MONICA LEWINSKY
Ieri mattina, poco dopo aver fatto un discorso all'“Under 30 summit” di Philadelphia sul problema delle molestie sessuali nell’era digitale, Monica Lewinsky ha esordito su “Twitter” con il primo cinguettio “#HereWeGo”: ha già superato i 50.000 follower ma è subito cominciato il “trolling”, subdoli giochi di parole ed entusiastico bullismo. Tra i messaggi si legge: “Hillary, tieni d’occhio tuo marito”, “Qui subirà qualche violenza, ma lei è abituata a mandare giù”, “Sappiamo che è brava a ingoiare”, “Finalmente un pompino decente”.
MONICA LEWINSKY
Lei parlava e intanto la brava gente di internet si prodigava nel comportamento che Monica condannava. D’altronde l’ex stagista della Casa Bianca si è definita “la paziente zero”, “la prima persona la cui reputazione è stata distrutta tramite internet”. Come si sentì? Fu un pugno nello stomaco. E, a giudicare dai tweet che le sono arrivati, la stanno ancora picchiando.
Questo tipo di aggressione on line la subisce una donna su quattro, semplicemente perché ha un profilo social. In questo caso poi, le cose peggiorano perché si tratta di Monica Lewinsky. La sua storia andò virale ancora prima che “andare virale” diventasse un’espressione comune. E’ triste scoprire come le persone amino attaccare altre persone, senza alcun motivo specifico. E’ questo il pugno dello stomaco.
