giulio andreotti balla la tarantella

ANDREOTTI FOR EVER – QUANDO ERA VIVO LO CHIAMAVANO “BELZEBU’” E LO ACCUSARONO DI OGNI NEFANDEZZA, ORA CHE E’ MORTO LO CELEBRANO CON TUTTI GLI ONORI - NEL CENTENARIO DELLA NASCITA UN LIBRO RIEVOCA I RAPPORTI TRA IL DIVO GIULIO E DIVERSE FIGURE DEL CATTOLICESIMO – IL TENTATIVO DI CENSURARE I SONETTI DEL BELLI – COSSIGA: “NON ERA UNO STATISTA ITALIANO, MA UN GRANDE STATISTA DEL VATICANO” – LA FRASE CULT: “IO SONO POSTUMO DI ME STESSO” - VIDEO

 

 

1 - ANDREOTTI IN MOSTRA

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica - edizione Roma”

 

PAPA PIO XII E GIULIO ANDREOTTI

Fra santi, cardinali, sonetti vigorosamente anti-papalini, blasfemi e osceni, ma di altissima letteratura, l' enigma Andreotti si conferma tale, con un sovrappiù di impressionante, ma acuta abilità diplomatica a sfondo censorio, però morbido. Nel gran festival postumo che Roma e l' Italia s' apprestano a dedicare, com' è buono e giusto, al personaggio del Divo per il centenario della nascita si segnala senz' altro un libro di don Roberto Sapienza e Roberto Rotondo.

 

Si tratta de "I miei santi in Paradiso" (Libreria editrice Vaticana) che mercoledì prossimo verrà presentato in Senato, con l' introduzione di Angelo Chiorazzo e la partecipazione del presidente della Cei, monsignor Gualtiero Bassetti, e di Gianni Letta. Vi si esaminano, con tanti documenti inediti, i rapporti fra Andreotti e tante figure del cattolicesimo, per lo più santi, beati e servi di Dio, da La Pira a Madre Teresa, da Padre Pio a don Milani, da don Mazzolari a Escrivà de Balaguer, passando per quattro Papi. Ma c' è dell' altro.

i miei santi in paradiso cover

 

Per esempio la lettera con cui nel 1953 il giovane sottosegretario di De Gasperi risponde a monsignor Montini, futuro Paolo VI, in risposta a un "appuntino" del cardinal Dell' Acqua da cui si deduce l' infastidita preoccupazione della Santa Sede per l' edizione integrale dei Sonetti di Giuseppe Gioachino Belli (la storica raccolta Mondadori introdotta da Giorgio Vigolo).

 

I tre volumi, in realtà, sono già usciti e Andreotti li manda a Montini facendogli notare come siano lussuosi e "letterariamente raffinati", quindi per pochi lettori.

ANNA MAGNANI E GIULIO ANDREOTTI

Anche lui si dichiara "molto sconcertato" per "la crudezza generica ed ecclesiasticamente specifica" di molti sonetti. Ma il carattere di "classico", fa notare, "sconsiglia ogni intervento...poliziesco".

 

Donde la soluzione: si potrebbe "intervenire presso Mondadori perché, una volta esaurita l' edizione e dovendosi ipotizzare la ristampa, si concentri l' opera in un solo volume opportunamente curato". In coda il dispositivo, che più andreottianamente astuto e spregiudicatello non poteva configurarsi: "Se poi qualcuno dei nostri 'letterati' volesse fare una cernita da sottoporre a Mondadori credo che sarebbe assai utile". La storia offre davvero tanti risvolti, compreso il mistero su quel "nostri" (italiani? Vaticani?). Ma certo allora la politica, e l' arte del governo erano più complesse e anche più divertenti da ricordare di un tweet o una foto su Facebook.

GIULIO ANDREOTTI E ALCIDE DE GASPERI

 

2 - ANDREOTTI L'EXTRA-TERRENO

Antonio Polito per il “Corriere della Sera”

 

La vita di Giulio Andreotti, nato cent' anni fa, è intrecciata in modo inestricabile con quella dell' Italia. Al punto che, quando è stata portata in un' aula di tribunale per essere processata, la giustizia degli uomini non è riuscita a sciogliere il nodo. E il processo del secolo (scorso), che doveva accertare se il massimo vertice politico della Repubblica avesse per anni agito agli ordini del massimo vertice della mafia, «si è concluso nel modo più andreottiano che si potesse immaginare: con una verità in chiaroscuro, sfuggente, quasi contraddittoria».

 

GIULIO ANDREOTTI BALLA LA TARANTELLA

La nuova e aggiornata versione della già classica biografia di Massimo Franco, che esce ora con il titolo C' era una volta Andreotti (Solferino), ha il merito di farci capire l' indissolubilità di quel nodo. Tutti sappiamo che il «divo Giulio» fu assolto due volte, con sentenza confermata in Cassazione. Ma sappiamo anche che i procuratori che lo portarono davanti al giudice, in primis Gian Carlo Caselli, allora capo della Procura di Palermo, negano di essere usciti sconfitti dal processo. In primo grado - ricordano - l' assoluzione fu accompagnata dalla vecchia formula «per insufficienza di prove».

