trump putin

AMERICA FATTA A MAGLIE - QUELLI CHE QUESTO PRESIDENTE PAGLIACCIO È NELLE MANI DI PUTIN, NON SFIDERÀ MAI LA RUSSIA PERCHÉ LO HANNO AIUTATO CON L'IMBROGLIO A DIVENTARE PRESIDENTE. QUELLI CHE NON HA IDEA DI COME SI GOVERNA E L'UNICA COSA CHE SA FARE SONO I TWEET. QUELLI CHE È UN ISOLAZIONISTA E NON È IN GRADO DI RICOPRIRE IL RUOLO DEI PRESIDENTI D'AMERICA - COSA SUCCEDERÀ NELLE PROSSIME ORE

 

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Quelli che questo presidente pagliaccio è nelle mani di Putin. Quelli che non sfiderà mai la Russia perché lo hanno aiutato loro con l'imbroglio a diventare presidente. Quelli che non ha idea di come si governa e l'unica cosa che sa fare  sono i tweet. Quelli che è un isolazionista e non è in grado di ricoprire il ruolo dei presidenti d'America.

 

TRUMP PUTIN SIRIATRUMP PUTIN SIRIA

Quelli che il ruolo dell'America è finito per sempre, ormai non è più in grado di esercitare alcuna influenza sui fatti del mondo. Quelli che in due mesi e mezzo non ha fatto niente. Quelli che in due mesi e mezzo ha solo preso delle botte. Quelli che il Partito Repubblicano non lo seguirà mai. Quelli che la bolla finanziaria ed economica si sgonfierà. Quelli che i democratici riusciranno a farlo fuori e finirà ignominiosamente con l'impeachment.

 

Ma anche quelli che stavano con Trump perché gli sembrava davvero un servo di Putin, un incapace, offrendo loro finalmente una giustificazione legittima all'essere così visceralmente e stoltamente anti americani. Oggi stanno tutti tramortiti.

 

Donald John Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti e comandante in capo, si porta a casa per il weekend uno schiaffo serio inferto alle speranze di impunità del dittatore siriano Assad, al quale, colpendo proprio la base da cui era partito l'attacco 24 ore prima contro i civili, ha mandato a dire di non provarci mai più; una bella botta a Vladimir Putin che aveva creduto di fingere di essere il garante contro le armi chimiche in Siria e l'unico arbitro in Medio Oriente grazie all'incapacità e alla malafede di Barack Obama; un colpetto finalmente agli altri veri giganteschi mascalzoni che governano a Teheran e che avevano creduto in un'alleanza tattica con la Russia; e già che c'era, con la stessa rapidità e corrispondenza di tempi, ha spedito un avviso alla Corea del Nord in mano al dittatore tutto pazzo che gioca con il nucleare e al suo paese garante, la Cina comunista, il cui premier è in visita negli Stati Uniti proprio in questi giorni.

DONALD TRUMP VLADIMIR PUTINDONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN

 

Si potrebbe ragionare anche d'Europa, e tentare di spiegare che cosa  Trump intenda  per rinnovamento della NATO, ma qui si tratta di morti viventi. Israele ringrazia giustamente, perché erano quattro anni che aspettava che la famosa linea rossa tante volte superata in Medio Oriente venisse fatta rispettare con la forza se necessario, e finora gli era toccato fare da solo, abbandonato dall’ alleato principale americano.

 

La famosa linea rossa era quella che nel 2012 Barack Obama, appena rieletto e reduce dal disastro libico, aveva detto che non avrebbe lasciato superare a Bashar Assad. Nel 2013 in un attacco con armi chimiche Assad massacro’ 1400 persone, Barack Obama si scanso’ per tema di sporcarsi le scarpine.

