ANGELA E I SUOI DEMONI - NOTTI DI PROTESTE SELVAGGE AD HEIDENAU (SASSONIA), DOVE GLI ANTI-IMMIGRATI HANNO FERITO 30 POLIZIOTTI. MERKEL: 'CLIMA D'ODIO VERGOGNOSO, IMMAGINI SCIOCCANTI' - CON HOLLANDE BASTONA ITALIA E GRECIA: 'DEVONO APRIRE NUOVI CENTRI DI REGISTRAZIONE'

Sono quattro giorni che nella città della Sassonia, feudo del partito anti-Islam Pegida, un gruppo di destra sfida le forze dell'ordine e il governo per cacciare i rifugiati dal centro di accoglienza - La Germania riceverà quest'anno 800mila persone: ''I paesi europei devono applicare la legge sull'asilo''...

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1. SCONTRI ANTI PROFUGHI, MERKEL DENUNCIA CLIMA D'ODIO

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 (di Rosanna Pugliese) (ANSA) - Il simbolo dell'intolleranza, in Germania, dopo un weekend di tumulti provocati da estremisti di destra e proteste contro i profughi, si chiama Heidenau, e si trova nella Sassonia feudo di 'Pegida', il partito anti immigrati, nell'ex DDR. Angela Merkel non usa mezzi termini: la cancelliera ha condannato la violenza, e ha definito "vergognoso" il clima d'odio che ha segnato il fine settimana con immagini "scioccanti".

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A margine dell'incontro bilaterale con Francois Hollande, le sue parole durissime mostrano quanto prenda seriamente la situazione: "È ributtante che i neonazisti cerchino di propagare un clima di odio". Ma l'indignazione riguarda un fenomeno più ampio ed allarmante: "Genitori che prendono per mano i loro bambini per andare a protestare davanti a un centro di accoglienza: una circostanza del genere è vergognosa", ha detto la cancelliera.

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A Heidenau, venerdì scorso, nei tumulti provocati da una manifestazione del partito neonazi NDP sono rimasti feriti ben trenta agenti di polizia. E ieri, negli scontri fra manifestanti di destra e sinistra che si sono contesi le strade della piccola cittadina, altre tre persone sono rimaste contuse. Il clima è incandescente. Il delegato alle Politiche per gli stranieri della cittadina ha chiesto misure di protezione rafforzate per i profughi: servono vigilanti e video-sorveglianza per garantire la sicurezza dei centri, ha detto, e poi si è spinto a chiedere un veto sulle manifestazioni.

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Intanto è in chiaro aumento il numero degli attacchi alle strutture adibite ad alloggi per rifugiati: anche oggi si segnala un rogo, nel Baden Wuerttenberg, dove un edificio in via di risanamento destinato agli asilanti è stato preso d'assalto nella notte e bruciato. Adesso è impraticabile, secondo le forze dell'ordine. Mentre a Berlino, la polizia rende noto un orribile attacco di sabato sera in metropolitana: quando due uomini hanno urinato su due bambini dell'Est Europa, dopo averli insultati. Sono stati denunciati da testimoni e arrestati.

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La Germania è alle prese, insomma, con una sfida anche sul piano della gestione: il ministro dell'Interno Thomas de Maizière ha reso note le stime sui richiedenti asilo per il 2015: fino a 800 mila persone, e cioè oltre il doppio di quanto calcolato fino ad ora. E il governo ha chiarito che il Paese, alla lunga, non potrà farsi carico di ospitare il 40% degli immigrati in arrivo in Europa. Un allarme politico, su una difficoltà oggettiva, che si traduce nelle dinamiche popolari difficili da fronteggiare: nel Paese che ha visto per mesi sfilare ogni lunedì i cosiddetti patrioti europei contrari all'islamizzazione dell'occidente, seguaci del cosiddetto movimento di Pegida che proprio nell'est del paese, a Dresda, ha il suo quartier generale.

 

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Anche loro sono responsabili del clima di intolleranza che attecchisce in alcune frange della popolazione. "Ma la Germania resta un paese aperto", ha detto oggi il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier. Lo dimostrano i sondaggi che rivelano la prontezza dei tedeschi ad accogliere i profughi. E le innumerevoli iniziative di solidarietà. L'ultima è a Berlino, dove Sara Wiener, cuoca notissima che ha fatto fortuna nella capitale partendo da una storia di forte indigenza, offre cibo a chi in Germania cerca rifugio.

