AMERICA FATTA A MAGLIE - TRUMP SBARCA A ROMA: ALL’INCONTRO CON BERGOGLIO, CHE APRÌ LE OSTILITÀ PIÙ DI UN ANNO FA, RISTABILIRE BUONE RELAZIONI (ALMENO FORMALI) È FONDAMENTALE - LA POLITICA IN ISRAELE, LA SCELTA DEI SUNNITI E IL RIPUDIO DEGLI SCIITI, L’ATTENTATO A LONDRA: I GIORNALI AMERICANI NEL PALLONE DAVANTI AL VIAGGIO DI DONALD IN MEDIORIENTE

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

l air force one a fiumicino l air force one a fiumicino

Il Daily News, quotidiano clintoniano di New York, sostiene addirittura che col suo discorso contro il terrorismo Trump avrebbe peggiorato le cose; un opinionista del Washington Post delira sulla speranza che il papa possa convertire Trump, si suppone al politically correct. Per Alan Dershowitz, il grande avvocato liberal ebreo, Trump in questo viaggio ha fatto tutto giusto, soprattutto come scrive Wall Street Journal, è stato a testa alta, non confondendo l'umiltà con l'umiliazione, e ogni riferimento a Barack Obama non è puramente casuale. Avanti così, molta confusione sotto il cielo.

 

Con una efficace sintesi comunicativa, sapendo di graffiarli nell'orgoglio suicida e nel progetto di conquista e distruzione dell'Occidente, Donald Trump in partenza per Roma chiama losers, perdenti, i terroristi di Manchester. Efficace, ma non è detto che abbia ragione, se ancora una volta basta un giovanotto idiota e plagiato, magari cresciuto dall'Occidente, a fare una strage di ragazzini.

 

 L'Inghilterra quelli come Salman Abedi li ha coltivati e nutriti per troppi anni, ora si è accorta, ma rischia di essere troppo tardi, troppo avanti il Londonistan.

donald e melania trump a roma donald e melania trump a roma

 

L’Europa marcia lieta a Milano, applaude Macron, foraggia la Turchia, segue il modello Merkel, sta a sentire Bergoglio. Amen. Per dire che se il politically correct colpisce in tutto il mondo, se il Partito della Nazione c'è pure a Washington ed è tutto contro Trump, l'America qualche possibilità in più di salvarsi di noi ce l’ha, infatti questo presidente ha eletto.

 

Con la paura fresca dell'ultimo attentato in Inghilterra, e la memoria, almeno per poche ore, ancora fresca sul pericolo del fondamentalismo e del terrorismo islamico, parte anche la serie di dibattiti opinioni e commenti sulla politica in Medio Oriente e naturalmente sul cambiamento appena imposto da Donald Trump con la sua visita a Ryad.

 

donald trump angelino alfano donald trump angelino alfano

Ma anche sui contrasti che inevitabilmente resteranno tali alla fine della visita di domani mattina, mercoledì 24, in Vaticano da Bergoglio, sulla difficile mediazione per un avvio ancora una volta di negoziati tra Israele e palestinesi; infine sulle vistose discrepanze nella politica di accoglienza di clandestini, illegali, profughi, possibili terroristi infiltrati fra di loro, che anche dopo il 27 e il passaggio a Bruxelles resteranno tra la nuova amministrazione americana e l'Unione Europea.

 

Donald Trump ha cambiato alleato in Medio Oriente e selezionato il nemico giurato, rispettivamente l’ Arabia Saudita e chi starà nel golfo con l'Arabia Saudita, e l’Iran e chi sta con l'Iran. Ha imposto questa scelta all'alleato Israele, al quale in cambio ha portato un ritorno di adesione illimitata dopo gli anni oscuri di Barack Obama.

 

jared kushner e ivanka trump a roma jared kushner e ivanka trump a roma

Lo ha fatto senza l'Europa, ma l'Europa nella zona ormai non conta più nulla, completamente sfarinata. Gli effetti ci riguardano però  e non c'è dubbio che è proprio  l’Iran la forza di destabilizzazione  responsabile del caos in Medio Oriente. Prendete il disastro della Siria, 300000 morti e 5 milioni di rifugiati, uno stato parallelo terrorista, antichità, infrastrutture, economia nazionali distrutte.

 

Già nel 2011 quando cominciano le manifestazioni contro di lui, Bashar al Assad avrebbe dovuto cedere e trattare, se ha resistito lo deve solo all'appoggio militare e finanziario di Teheran. La stessa cosa in Libano, dove Hezbollah sopravvive, e tiene la nazione divisa e la frontiera in guerra con Israele, solo grazie all’Iran; o in Iraq dove la pacificazione e ricostruzione del paese sono state rallentate e persino impedite finora delle milizie sciite irachene pagate dall'Iran. Infine lo Yemen, altro campo di battaglia iraniano con l’Arabia Saudita.

