ABBI FEDE - LA DIFESA DI EMILIO: NESSUNA “CRESTA”, DA LELE HO AVUTO SOLO 200 MILA €, LA RESTITUZIONE DI VARI PRESTITI - CERTO C’È UNA BELLA DIFFERENZA CON 1.2 MLN € CHE SECONDO L’AGENTE SAREBBERO FINITI NELLE TASCHE DEL DIRETTORE DEL TG4 - ANCHE IN QUESTO CASO C’È SOLO UNA PERSONA CHE POTREBBE CHIARIRE TUTTO: SILVIO “BANCOMAT” BERLUSCONI - INCORREGGIBILE EMILIO: A RIPORTARE IN ITALIA I SOLDI IN CONTANTI CI PENSÒ “UNA PERSONA CON LA QUALE AVEVO UNA RELAZIONE: AMINA CUBIN, CHE VIVE A CUBA. IO LA INCONTRAVO A LUGANO”…
Paolo Colonnello per "la Stampa"
«Succo d'agave». à il curioso nome del conto svizzero che Emilio Fede aprì il 7 aprile 2010 presso la Bsi di Lugano per ricevere i soldi da Lele Mora. «Io in realtà non avrei proprio voluto aprirlo perché avere un conto estero per me era un rischio e un fastidio...», racconta a verbale il direttore del Tg4.
Ma quanto prelevò da quel conto il giornalista televisivo? 500 mila euro in tutto, ha dichiarato il manager dello spettacolo in carcere. Ma Fede, nei suoi verbali, ridimensiona la cifra a 200 mila euro. Smentito però dal funzionario di banca Patrick Albisetti, che assistette all'arrivo in banca di Mora e Fede e invece ha parlato di una somma complessiva di 350 mila euro: 150 mila ritirati in contanti da Fede il giorno stesso in cui aprì il conto e 200 mila depositati sul «succo d'agave».
Con una curiosità rivelata ai pm dallo stesso Fede nel suo interrogatorio del 26 luglio scorso: a riportare in Italia i soldi in contanti ci pensò «una persona con la quale avevo una relazione». Ovvero «Amina Cubin, che vive a Cuba. Io la incontravo a Lugano ma credo che sia tornata nel suo Paese d'origine...».
Incorreggibile Fede. Ma chi mente e chi ha ragione in questa storia non proprio edificante? à proprio quello che i pm vogliono capire, sostenendo per questo, ieri al tribunale del riesame, che ancora Lele Mora non può essere scarcerato e nemmeno essere messo ai domiciliari come invece hanno chiesto i suoi legali, gli avvocati Luca Giuliante e Nicola Avanzi.
Fede dal canto suo, nega su tutta la linea. Nega soprattutto di aver ricevuto più di quei 200 mila euro da Lele Mora, frutto di diversi prestiti che il direttore del Tg4 sostiene di aver elargito al vecchio amico di bisbocce. E non certo quel milione e passa che invece l'impresario sostiene di avergli dovuto versare per la sua intermediazione con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il convitato di pietra che forse prima o poi potrà chiarire davanti ai pm cosa davvero successe tra lui e i suoi amici delle feste di Arcore. Anche perché Fede nega perfino di essere stato il mediatore dei prestiti a Mora.
«Non risponde al vero quel che dichiara Mora quando in particolare dice che avrebbe chiesto una mia intermediazione con il Presidente... Io per la verità in più occasioni ho detto al Presidente che il nostro amico Lele era in grave difficoltà e che se poteva aiutarlo avrebbe fatto del bene. à stato poi Mora a incontrare Berlusconi e a ottenere da lui il prestito».
E ancora: «à totalmente falso quello che dichiara Mora quando sostiene che per la mia intermediazione con il Presidente avrei chiesto una parte ingente del finanziamento ricevuto».
Non solo: «à totalmente falso quanto sostenuto da Mora con riferimento a una consegna di denaro contante pari a 400 mila euro presso gli studi Mediaset. Consegna che sarebbe avvenuta a ridosso del primo finanziamento da lui ottenuto nel gennaio del 2010. Mi sia consentita una battuta: "se Mora dice di aver portato i soldi negli studi Mediaset, evidentemente non li ha portati per me"».
Emilio Fede poi sostiene di aver già chiarito con Berlusconi di non aver mai fatto alcuna «cresta» sui soldi che il Cavaliere aveva versato a Mora. Almeno 2 milioni e 850 milioni. Ai quali si sarebbero dovuti aggiungere altri 3 milioni di euro. Così come venne deciso una sera di ottobre del 2010 in una saletta riservata di Arcore ad un incontro tra Mora, Fede e Berlusconi. «Poi purtroppo è esploso il caso "bunga bunga" ed io non ho più avuto modo di sentirlo o di vederlo», ha spiegato lo stesso ai pm.
Fede nega anche questa circostanza e sostiene di averla saputa a posteriori: «Ricordo in particolare che il Presidente mi disse: "questa volta non posso proprio aiutarlo perché i miei avvocati me lo sconsigliano"». E si scoprì poi dalle intercettazioni dell'inchiesta sulla prostituzione, come i due tentarono di aggirare i veti dell'avvocato Ghedini, «l'avvocato della minchia», secondo una colorita espressione di Fede.