 

GIULIO ANDREOTTI IN FAMIGLIA

Mentre la sentenza d' appello ritenne che il reato di associazione per delinquere era stato commesso fino alla primavera del 1980, quando non esisteva ancora quello di «associazione mafiosa»; e perciò prescritto. Accettano un' autocritica solo sulla famosa vicenda del «bacio» tra Andreotti e Riina: doveva essere l' asso nella manica dell' accusa e invece si trasformò in un boomerang, togliendole credibilità.

 

Dobbiamo dunque augurarci che la discussione sul centenario dello statista rinunci all' inutile tentazione di riaprire i processi. E non solo perché un' assoluzione è un' assoluzione è un' assoluzione, per parafrasare Gertrude Stein. Ma perché il giudizio storico si è già dimostrato incommensurabile con il giudizio penale. E a noi oggi interessa solo il primo, l' unico che non sia ancora stato emesso.

GIULIO ANDREOTTI CON DE GAULLE

 

La confusione tra questi due piani è stata invece a lungo la regola. Beppe Grillo, quando era uno showman, diceva che nel celebre profilo della schiena di Andreotti si nascondesse la «scatola nera» di tutti i misteri patrii. «A tratti - scrive Franco - si ha l' impressione che l' Italia, o almeno un' Italia, abbia sentito la necessità di processare Andreotti e la Dc per spiegare a se stessa quanto era accaduto nei decenni precedenti: insomma per trovare una verità consolatoria, più che per arrivare alla verità».

 

E ha ragione. Ma perfino tra gli avversari di Andreotti, tra chi pure lo considerava un politico cinico e senza scrupoli, si avvertì un sospiro di sollievo quando fu assolto. La prova della sua colpevolezza avrebbe infatti trasformato cinquant' anni di storia nazionale in una storia criminale. E questo non poteva permetterselo nessuno che l' avesse vissuta con dignità e consapevolezza, da qualsiasi parte della barricata militasse.

 

GIULIO ANDREOTTI E ARAFAT

C' è un episodio raccontato dall' autore che spiega bene questo sentimento. A un certo punto i procuratori convocarono tutti gli uomini di scorta di Andreotti per capire se era possibile che fosse sfuggito al loro controllo per il tempo necessario a incontrare Riina.

 

«Circa trenta carabinieri, tutti quelli che l' avevano protetto negli anni, furono radunati in uno scantinato e interrogati per ore. Ricordavano quel giorno come un incubo: erano carabinieri che si ritrovavano sospettati di aver coperto un presunto mafioso che da anni proteggevano anche contro la mafia». Molti italiani vissero un incubo analogo di fronte all' enormità delle accuse: quello di aver partecipato a un gigantesco Truman Show invece che a una vicenda politica aspra, dura, anche sporca, ma pur sempre vera. Se Andreotti, sette volte presidente del Consiglio, ventisette volte ministro, parlamentare dal 1946 fino alla morte nel 2013, fosse risultato un pupazzo nelle mani della mafia, anche l' Italia lo sarebbe stata.

marcinkus andreotti ratzinger

 

Piuttosto, l' autore ci dà una chiave molto più interessante per comprendere l' indubbia ed estrema originalità del personaggio Andreotti nel panorama della Prima Repubblica, una certa estraneità rispetto al suo stesso partito, e quella financo proterva indifferenza all' etica del potere e alle malefatte degli amici, che ostentava spacciandola per sarcasmo e che gli costò ventisette tentativi di incriminazione davanti all' Inquirente. Sostiene Franco che colui che noi chiamavamo Belzebù obbediva in realtà nella sua azione politica a una particolare e, per dir così, superiore ragion di Stato.

 

giovanni leone andreotti

«Non era uno statista italiano, ma un grande statista del Vaticano», diceva Cossiga, «il segretario di Stato permanente della Santa Sede, da Pio XII a Giovanni Paolo II». E perciò si muoveva nel mondo della guerra fredda con un' autorità e un peso superiori a quelli del Paese che rappresentava, ma anche con una sorprendente disinvoltura: «Todo modo para buscar la voluntad divina».

 

«Più passa il tempo - raccontava Rino Formica - e più mi convinco che Andreotti è un extra-terreno. Noi socialisti l' abbiamo sempre giudicato sulla base dei fatti: questo è bene, questo è male. Non avevamo colto la sua appartenenza a un filone culturale e di pensiero che ha reso immortale la Chiesa, in cui ci sono il sacrificio di Cristo, la papessa Giovanna, i Borgia, l' Inquisizione, la diplomazia».

 

Se così fosse, diverrebbe essenziale sapere che giudizio è stato emesso nell' aldilà, dopo l' assoluzione in terra. Nel frattempo si può leggere questo libro di Massimo Franco, una biografia di stampo anglosassone per distacco e serenità di giudizio, senza dubbio la maggiore disponibile su Andreotti.