 

mohammed bin salman al saud con donald trump mohammed bin salman al saud con donald trump

Veniamo ora al nuovo alleato scelto pensando che il nuovo erede al trono, il principe Salman sia un giovane e moderno riformatore, ipotesi tutta da verificare, pensando che business is business, vedi l'accordo sulle armi miliardario, e pensando che la monocoltura del petrolio sia agli sgoccioli, letteralmente. è una scommessa, meglio dopo il disastro dell'appoggio all'Iran di Barack Obama che ha avuto conseguenze fatali sull'intera area, è l'unica cosa sensata da fare.

 

In prospettiva non è detto che la scelta tra sciiti e sunniti sia possibile. Quando a oscurantismo e a responsabilità nel far dilagare il terrorismo nel mondo, l'Arabia Saudita non è seconda a nessuno, anche perché si potrebbe argomentare che l'Iran può’ riuscire a tornare ad essere quello che era prima dell’orrenda dittatura dei mullah, l’Arabia Saudita non ha niente a cui tornare.

donald trump al muro del pianto di gerusalemme donald trump al muro del pianto di gerusalemme

 

Israele accettato apparentemente di buon grado l'inversione politica imposta da Trump. D'altra parte hanno solo da guadagnare perché Barack Obama aveva tolto loro la forza principale dell'alleanza con gli Stati Uniti esponendoli ai nemici, fino a preparare vere e proprie trappole all'Onu negli ultimi tempi.

 

Non mentiva Benjamin Netanyahu quando ha detto “per la prima volta torno ad avere speranza di negoziare un accordo di pace”, e non potevano lui, il suo governo, il presidente di Israele, che essere felici nel vedere un presidente degli Stati Uniti che nel suo primo viaggio all'estero include Israele, che va al Muro del Pianto, considerato territorio occupato, che costringe  i sauditi alla l'itinerario aereo da Riad a Tel Aviv, che non nomina mai il termine “due Stati”  nei colloqui in Israele né in quelli con i palestinesi.

donald trump al muro del pianto di gerusalemme donald trump al muro del pianto di gerusalemme

 

In cambio chiede loro per poter avviare un negoziato a 3, cosa alla quale hanno lavorato il genero Jared Kushner e il segretario di Stato Rex Tillerson, di fare delle concessioni impensabili fino a qualche tempo fa.

 

Infatti il governo israeliano ha approvato un pacchetto di agevolazioni a favore dei palestinesi di Cisgiordania, tra cui l’accelerazione dello sviluppo di due aree industriali (Jalamah e Tarqumiyah), l’approvazione di costruzioni palestinesi nelle Aree C (sotto giurisdizione israeliana) e l’apertura 24 ore al giorno del valico di frontiera di Allenby Bridge tra Cisgiordania e Giordania. Delusione perché il presidente degli Stati Uniti è ripartito senza formalizzare la promessa di trasferire l'ambasciata a Gerusalemme? In una fase di preparazione negoziati sarebbe stata pura follia.

rex tillerson jared kushner h.r. mcmaster gary cohn rex tillerson jared kushner h.r. mcmaster gary cohn

 

Domani mattina, mercoledì, di buon'ora, c'è l'incontro in Vaticano, dove secondo il Washington Post Trump dovrebbe provare ad essere convertito. intanto la notizia è che l'incontro si fa e non era scontato, stando all'inizio turbolento di relazioni tra il candidato Trump e il Papa Bergoglio. Aprì le ostilità Bergoglio dichiarando di ritorno da un viaggio in Messico nel febbraio del 2016 che Trump, se davvero  aveva certe opinioni sui migranti e sui muri da costruire al posto dei ponti, non era sicuramente un cristiano.

 

L’altro rispose che non era da papà esprimere certe opinioni così poco cristiane, e vai con le scaramucce che non sono destinate a finire con un incontro. Niente è più lontano da Donald Trump, miliardario, imprenditore, amante del lusso, animale televisivo, newyorkese, di Bergoglio, gesuita ideologicamente ispirato, peronista descamisado e anche un po’ cultore della straccioneria, cresciuto in Sudamerica figlio di emigrati nella convinzione che quelli del Nord sono tutti imperialisti. Con Ratzinger si sarebbero intesi, se non altro su Islam e clandestini, probabilmente anche su esagerazioni come quella del cambiamento climatico.

DONALD TRUMP A RIAD DONALD TRUMP A RIAD

 

 Tuttavia la visita è importante, ristabilire buone relazioni almeno formali e’ fondamentale, il Vaticano è un centro diplomatico e di informazioni di straordinaria importanza anche perché intrattiene relazioni con tutti.

 

Al momento, retaggio dei cattivi rapporti di Barack Obama nel suo primo mandato con papa Ratzinger, non c'è neanche una sede dell'ambasciata, è stata chiusa per presunte ragioni di sicurezza la bella struttura all'Aventino,e messa all'interno dell'ambasciata di via Veneto presso lo Stato italiano. Considerata una mancanza di rispetto, potrebbe essere un gentile omaggio che Trump porterà in Vaticano domattina, dopo aver passato le possenti mura che lo circondano.

BERGOGLIO TRUMP BERGOGLIO TRUMP

 

 

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