visita a Bergoglio, al monellaccio toscano sia riservato un frettoloso saluto al duty free.

Mentre Renzie conseguiva questi risultati internazionali, arricchiti da un incontro con Barroso piuttosto ruspante e da una partecipazione al Consiglio d'Europa che non ha lasciato segno alcuno, in Italia si completava con la Cgil e la Confindustria il fronte degli oppositori interni. Mancano i camionisti di traverso ai caselli e un bello sciopero degli impiegati pubblici (polizia e carabinieri sono già sull'orlo della protesta) e la luna di fiele è al gran completo. In compenso, con l'idea di ridurre gli F-35 si è messo contro Washington e le forze armate.

Per salvarsi, dunque, non resta che dare davvero quei "10 miliardi a 10 milioni di italiani" in busta paga. Il problema, come anche questo modesto sito ha sostenuto fin dal primo minuto, è che le coperture sono scritte sull'acqua. Renzie raddoppia la scommessa sulla Spending review di Lurch Cottarelli, ha provato a forzare sul vincolo del 3% e spera in effetti autoindotti del ciclo economico. L'ultima idea, come svela oggi Repubblica, è quella di mettere in busta paga una sorta di "bonus Renzi" (aridatece il Banana!) e di aumentare le stime della crescita del Pil.

Si tratta con tutta evidenza di una scommessa da giocatore di poker consumato. Vincerla, insieme alle prossime elezioni, è l'unico modo per far rientrare nel fodero le troppe pistole che sono già state messe sul tavolo.

 

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