 

Lettura tra l' altro piacevolissima, ricca di aneddoti, episodi, aforismi, alcuni provenienti dalla inesauribile vena del soggetto medesimo, cui il biografo ha avuto il privilegio professionale di un accesso diretto e frequente. «Non mi piacciono le biografie da vivo», gli disse una volta Andreotti. «Però capisco che ci si occupi della mia vita. In fondo, in un certo senso, io sono postumo di me stesso».

GIULIO ANDREOTTI E ALBERTO SORDI NE 'IL TASSINARO'governo Andreotti del 76andreotti de gasperiraffaella carra' con andreottiratzinger andreottiandreotti tribuna politicaANDREOTTI CON LA PISTOLAbucci e la corrente andreottiana - scena il divoandreotti de gasperiandreottiANDREOTTI 1GIULIO ANDREOTTIcicciolina giulio andreottiGIULIO ANDREOTTI E IL MALORE IN DIRETTA TVbettino craxi andreottiGIULIO ANDREOTTI CON IL COPRICAPO ARABO ANDREOTTI E GHEDDAFIANDREOTTIcossiga e andreotti cossiga e andreotti 6giulio andreotti informaleKOHL ANDREOTTIDE MICHELIS ANDREOTTI KOHLTHATCHER ANDREOTTIANDREOTTI BARBERIA DELLA CAMERAGIULIO ANDREOTTI DE MICHELIS ANDREOTTIrenzi andreotti cossiga e andreotticossiga e andreotti 5ANDREOTTI ELISABETTAANDREOTTI E GIULIA BONGIORNOANDREOTTI 3falcao andreotti viola

Ultimi Dagoreport

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...

troisi papa leone carocci monda

CIAK! LA MESSA È FINITA: ANDATE IN PACE AL CINEMA "TROISI", COSÌ FATE FELICI IL SUO DOMINUS VALERIO CAROCCI E QUEL DISOCCUPATO A CACCIA DELLA BIENNALE VENEZIANA, ANTONIO MONDA - MENTRE LA SETTIMA ARTE IN ITALIA, SOTTO IL DOMINIO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI, STA VIVENDO UNA DELLE SUE FASI PIÙ COMATOSE, TRA SALE VUOTE E “SINISTRI” TAGLI AL TAX-CREDIT DEL MINISTRO GIULI-VO, PAPA LEONE XIV RUGGISCE IN FAVORE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE (MA DA QUANDO IN QUA IL PONTEFICE SI OCCUPA DI RIEMPIRE LE SALE, ANZICHÉ PREOCCUPARSI DI RIEMPIRE LE CHIESE?) - L'UNICO CINEMA CHE BENEFICIA DELLA GLORIA DI PREVOST È IL "TROISI", GESTITO DA CAROCCI CHE, IN DUPLEX CON ANTONIO MONDA, HA CONVINTO IL CARDINALE JOSE' TOLENTINO DE MENDONÇA NELLA DIVINA MISSIONE DI ORGANIZZARE AL CINEMA "TROISI" NOVE INCONTRI CON REGISTI E ATTORI INTERNAZIONALI, SOTTO IL PATROCINIO DEL SANTA SEDE - GRATIS? MANCO PER NIENTE. PER ACCEDERE ALLA SALA BISOGNERÀ SBORSARE 8 EURO. E COSÌ SIA - CAROCCI E LA NOTA STAMPA DEL "PICCOLO AMERICA" CHE RILANCIA LE PAROLE DEL PAPA...

pier silvio marina berlusconi marta fascina arcore

FLASH! - COL PRETESTO DI DARE UNA RIVERNICIATINA A VILLA SAN MARTINO (CHE HA SPESE DI MANUTENZIONE E SERVITU’ DI 220 MILA EURO ALL’ANNO), MARINA & PIER SILVIO SONO FINALMENTE RIUSCITI A FAR SLOGGIARE MARTA FASCINA E IL SUO PAPA’ ORAZIO, CHE NON L’ABBANDONA MAI, DALLA REGGIA DI ARCORE - ORA LA VEDOVA MORGANATICA E’ CONFINATA IN UNA DÉPENDANCE DEL VILLONE DI 130 METRI QUADRATI, DOVE PROBABILMENTE ALLA FINE RESTERÀ IMPEGNATISSIMA A CONTARE I 100 MILIONI DI EREDITA’ OTTENUTI DALLA BUONANIMA DI PAPI SILVIO…

ignazio la russa sergio mattarella

FLASH! – PER SOSTENERE I FRATELLINI D’ITALIA CIRIELLI E SANGIULIANO ALLE REGIONALI CAMPANE, SI È SCOMODATO PERSINO IL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA – CHE LA SECONDA CARICA DELLO STATO FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE, FOTTENDOSENE DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE,  NON AVRÀ FATTO PIACERE PER NULLA A SERGIO MATTARELLA – D’ALTRONDE, IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LORENZO FONTANA, NON CI PENSA ASSOLUTAMENTE DI SCAPICOLLARSI IN VENETO A SUPPORTO DEL CANDIDATO DEL CARROCCIO, ALBERTO STEFANI…