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2. MERKEL-HOLLANDE CONTRO ITALIA E GRECIA «SUBITO NUOVI CENTRI DI REGISTRAZIONE»

Luigi Offeddu per “Corriere della Sera

 

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Seduta davanti allo specchio della storia, l' Europa si rimprovera e si lancia accorati auto-appelli, mentre 60 mila immigrati vagano fra le sue frontiere, altri settemila arrivano dalla Macedonia, altri duemila dalla Serbia, e decine di barconi continuano a salpare dalla Libia. Ci vuole più «coraggio collettivo» per affrontare questa tragedia, avverte se stesso e gli altri da Bruxelles il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, escludendo per ora l' ennesimo vertice dei leader Ue.

 

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Ci vuole «una risposta collettiva» di tutta la Ue ma soprattutto un' azione più decisa di Italia e Grecia, ammoniscono da Berlino Angela Merkel e François Hollande, perché Roma ed Atene aprano nuovi centri di registrazione degli immigrati «al più presto, entro quest' anno, senza ritardi», e la registrazione dei dati consenta agli Stati membri «decisioni precise» sulla concessione dell' asilo politico.

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«Germania e Francia si aspettano che tutti i Paesi membri applichino veramente e a pieno il diritto all' asilo - ribadisce Angela Merkel -. Se i Paesi non rispettano l' accordo, allora la Commissione europea dovrà fare in modo che questo avvenga». In sintesi, la cancelliera e il presidente chiedono agli alleati Ue di approntare un «sistema unificato» per fronteggiare «una situazione eccezionale che durerà ancora nel tempo»: precisamente, quasi sillaba per sillaba, quanto prometteva il vertice Ue di giugno, annunciando un piano d' azione per i prossimi due anni.

 

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E così, mentre un portavoce di Bruxelles smentisce per l' ennesima volta che la Ue sia solo testimone muta di questa crisi, la fenice dell' asse franco-tedesco rinasce a smentire la smentita: i rimbrotti rivolti a Italia e Grecia, da parte di due Stati che pure faticano a gestire entro i loro confini lo stesso dramma - gli assalti di Calais, i plotoni neonazisti che aggrediscono i profughi ad Heidenau, in Sassonia - rivelano la profondità dell' incertezza generale. Dopotutto, alla stessa Germania vengono preannunciati per quest' anno 800 mila arrivi dall' Africa e dall' Asia.

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E non a caso, nel vertice di ieri con Hollande e con il presidente ucraino Petro Poroshenko (in origine erano l' Ucraina, e il rispetto dell' accordo di Minsk, il tema centrale dell' incontro) Angela Merkel ha pronunciato parole mai prima pronunciate su quanto appena accaduto in quella Heidenau, 16 mila abitanti, cittadina dell' ex Germania Est e piccola roccaforte del partito neonazista Npd, la stessa che nel suo sito web si definisce «un borgo amichevole sull' Elba»: fatti «repellenti, nauseanti, inaccettabili», è di questo che ha parlato la cancelliera, bollando il tentato assalto a 250 profughi siriani e afghani, e alla polizia, da parte di centinaia di esagitati, molti ubriachi, che scandivano «Heil Hitler» e lanciavano petardi e bottiglie.

 

Fra loro, e questo è ciò che più colpisce, vi erano anche cittadini «qualunque»: «È repellente vedere come i neonazisti diano voce al loro odio - parole della stessa cancelliera - ma è altrettanto triste vedere come cittadini tedeschi, e perfino famiglie con bambini, sostengano queste persone marciando con loro».

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Sul posto è stato ora inviato il vice cancelliere e ministro dell' economia Sigmar Gabriel: «Non cederemo di un millimetro di fronte alle orde di estrema destra - ha detto - non è certo questa la Germania che vogliamo». Ma mentre l' Europa rimprovera e implora se stessa davanti allo specchio, nessuno può escludere che altre Heidenau stiano nascendo fra le sue frontiere .

 

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