renzi boschi martina

ACCUSE DI PLAGIO E INSULTI: È INIZIATO IL CONGRESSO PD! - DELIRIO TOTALE: DEI 100 RENZIANI, 85 SI SCHIERANO CON MARTINA. CON GIACHETTI E ASCANI C'È SOLO NOBILI, PERSINO LOTTI VA COL GRIGIO REGGENTE. LA BOSCHI ANCORA NON HA DECISO CHI SOSTENERE. DELRIO E MATTEUCCIO SONO PASSATI DA CHIAMARSI ''MOSÈ'' E ''IETRO'' A NON PARLARSI. RESTANO GOZI E SCALFAROTTO, ANIMA E CORPO DEL PARTITO DI RENZI CHE VERRÀ NEL 2019

1 - ACCUSE DI PLAGIO E INSULTI È INIZIATO IL CONGRESSO DEL PD

COSA RESTA DEI DEM

Elisa Calessi per “Libero quotidiano

 

zingaretti ascolta l intervento di gentiloni

Sei candidati, un leader (Matteo Renzi) che resta fuori a preparare, forse, un altro partito, un neo-iscritto (Carlo Calenda) che pensa di farne un altro e un aspirante alla leadership (Maurizio Martina) che vuole cambiare il nome al partito rimasto. È la fotografia - comica o drammatica - del Partito democratico ai nastri di partenza del congresso. «Situazione deprimente», per dirla con Calenda. La posta in gioco, a questo punto, non è tanto la scelta di un segretario, quanto la sopravvivenza stessa del Pd.

 

E della sua comunità, sempre più lacerata, almeno tra i parlamentari, da ostilità anche umane. Con questa incognite non da poco, comincia la corsa. Sono ufficiali, infatti, i nomi dei candidati: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Roberto Giachetti (in coppia con Anna Ascani), Dario Corallo e Maria Saladino.

 

Secondo un sondaggio diffuso da Agorà, Zingaretti è sopra la maggioranza, al 52%, seguito da Martina al 33%. Più indietro Giachetti al 7%. Poi ci sono Boccia al 4%, Saladino al 3% e Corallo all' 1%. Si parte, ma in un clima tutt' altro che esaltante.

 

renzi martina

Martina, ieri, ha proposto di cambiare il nome del Pd e passare a Democratici. Zingaretti, che pure è il favorito, è seriamente preoccupato dalla vita stessa del partito che sta per conquistare: «Io temo e combatto con tutte le mie forze contro la liquidazione, la denigrazione della storia e delle potenzialità di farcela di questo partito». Calenda ha smentito di voler fare un nuovo partito, ma non di voler costruire un «grande fronte democratico», più ampio del Pd.

 

I DUBBI DI PRODI

Renzi prova a restare fuori dal dibattito, ma è impossibile.

Del resto sono troppe le persone che ancora lo considerano il capo. Ieri ha presentato alla stampa il suo docufilm su Firenze. «Qui non si parla del Pd, né del congresso del Pd, né delle primarie. Si parla di qualcosa di più grande del chiacchiericcio quotidiano», ha detto.

RENZI DELRIO

«Qui parliamo di bellezza».

 

Tra i dem, però, si continua a parlare di lui, più che di bellezza. Soprattutto tra i suoi, in pieno smottamento: chi sta con Martina, chi con Giachetti e chi (molti) con nessuno, come Maria Elena Boschi. «Non ho ancora deciso chi sosterrò alle primarie», ha detto, «sicuramente non voterò per Nicola Zingaretti». Ma difficilmente si spenderà per altri: «Ci sono alcuni candidati in pista da mesi ma faccio fatica a capire cosa propongono». E non è l' unica.

 

La corrente dei non schierati o di quanti addirittura diserteranno le primarie è sempre più folta e conta nomi eccellenti.

«Non lo so ancora se andrò a votare a marzo, occorre far politica...», ha detto Romano Prodi. «Mi facciano capire qual è il programma allora posso anche giudicare, non è il numero dei candidati di cui abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di idee grandi».

 

Diffidenza, sbandamento, lontananza. È il clima che si respira. Non solo tra i renziani.

giachetti e ascani si candidano al congresso pd 1

Ieri Roberto Morassut ha accusato Martina di avergli copiato «letteralmente in carta carbone» la sua proposta di fondare i Democratici. «Di questo parlo dal 2016, come è noto, ed ho precisato il senso della mia proposta in un libro pubblicato ad ottobre e che è in libreria». E definisce «vuota e contraddittoria» la candidatura di Martina.

