ASSOLTO MA COMUNQUE COLPEVOLE – TRAVAGLIO: ''BERLUSCONI SI È RIEMPITO LA CASA DI MIGNOTTE E POI HA TELEFONATO IN QUESTURA ABUSANDO DEL SUO POTERE” – ''SE B. NON SAPEVA CHE RUBY ERA MINORENNE ALLORA PERCHÉ NE CHIESE L’AFFIDO?''

Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano

marco travaglio carlo verdonemarco travaglio carlo verdone

   

Ci risiamo. La sentenza della Cassazione che conferma quella d’appello e assolve definitivamente B. nel processo Ruby dalle accuse di concussione e prostituzione minorile ha scatenato il solito diluvio di cazzate, riassumibili nei titoli degli house organ al seguito: “Il bunga-bunga era una bufala” (Il Giornale), “Silvio assolto, ora chi paga?” (Libero), “Un assurdo processo politico” (Il Foglio). Non si accontentano che il padrone l’abbia fatta franca grazie alla legge Severino, o Sederino visto che glielo restituisce bello lindo, roseo e levigato come il culetto di un bambino (la frode fiscale è già passata in cavalleria). Non accendono un cero a Santa Paola.

 

Pretendono pure di farci passare tutti per fessi, forse perché cercano compagnia. Incredibilmente si associa al coro una persona solitamente seria come Michele Emiliano, ex pm, ex sindaco di Bari, ora leader Pd in Puglia e candidato a governatore, che invita addirittura la Boccassini a “scusarsi con B.”. Roba da matti.

Alessandro Sallusti Alessandro Sallusti

   

1) Chi paga? Se la domanda riguarda i costi dell’indagine, quella della Procura di Milano sul gigantesco sistema prostitutivo nella villa di Arcore, accertato e confermato dalle condanne in primo grado e in appello per Mora, Minetti e Fede nel processo Ruby-bis, è costata meno di qualunque altra su fatti simili: 65 mila euro (di cui 26 mila per le intercettazioni, come scrive Luigi Ferrarella sul Corriere).

 

Se invece la domanda riguarda il prezzo pagato da B. in termini di discredito (per lui e per l’Italia governata da lui) e di voti persi, chi è causa del suo mal pianga se stesso: se B. non si fosse riempito la casa di mignotte, di cui alcune minorenni, e se poi non avesse telefonato in Questura, abusando del suo potere, per far rilasciare Ruby nelle mani della Minetti e della “collega” Michelle Conceicao per evitare che parlasse, non sarebbe mai stato processato.

   

Paola Severino Paola Severino

2) Assurdo processo politico? Uno dei due reati contestati, la prostituzione minorile, è frutto di due leggi fatte dalle sue ministre Prestigiacomo e Carfagna per inasprire le pene contro gli sporcaccioni che vanno con le ragazzine. I pm, scoperta la presenza di almeno una minorenne ad Arcore, erano obbligati ad applicarla. Idem per il reato di concussione. Il 27-5-2010, quando B. chiamò il capo di gabinetto della Questura di Milano, Piero Ostuni, l’articolo 317 del Codice penale puniva da 4 a 12 anni “il pubblico ufficiale... che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità”.

 

È proprio quel che fece il premier B. Che, da pubblico ufficiale, costrinse o indusse Ostuni a dargli indebitamente l’utilità di rilasciare subito Ruby, fermata per furto, contro il parere del pm minorile e contro la prassi ordinaria, prima che parlasse dei festini di Arcore. Quindi quella telefonata era reato (concussione per costrizione o per induzione) quando fu fatta, quando la Procura aprì l’indagine, quando B. fu rinviato a giudizio e quando iniziò il processo.

ruby rubacuori (1)ruby rubacuori (1)

 

Poi, il 6 novembre 2012, il Parlamento di cui B. era il leader di maggioranza nel governo Monti approvò la legge Severino che spacchettava la concussione: quella per costrizione (violenza o minaccia) restava tale e quale; quella per induzione diventava un reato minore (induzione a dare o promettere denaro o altra utilità), con pene più basse e prescrizione più breve, ma soprattutto impossibile da dimostrare, perché richiede non solo un “indebito vantaggio” per l’induttore (l’ex concussore, cioè B.), ma anche per l’indotto (l’ex concusso, allora vittima e ora complice nel nuovo delitto, cioè Ostuni).

 

Il vantaggio per B. è noto: se Ruby fosse rimasta in Questura quella notte, avrebbe potuto svelare ciò che i pm scoprirono qualche mese dopo. Il vantaggio per Ostuni è nullo: ha obbedito al premier per servilismo, piaggeria, quieto vivere. Quindi ciò che prima era reato, ora non lo è più. Il Tribunale aggirò l’ostacolo condannando B. per concussione per costrizione: per i primi giudici, la pressione esercitata dal premier su Ostuni era irresistibile.

 

La Corte d’appello, confermati l’altroieri dalla Cassazione, ha invece considerato quelle telefonate resistibili, dunque rientranti nel nuovo reato di induzione. E qui hanno dovuto assolvere B.: perché, nonostante il pacifico “abuso della sua qualifica per scopi personali”, Ostuni non ricavò dal suo cedimento alcun vantaggio indebito. È sparito il reato, per legge: ma i fatti restano.

   

ruby al mare  ruby al mare

3) A Sallusti che titola “Il bunga-bunga era una bufala” ha già risposto l’avvocato Franco Coppi, difensore di B.: “Nemmeno noi contestiamo che ad Arcore avvenissero fatti di prostituzione compensati, anche per Ruby”. Quindi, di grazia, di che dovrebbe scusarsi la Boccassini? Di aver applicato la legge senza prevedere che gliel’avrebbero cambiata sotto il naso col voto determinante dell’imputato e dei suoi cari? O di aver sospettato che B. sapesse che Ruby era minorenne?

 

Fermo restando che, in mancanza di prove schiaccianti, è anche legittimo pensare il contrario, resta insuperata e insuperabile una domanda: visto che l’istituto dell’affidamento è riservato ai minori, perché mai B. si scomodò dal vertice internazionale di Parigi a telefonare in Questura per far affidare Ruby alla Minetti, se pensava che Ruby fosse maggiorenne?

   

Ciò detto, massima solidarietà ai servi di B., costretti a sostenere qualunque balla e a passare per fessi pur di conservare il posto e lo stipendio, finché dura. “Ognuno – diceva Totò – ha fa laccia che ha, ma qualche volta si esagera”.

ruby con le tette nuove ruby con le tette nuove RUBY RUBACUORI RUBY RUBACUORI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…