ALESSANDRO MAGNA – DIBBA RISPONDE PICCATO ALL’INCHIESTA DEL “GIORNALE” SUI DEBITI DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA, “MINACCIA DI ANDARE AD ARCORE A LEGGERE I VERBALI DEL PROCESSO SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA. FA PRIMA E SPENDE MENO A MANDARLI FUORI SACCO INSIEME ALLE BOZZE DEL LIBRO CHE STA SCRIVENDO PER MONDADORI” – IL PAPÀ “FASCISTA” VITTORIO: “IL ‘PARÀ’ SALLUSTI? HA DA FARSI PERDONARE LA SANTANCHÉ…”

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1 – ALESSANDRO, MAGNA

Estratto dell’articolo di Luca Bottura per “la Repubblica”

 

'IL GIORNALE' CONTRO DI BATTISTA 'IL GIORNALE' CONTRO DI BATTISTA

In risposta a un' inchiesta de Il Giornale che ne sottolineava i debiti del padre (nero come fede, rosso nei bilanci) Alessandro Di Battista ha minacciato di andare ad Arcore a leggere i verbali del processo sulla trattativa Stato-Mafia. Se posso dare un consiglio, fa prima e spende meno a mandarli fuori sacco insieme alle bozze del libro che sta scrivendo per Mondadori. (…)

 

2 – «PAPÀ DI BATTISTA HA DEBITI». IL FIGLIO AMMETTE E ATTACCA: TORNO, NON MI INDEBOLIRETE

Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”

ALESSANDRO DI BATTISTA IN GUATEMALA ALESSANDRO DI BATTISTA IN GUATEMALA

 

«Ebbene sì, la nostra azienda va avanti con enormi difficoltà. Mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto...», ha appena scritto su Facebook Alessandro Di Battista, confermando dunque le «difficoltà» economiche rivelate ieri da un articolo de Il Giornale. Sono le cinque della sera, il termometro nella Tuscia scende in picchiata e il padre di Di Battista, Vittorio, in effetti si trova in

ufficio davanti al computer della società di famiglia, la Di.Bi.Tec srl, a Fabrica di Roma: «Guardi che di anni ne ho 77», dice, dopo aver aperto a un corriere che ha dei pacchi da scaricare in via Madonna della Stradella, in questo paesone del viterbese a 70 chilometri da Roma.

 

Già, la Di.Bi.Tec srl: secondo l’articolo del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, la società — che «commercializza apparecchi sanitari a motore», chiosa il signor Vittorio — sarebbe oggi oberata di debiti verso le banche (151.578 euro), i fornitori (135.373 euro) e perfino i due dipendenti che risultano dall’esame della visura camerale (53.370 euro).

alessandro di battista in messico alessandro di battista in messico

 

«I due Di Battista non pagano debiti e lavoratori», ha così titolato ieri in prima pagina Il

Giornale. Perciò, non resta che chiedere a lui, al presidente della srl nonché padre dell’ex deputato M5S (socio di maggioranza al 30 per cento) ormai in procinto di tornare in Italia, dopo il suo viaggio di sei mesi in Sudamerica con al seguito moglie e figlio piccolo. Ma è vero che non pagate i

dipendenti? «Io non ce li ho più i dipendenti — risponde pronto Vittorio Di Battista —

Siamo rimasti in tre, io, mia figlia Titti (Maria Teresa, ndr) e la signora Carmela Traversari

che in questo momento è in ufficio con me. Siamo tutti soci e lavoratori e da tempo abbiamo rinunciato all’emolumento.

 

vittorio di battista vittorio di battista

La nostra è solo una delle centinaia di migliaia di aziende italiane che non hanno favori...». Sulla porta d’ingresso al piano strada c’è un cartello che riporta agli anni del Muro di Berlino e riproduce la famosa scritta, in inglese, tedesco, russo e francese, del Checkpoint Charlie: «State per lasciare il settore americano». Il signor Vittorio decritta: fuori da quell’ufficio, secondo lui, regna sovrano l’imperialismo. Poi si congeda («Vado avanti sereno...») e da fascista purosangue rivolge al «parà Sallusti» solo una battuta scherzosa: «Lui ha da farsi perdonare la Santanchè...».

 

vittorio di battista vittorio di battista

Il resto, lo affida a Facebook: «Tra le rose e le viole... Oggi sono in vena di filastrocche e

rammentando, come diceva Renato Rascel, che è arrivata la bufera ed è arrivato il temporale, esorto gli amici, i conoscenti ed i segugi al soldo, di leggere, se ne sono capaci, i bilanci».

 

Alessandro Di Battista, invece, da oltreoceano replica con grande durezza: «Eccolo qua, puntualissimo, è arrivato l’attacco del Giornale di Sallusti/Berlusconi alla mia famiglia. Io sono così calmo e tranquillo ultimamente, ma se provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone. Stavolta però per leggere dei pezzi della sentenza sulla trattativa Stato-Mafia...». E ancora: «Pensate di indebolirmi ma ottenete il contrario. Oggi, grazie a voi, ogni piccolo imprenditore italiano sa che un ex parlamentare (lui, ndr), quando era in Parlamento, non si è occupato dell’azienda di famiglia».

 

di battista di battista

E infine: «Oggi Il Giornale scopre che la nostra piccola azienda di famiglia ha difficoltà. Chapeau! Gli consiglio di fare altre decine di migliaia di visure camerali ad altrettante Pmi per scoprire la situazione delle piccole imprese italiane. Il carico fiscale è enorme.

 

L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti (tra cui mia sorella)». EaRenzi che lo attacca, Di Battista replica così: «Caro Matteo, so che ti brucia ancora che uno come me ti ha fatto il c... al referendum». Non c’è dubbio: Di Battista sta per tornare.

 

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