 

RANCORI E FRATTURE

«Siamo alla follia», gli ha risposto Matteo Richetti. «Che peccato che ci sia ancora qualcuno che intende le primarie come una competizione da provare a vincere delegittimando l' avversario». Boccia, invece, ha accusato Giachetti di essere «l' ennesima candidatura di Renzi», fatta da gente «che vuole andare via dal Pd» e che ha come solo obiettivo quello di «provare ad avvelenare le acque».

 

GIACHETTI - LOTTI - FRANCESCHINI

Inutile l' appello di Martina a lasciare da parte «rancori» e «fratture». Si parte, ma tra insulti e accuse. E nella depressione crescente dei militanti. «Questo congresso o lo facciamo bene o si muore», scrive su Facebook Paolo Calvano, segretario dell' Emilia Romagna. «Vi ho ascoltato tutti, dall' iscritta pronta ad ogni battaglia fino ai dirigenti del partito, e posso comprendervi quando mi dite "con tutti i casini che sono successi mi sento demotivato"».

 

 

2 - EX FEDELISSIMI DIVISI - DA GUERINI A DELRIO MOLTI LASCIANO MATTEO

Ettore Maria Colombo per “il Giorno

 

BOSCHI LOTTI

CHI è rimasto al fianco di Renzi tra quelli che fino a ieri si autodefinivano, e con giusto orgoglio, non 'renziani', ma 'renzianissimi'? Parliamo di circa 100 parlamentari, 700 delegati in Assemblea nazionale, 120 in Direzione. Pochi, pochissimi. Da Renzi, ormai, è fuggi-fuggi, nel Pd. In 85 (su 100) hanno firmato per sostenere la candidatura di Martina, in tre stanno con il neonato ticket Giachetti-Ascani (i due del ticket più Nobili), in cinque 'non si schierano' per nessuno (Boschi, Bellanova, Marattin, Ceccanti, Romano).

 

Insomma, una fine ingloriosa. Ecco i principali ex amici di una lunga storia. Per lungo tempo, al fianco di Renzi, c' era 'l' altro Matteo', Richetti: prima fonda un carro suo, poi sale su quello di Martina.

 

serracchiani con guerini

E che dire del rapporto tra Renzi e Delrio? Sui rispettivi cellulari si chiamavano uno (Matteo) «Mosè» e l' altro (Graziano), «Ietro», che di Mosè era il secondo. Poi, durante gli anni di governo, la rottura: insanabile. Poi c' era 'Lorenzo' (Guerini), 'il Forlani di Renzi'. Oggi Guerini capeggia la trasmigrazione del grosso delle truppe (ex) renziane su Martina, ma senza fare un plissé né una polemica. E, con Guerini, ma qui siamo nel campo della Settimana enigmistica, rubrica «Strano, ma vero», se ne va Luca Lotti.

 

ettore rosato (2)

Uno che, per Renzi, era un fratello, più che un amico, prima voleva convergere su Zingaretti, ora andrà su Martina. Del resto, come si sa, quando finisce un amore restano solo i risentimenti e i piatti rotti. Poi ci sono 'gli altri', ma quelli contano assai meno, per Renzi.

 

Per dire, se ne vadano pure Antonello Giacomelli, 'lottiano' oggi e franceschiniano ieri, che ha guidato ben 85 renziani su Martina, e quelli come lui. Renzi, degli ex Ppi-Margherita, non s' è mai fidato anche se, in teoria, anche lui da quella storia viene. E che se ne vadano Ettore Rosato, Lele Fiano, Malpezzi, Morani, Rotta e altre (ex) valchirie. Chi resta, dunque, con Renzi? Roberto Giachetti e Anna Ascani: faranno pura testimonianza, al congresso, con altri pochissimi pasdaran (tipo 'Lucianone' Nobili), mentre tutti gli altri hanno ormai gettato la spugna.

 

ivan scalfarotto

Restano, ovviamente, Sandro Gozi e Ivan Scalfarotto, anima e corpo dei Comitati civici, base del partito del Renzi che verrà (a inizio del 2019).

E, ovvio, resta lei, 'Meb', Maria Elena Boschi: finge distanza, ma è sempre al fianco di Matteo. Perinde ac cadaver, come dicevano i gesuiti, giusto per non citare «la ridotta di Salò».

roberto giachetti saluta sandro gozi

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...