 

Perciò questa notte, rapidamente, con grande sicurezza, con una telefonata sapiente e furba di preavviso a Mosca, ricordando che come ha detto il segretario di Stato Rex Tillerson, essendo stato violato l'accordo con il regime di Assad garantito dalla Russia di rimuovere l’arsenale di armi , o la Russia ha fallito nel suo impegno, o non è in grado di esercitare il controllo, ovvero “o la Russia è complice o la Russia è semplicemente incompetente”, Donald Trump ha ordinato ai suoi generali di compiere, con l'assenso dell'intero Consiglio Nazionale di sicurezza,  quello che aspettavano con ansia tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'Occidente, oltre che le vite dei bambini e dei civili siriani. Si chiama leadership.

REX TILLERSONREX TILLERSON

 

Tra i commenti contorti del giorno seguente, quasi tutti ispirati dal trauma perché i putiniani e non solo del mondo sono spiazzati, campeggia l'idea di una rappresaglia che potrebbe portare fino al rischio di una terza guerra mondiale. Ma, a parte il fatto che siamo stati negli ultimi quattro anni almeno, se non da prima, molte volte vicinissimi a un pericolo simile, Mosca non farà proprio nessuna rappresaglia perché non è in grado di sostenere una escalation militare contro gli Stati Uniti, la sua potenza di fuoco non è neanche paragonabile.

 

Piuttosto è possibile che Putin si sieda finalmente a un tavolo molto riservato per decidere cosa fare nel dopo Libia, ovvero come dividerla grazie a qualche provvidenziale uomo del regime scelto per il passaggio, con tutto l’esercito, ed evitare così’ che diventi una seconda devastante Libia e un nuovo terreno di occupazione per Isis e terrorismo islamico.

 

Nel tempismo di questa risposta rapida in Siria c'entra anche la visita del premier cinese Xi Jinping,passata un po' sotto silenzio nelle ultime ore ma adesso destinata ad illuminarsi. A Pechino Trump ha mandato a dire che gli Stati Uniti se la Cina non interviene per contenere la minaccia nucleare che obiettivamente Kim Jong-Un rappresenta, sono pronti ad azioni analoghe. Naturalmente è inutile negare che le due situazioni non sono paragonabili perché in questo caso sì che la rappresaglia potrebbe essere forte e colpire la Corea del Sud,visto che il lungo il trentottesimo parallelo ci sono 15000 bocche di fuoco, e addirittura si ragiona su ipotesi di duecentomila morti sudcoreani in un caso così terribile.

bashar al assad bashar al assad

 

Ma appunto è qui che parte il ruolo di Pechino per contribuire a disarticolare l'apparato militare di Kim, e in cambio c'è  il pacchetto del Commercio che Trump intende trattare da una posizione di forza e di richieste precise. Vedremo come andrà a finire,è una partita difficile. Ma chi ha creduto in questi primi 75 giorni che la presidenza Trump portasse molte chiacchiere, tanti tweet e solo sconfitte prendendo come tale il rinvio della riforma sulla sanità o alcuni scossoni all'interno dell'esecutivo o la campagna di fango sui rapporti con la Russia, e dimenticando e ignorando quante leggi e divieti dell'ultima ora di Barack Obama Trump abbia già cancellato, farà bene a pensare che forse è l'esatto contrario.

 

Stasera o lunedì prossimo al massimo il presidente porta a casa anche un giudice della Corte Suprema bravo onesto e competente, Neil Gorsuch, per boicottare la nomina del quale i democratici, che sono gli stessi che nel 2007 lo avevano votato a giudice federale all'unanimità, hanno armato un gigantesco casino di ostruzionismo, costringendo il Partito Repubblicano a rispondere usando altre armi della burocrazia, e trasformando così il Senato, che è sempre stato fuori dal pollaio della Camera, in un secondo inevitabile ring.

 

GORSUCH TRUMPGORSUCH TRUMP

Ma vista l'età e le condizioni di salute di altri giudici della Corte Suprema, almeno due, Kennedy e Ginsburg, potrebbero esserci in un tempo breve altre sorprese, e il metodo dello scontro irragionevole invece del dialogo, scelto oggi, potrebbe ritorcersi pesantemente contro democratici. Provate a pensare a un Trump che invece di 5 giudici conservatori sul 9 a decidere dell'applicazione della Costituzione ne abbia magari nel giro di due anni 7.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…