ADDIO A ENZO LO GIUDICE, IL PRINCIPE DEL FORO, “AVVOCATO E MILITANTE COMUNISTA”, CHE DIFESE CRAXI NEI PROCESSI DI MANI PULITE

1. PER ENZO LO GIUDICE

Le condoglianze della redazione di Dagospia a Luca e Salvatore Lo Giudice.

 

2. IL PRINCIPE DEL FORO, CHE DIFESE CRAXI NEI PROCESSI DI MANI PULITE

Luca Fazzo per “Il Giornale

 

Enzo lo giudiceEnzo lo giudice

Mezzo secolo di toga da avvocato, di battaglie in aula, di processi per terrorismo e mafia, non si possono riassumere in un solo caso. Ma per Enzo Lo Giudice, scomparso ieri nella sua casa di Paola, la difesa di Bettino Craxi nei processi di Mani Pulite non fu solo la difesa di un imputato: fu la difesa di un intero modo di intendere la professione di avvocato, il proprio ruolo nel processo, il rapporto con i giudici e con gli accusatori.

 

Quando Lo Giudice entrò in scena sulla ribalta di Tangentopoli, nel gennaio del 1993, Mani Pulite imperversava già da quasi un anno, e il nuovo «rito ambrosiano» al processo penale aveva già imposto le sue regole: cui anche avvocati di pregio e di dottrina non avevano voluto o saputo sottrarsi. Enzo Lo Giudice se ne infischiò.

 

y enzo logiudice ant dipietro2y enzo logiudice ant dipietro2

Entrò in scena con una intervista all'Avanti! in cui attaccava di petto il clima di inciucio generalizzato tra accusa e difesa prodotto dalla sbornia collettiva di quei mesi, con parole che oggi appaiono quasi scontate, ma che allora richiedevano coraggio: parlando di «una incestuosa commistione di poteri lontana mille miglia dalla civiltà giuridica. Esempi? La confessione come condizione di libertà, l'uso strumentale delle circostanze confessate».


La sua apparizione come difensore del segretario del Psi stupì molti, tanto in tribunale che dentro il Partito. Non faceva parte del Gotha né dell'uno né dell'altro. Nel Psi c'era stato brevemente da ragazzo, poi ne era uscito con il Psiup, era approdato l'Unione dei marxisti leninisti, ed era stato responsabile per il Mezzogiorno dei maoisti di «Servire il popolo».

y enzo logiudice 01y enzo logiudice 01

 

Sul percorso che l'aveva portato dal libretto rosso di Mao ai conti esteri di Craxi, si fece più di un'ironia, e lui stesso un po' ci giocava, come quando davanti all'ennesimo avviso di garanzia per finanziamento illecito spiegò ai cronisti che «in fondo anche Lenin rapinava i treni per finanziare la rivoluzione».


Ma dietro queste facezie c'erano due convinzioni profonde e radicate: la prima, che nessuna santa causa potesse giustificare il massacro delle regole del processo penale; la seconda, che l'intera storia dei finanziamenti occulti alla politica italiana fosse più complessa del fumettone di buste gonfie di soldi e di arricchimenti personali che veniva raccontato dai tanti, torrenziali testimoni dell'indagine milanese.

 

Craxi in tribunaleCraxi in tribunale

E non a caso fu lui il primo a evocare la figura di «uno straniero legato all'Olp» come depositario di parte dei conti del Psi, gettando un cono di luce sul tema dei rapporti finanziari tra il partito di Craxi e gruppi di opposizione sparsi per il mondo, che gli inquirenti si guardarono bene dall'approfondire.

Craxi ad Hammamet  Foto di Umberto Cicconi  © Archivio CicconiCraxi ad Hammamet Foto di Umberto Cicconi © Archivio Cicconi


Il 13 marzo 1994 Craxi, cui era stato appena ritirato il passaporto, sparì dall'Italia lasciando Lo Giudice a spiegare ai cronisti che «tornerà presto, questione di giorni». Non tornò più, e morì sei anni dopo, latitante ad Hammamet. Furono anni quasi surreali, con Lo Giudice e il suo collega Giannino Guiso a difendere senza speranze un imputato invisibile su cui piovevano le condanne.

 

Gerardo D\'AmbrosioGerardo D\'Ambrosio

Ma anche allora Lo Giudice non si piegò all'andazzo. Solo sul finale, quando ormai il diabete divorava Craxi, si spese in un tentativo estremo di convincere il pool a sospendere gli ordini di cattura. Andò a bussare alla porta di Gerardo D'Ambrosio, e ne ottenne una cauta disponibilità. Poi qualcun altro mise il veto.

TRIBUNALE DI MILANO
TRIBUNALE DI MILANO


Enzo Lo Giudice era malato da tempo, e all'inizio dell'estate aveva chiesto di tornare in Calabria. Il 16 agosto, con uno sforzo, si era alzato per festeggiare gli ottant'anni. Sul suo ultimo libro, la biografia lo definisce così: «avvocato e militante comunista».

 

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…