ASPETTANDO IL RITORNO DELLA LA BALENA BIANCA - GLI UOMINI DI PISANU E SCAJOLA ORMAI VICINISSIMI A STACCARE LA SPINA AL PATONZA - IL COLPO MORTALE SUL VOTO DI FIDUCIA DELLA PROSSIMA SETTIMANA SULLE INTERCETTAZIONI - NAPOLITANO ASPETTA IL MAGIC MOMENT DA UN PEZZO MA È DURO CONVINCERE I PEONES A FARE A MENO DI 15 MILA EURO AL MESE PIÙ BENEFIT - E RICICCIA PELLEGRINO CAPALDO: “LA DC NON PUÒ RINASCERE MA QUESTO BIPOLARISMO È FINITO”. MAI PIÙ “UNTI DEL SIGNORE”…

1- VERSO L'INTESA DEGLI EX DC PRONTI A FAR CADERE IL PREMIER
GLI UOMINI DI PISANU E SCAJOLA ORMAI VICINISSIMI A STACCARE LA SPINA
Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Siamo agli ultimi giorni di Pompei e questa volta non sarà facile evitare di finire sotto la lava». A parlare nella più stretta riservatezza non è uno dei tanti parlamentari malpancisti che ieri affollavano Montecitorio per votare il giudice costituzionale. E' un importante esponente del Pdl che spesso partecipa ai vertici di Palazzo Grazioli e riferisce a Berlusconi cosa si muove veramente tra Camera e Senato.

Berlusconi potrebbe non mangiare il panettone. L'ipotesi di una crisi di governo prima di Natale (entro ottobre?) si fa sempre più concreta. La mano assassina dovrebbe arrivare dall'interno del Pdl, soprattutto da Pisanu e Scajola, pronti a staccarsi dalla casa madre e formare gruppi autonomi. L'operazione è in rapida costruzione.

Bastano una decina di deputati per chiudere l'esperienza del governo Berlusconi. Ma gli scajolani, che ieri sera erano in 15 ad una cena con l'ex ministro delle Attività produttive, assicurano che saranno molti di più a staccare la spina. Dall'incontro che si è svolto in un ristorante dentro la Galleria Alberto Sordi, in pieno centro, a pochi passi da Palazzo Chigi, dovrebbe venir fuori un documento molto critico con Berlusconi e pieno di richieste nei confronti di Alfano. Tante e onerose richieste al premier e al segretario del Pdl per farsi dire no e quindi giustificare la loro scissione. Le conseguenze si vedrebbero presto nelle aule parlamentari.

Spiegava ieri Pisanu mentre lasciava la Camera, dopo aver visto Scajola e parlato con numerosi esponenti della maggioranza e dell'opposizione (a lungo con Veltroni): «Vede, a forza di gridare che il Re è nudo, alla fine il popolo accorre a vederlo. E' evidente che la situazione può precipitare da un momento all'altro, molto prima di quanto si pensi».

I parlamentari della maggioranza, è stata la nostra osservazione, non sembrano però disposti a buttare giù Berlusconi e andare a casa. Pisanu, politico di lungo corso, ha abbozzato un sorriso: «Proprio perché temono che nel 2012 si andrà al voto, non staranno con le mani in mano e non sono più disposti a seguire il Re nudo».

In effetti c'è un proliferare di iniziative centrifughe nel Pdl e Alfano ha una grande difficoltà a gestirle e inseguirle. La voce poi che Berlusconi possa farsi una sua lista di duri e puri moltiplica la confusione e il panico. Tra l'altro, per evitare il fuggi fuggi, il premier sta rinviando in continuazione la sua partecipazione a «Porta a Porta» dove dovrebbe (o meglio avrebbe dovuto) annunciare che non si ricandida più alla premiership.

Ma torniamo alla scena del delitto, che non è stata ancora allestita del tutto. Ma si fanno già delle ipotesi concrete. La prima è che lo scivolone del Cavaliere arrivi sul «Def» sul quale ieri la maggioranza è andata sotto in commissione. Quando il documento economico e finanziario arriverà in aula per l'approvazione definitiva potrebbe arrivare il colpo mortale.

Tremonti è convinto che sarà questa l'occasione fatale dove si potrebbe scaricare tutta l'ira nei suoi confronti e dello stesso premier che non è in grado di tenere a bada il ministro dell'Economia. Il quale in questi giorni si lamenta del fatto di non avere un solo interlocutore con cui parlare di decreto sviluppo, mentre tutti i ministri lo chiamano per trattare e litigare, anche sui tagli ai dicasteri previsti dal Dpcm.

