ABBIAMO TOCCATO IL FONDO (E NON È UN GRANCHÉ) - IL PIANO JUNCKER DA 300 MILIARDI SI STA RIVELANDO PER QUELLO CHE SEMBRAVA: UNA PARACULATA PER FAR INGOIARE LA NOMINA DEL LUSSEMBURGHESE A CAPO DELLA COMMISSIONE EUROPEA

1. IL PIANO JUNCKER È UNA BUFALA? I PRIMI PROGETTI FINANZIATI DICONO DI SÌ

Da Dagospia del 23 aprile 2015, con articolo di "Formiche.net"

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/piano-juncker-bufala-commissione-aveva-promesso-che-mettendo-99174.htm

 

 

2. FONDI RICICLATI, SUPERBUROCRAZIA E SCARSI EFFETTI SUGLI INVESTIMENTI

renzi tsipras rutte juncker all eurogrupporenzi tsipras rutte juncker all eurogruppo

Federico Fubini per “la Repubblica

 

Il 19 febbraio del 2009 Barack Obama firmava uno dei primi documenti della sua presidenza, uno dei più importanti. Sotto il nome di «American Recovery and Reinvestment Act» stava trasformando in realtà un piano di investimenti pubblici da 831 miliardi di dollari, disegnato per aiutare gli Stati Uniti a riemergere dalla recessione. La proposta era stata presentata al Congresso appena 24 giorni prima, ma era già legge.

 

manifestazione a parigi   hollande e junckermanifestazione a parigi hollande e juncker

Adesso, sei anni e otto mesi di negoziato più tardi, l’Unione europea è sul punto di vivere quello che in teoria doveva essere il suo momento americano: il piano di investimenti proposto da Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione, sarà formalizzato (salvo imprevisti) alla fine di questo mese. La settimana scorsa si è svolta una delle ultime sedute di negoziato fra Commissione europea, Consiglio in rappresentanza dei governi della Ue, e europarlamento. Centocinquanta dignitari in una sala, solo 4 o 5 con diritto di parola. Si tratta articolo per articolo. A giugno il regolamento comunitario è previsto nero su bianco in Gazzetta ufficiale.

 

lagarde e juncker koalalagarde e juncker koala

Ma le somiglianze con l’iniziativa di Obama, caso mai ci fossero state davvero, finiscono qui. Prima ancora di andare in porto, il piano di Juncker tradisce già tutti i segni della sua genesi diversa da quella dell’esperienza americana. Alla Casa Bianca l’obiettivo era attutire i colpi della recessione con investimenti che il settore privato, dopo il crash di Wall Street, non era in grado di assicurare. A partire da Larry Summers, Obama aveva messo al lavoro i suoi migliori economisti per progettare un pacchetto di fondi freschi, efficace per l’economia reale e accettabile dal Congresso.

jean claude junckerjean claude juncker

 

A Bruxelles, la presunta patria dei tecnocrati, il processo si è dipanato in senso opposto. Il piano europeo è partito da un’esigenza di tattica parlamentare, non da una domanda sui bisogni concreti di mezzo miliardo di cittadini dell’Unione. A Juncker serviva un’idea per placare il Parlamento europeo e assicurarsene il voto della sua conferma al vertice della Commissione. Ha proposto il suo «piano».

 

juncker merkeljuncker merkel

Non è strano se anche le trattative finali della scorsa settimana tradiscono questa strana inversione della prova. La bozza di testo del regolamento, al nono «considerando che», ricorda che gli investimenti in Europa sono caduti «approssimativamente del 15% dal picco del 2007». Erik Nielsen, capoeconomista di Unicredit, stima che la vera «domanda repressa» di investimenti in Europa viaggi fra i mille e i 1.500 miliardi di euro. Com’è noto il piano Juncker, ossia il «Fondo europeo per gli investimenti strategici» in gestazione assicura (al massimo) 315 miliardi di investimenti in tre anni.

 

jean claude junckerjean claude juncker

È anche noto che ci saranno solo 21 miliardi di capitale effettivo del Fondo (16 dal bilancio comunitario, 5 dalla Banca europea degli investimenti) a garanzia di investimenti privati 15 volte superiori. Si tratta di un effetto-volano enorme, forse raggiungibile, ma non ottenuto fin qui nei primi progetti-pilota del piano Juncker: quando il mese scorso la Bei ha finanziato in Italia un progetto delle acciaierie Arvedi con 100 milioni di euro, l’effetto-volano di attrazione di fondi privati è stato di appena una volta (altri 100 milioni).

 

il palazzo della commissione europea a bruxelles il palazzo della commissione europea a bruxelles

Quel che si conosce meno, ma è altrettanto poco incoraggiante, è il resto. Il fondo sta generando una nuova, bizantina struttura di burocrazie: uno «Steering Board» o consiglio direttivo per fissarne le «linee guida», con tanto di direttore generale e vicedirettore generale co-nominati da molti soggetti diversi; un «Comitato degli investimenti» (articolo 36 del regolamento) come «fattore chiave per assicurare la fiducia e la partecipazione del settore privato»; in più, su richiesta dei governi, anche un «European Investment Advisory Hub», cioè un altro strato di «consiglieri» per tirare la coperta corta ciascuno dalla propria parte.

 

Eppure al fondo non sarà data personalità giuridica: sarà solo una riga e un conto corrente della Banca europea degli investimenti a Lussemburgo. In fondo in questo contrasto fra pesantezza burocratica e debolezza legale è racchiusa la vera contraddizione del piano Juncker. La Commissione, che dovrebbe finanziarlo con 16 miliardi, ha proposto di farlo togliendone almeno otto dai programmi europei per la ricerca scientifica di base. La Bei, che dovrebbe fornirne altri 5, per il 2015 ha addirittura ridotto il proprio finanziamento. Molti dei fondi sono semplicemente spostati da un capitolo all’altro, con un’etichetta nuova sopra.

Roberto Gualtieri Roberto Gualtieri

 

Roberto Gualtieri (Pd), presidente della commissione Affari economici all’europarlamento, è fra i protagonisti nel negoziato. E sottolinea che non è tutto da buttare: il piano Juncker spingerà la Bei a sostenere progetti più rischiosi, osserva, e l’Italia potrà finanziare la cablatura del Paese a banda larga. Serviranno piani validi e chi li sa progettare. Se mancano quelli, il governo stavolta non potrà cavarsela dando di nuovo la colpa a «Bruxelles ».

 

 

Ultimi Dagoreport

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…