Sarebbe però da irresponsabili mandare il governo a gambe all'aria proprio su un provvedimento che regge la manovra economica in un momento in cui l'Italia è nell'occhio del ciclone internazionale. Allora diventa più probabile che l'agguato si verifichi su un voto di fiducia e il primo che potrebbe arrivare già dalla prossima settimana è quello sulle intercettazioni. Ieri si è consumata la rottura tra la maggioranza e il Terzo Polo, con le dimissioni della relatrice Giulia Bongiorno e la sua sostituzione con il pidiellino Enrico Costa.

E' Costa che considera molto probabile che il governo metta la fiducia sul provvedimento. Ma Berlusconi dovrà pensarci dieci volte prima di fare questo passo perché sa che si sta preparando un nuovo 14 dicembre. Lo scorso anno, quel giorno, la spallata cercata da Fini, fresco di rottura con il Pdl, non riuscì. Questa volta, al di là dell'occasione giusta per sferrare la pugnalata mortale, sarà difficile ripetere il flop anti-berlusconiano. Si stanno muovendo molte cose tra le file parlamentari del centrodestra. Gli ultimi giorni di Pompei, appunto.


2 - «LA DC NON PUÒ RINASCERE MA QUESTO BIPOLARISMO È FINITO» PELLEGRINO CAPALDO: MAI PIÙ «UNTI DEL SIGNORE»
Antonio Macaluso per il "Corriere della Sera"

Professor Capaldo, dove potrebbe o dovrebbe portare questo fermento nel mondo cattolico? Ritiene possa rinascere un partito cattolico come è stata la Dc?
«Secondo me la questione del cosiddetto partito cattolico appartiene a schemi di analisi dai quali dobbiamo liberarci perché distorcono i fatti e non ci aiutano a comprendere la realtà. E la realtà è che nel nostro Paese vi è un diffuso modo di sentire, vorrei dire una vera e propria cultura popolare, che si ispira ai valori cristiani.

Da questo dobbiamo partire. D'altra parte: chi sono e quanti sono i cattoli ci italiani? Non lo so. Potrei dire meno dell'1%, o anche l'80%: tutto dipende dal modo in cui li definisco. So però con relativa certezza che la stragrande maggioranza degli italiani ha un comune sentire su alcuni temi, diciamo esistenziali, che riguardano l'uomo, la sua vita, il suo destino, e desidera essere governata da politici che si ispirino e pratichino quei valori, fatti di rispetto e attenzione alla persona e ai suoi bisogni».

Come può conciliarsi la presenza dei cattolici in politica con un sistema bipolare?
«Per ora in Italia il bipolarismo è un argomento tabù. Quando non lo sarà più, credo presto, sarà difficile sottrarlo a un giudizio piuttosto critico. Osservando il nostro bipolarismo, non è chiaro in che cosa si differenzino i due poli, cosa li unisca al loro interno, quale tipo di società perseguono. L'impressione è che le aggregazioni siano avvenute casualmente, sulla base di convenienze individuali. Così, non meraviglia che i cosiddetti cattolici siano finiti un po' da una parte e un po' dall'altra. Ma la questione di fondo non è la loro collocazione, è il bipolarismo: così come costruito, non ha futuro. O lo emendiamo, o lo accantoniamo».

Anche di questo, forse, si parlerà all'appuntamento che parte del mondo cattolico si è dato a Todi il 17 ottobre, presente il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Cosa ne pensa?
«L'incontro è un fatto positivo come e positiva ogni forma di dialogo tra perso- ne che hanno comuni principi. Mi auguro che l'incontro di Todi costituisca - sul piano politico - una fase importante del processo di aggregazione di tutti coloro che si ispirano ai valori cristiani».

Pensa che quando Berlusconi uscirà di scena ci sarà bisogno di un nuovo leader forte per rifondare questo Paese?
«No, sarebbe un grave errore. L'Italia ha bisogno di un grande progetto e di un gruppo di persone in grado di attuarlo. Di un gruppo che sappia rinnovarsi e rigenerarsi aprendosi ai giovani e ai loro ideali. Che poi in quel gruppo emerga di tanto in tanto una personalità che, in virtù delle sue riconosciute qualità, ne assuma autorevolmente la guida, è un fatto positivo e auspicabile. Ma non dobbiamo far conto su "unti del Signore", su una persona che risolva da sola i problemi di tutti».

Quali possono essere i punti cardine di un progetto che aggreghi questo mondo a settori dei laici moderati?
«Dobbiamo riaffermare l'etica della responsabilità e i doveri di cittadinanza».

Come si conciliano profitto e solidarietà, rigore e sviluppo?
«Armonizzare sviluppo e solidarietà è il compito più nobile e alto della Politica, quella che non ha rinunciato al ruolo di guida della società e non si sia immiserita nell'interpretazione, attraverso i sondaggi, delle aspettative immediate degli elettori. Ciò premesso, va riconosciuto il ruolo insostituibile dell'impresa e del profitto. Va riconosciuta la funzione della competizione, ma occorre anche preoccuparsi di quelli che, senza loro colpa, non reggono il ritmo. Queste persone non possono essere abbandonate al loro destino».

Alla base del funzionamento dello Stato, c'è il Fisco: come dovrebbe funzionare in maniera più equa?
«Un Fisco razionale deve distinguere nettamente tra reddito di impresa e delle persone fisiche. Sul primo l'aliquota deve essere contenuta entro il 20% e favorire l'autofinanziamento. Sul reddito delle persone fisiche, vale il principio della progressività, la cui curva penso vada posta in relazione con il "minimo vitale" per una vita dignitosa che, a sua volta, dipende dalla condizione soggettiva della famiglia. È chiaro che hanno capacità contributiva solo coloro che dispongono di un reddito eccedente il minimo vitale. Chi sta al di sotto, deve ricevere aiuti».

In assenza di risorse, intanto, si taglia...
«Finché ci sono inefficienze i tagli sono doverosi. Ho però l'impressione che si stia tagliando in modo grossolano. Penso, ad esempio, che la macchina burocratica nel nostro Paese possa produrre servizi di miglior qualità e costare meno di quanto non costi ora. Ma bisogna lavo rarci a lungo, per anni forse. Però bisogna cominciare. E destatalizzare il sistema, portando al centro il cittadino».

Sì, ma questo non basta a risanare i conti. E in fretta.
«Certo che non basta. Come non bastano la lotta all'evasione e la valorizzazione del patrimonio pubblico. Ecco perché penso che, parallelamente alla messa a punto di un Progetto-Paese che dia la certezza di una vera svolta, dobbiamo immaginare un contributo straordinario che riduca il soffocante stock di debito pubblico e, con la conseguente riduzione degli interessi, ridia elasticità al nostro bilancio».

Sta dicendo che sarà inevitabile mettere le mani nelle tasche degli italiani? Sta rilanciando la sua idea di patrimoniale?
«Resto di quell'idea. Anzi, quel che sta accadendo rafforza il mio convincimento. E comunque la mia non è una patrimoniale ma un'imposta una tantum sull'incremento di valore degli immobili. Certo, si possono studiare altre forme, ma non illudiamoci di salvare il Paese senza un'operazione di quel tipo. Non fare qualcosa per ridurre il debito è autole- sionistico.

Mi domando: ha senso comune pagare sul debito pubblico 3-4 punti percentuali in più rispetto alla Germania? Non è forse preferibile fare un sacrificio una tantum per ottenere una forte riduzione dei tassi, tanto più che le som- me per pagare gli interessi vengono comunque prelevate dalle "tasche di noi italiani"»?

Eppure sono molti gli economisti che sostengono che la patrimoniale potrebbe essere non solo inutile ma dannosa.
«E chi lo nega: certo che può rivelarsi dannosa! Tutto dipende dalla nozione di patrimonio, dall'aliquota e, soprattutto, dalle modalità di pagamento. È chiaro che se fosse previsto un pagamento immediato, gli effetti sarebbero verosimilmente distruttivi sia in termini economici che sociali. Se però, cosa possibile, si distinguesse tra accertamento del tributo, che deve essere immediato anche per ridurre rapidamente il debito pubblico, e modalità di pagamento, che possono essere diluite nel tempo, il discorso cambia radicalmente.

Ecco perché la mia proposta di un tributo sull'incremento di valore degli immobili si incentra proprio sulle modalità di pagamento. In ogni caso resta il fatto che qualunque intervento straordinario per ridurre il debito ha senso solo se è nettamente subordinato a un Progetto-Paese che imponga un radicale cambiamento di rotta. Diversamente, se le cose restano come sono, qualunque intervento straordinario, imponendo ai cittadini un inutile sacrificio, diventa effettivamente dannoso».

 

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