MACRON PERDE UN ALTRO PEZZO: SYLVAIN FORT, CAPO DELLA COMUNICAZIONE NONCHÉ AUTORE DEI SUOI 300 DISCORSI E CONSULENTE FIDATO DELLA PRIMA ORA – ORMAI IL TOYBOY DELL’ELISEO NON NE IMBROCCA UNA. IL CASO BENALLA PEGGIORA DI GIORNO IN GIORNO: ORA SPUNTANO ANCHE GLI SMS RECENTI CON L'EX BODYGUARD IN CUI MACRON GLI CHIEDE...

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1 – MACRON PERDE PEZZI E SBAGLIA MESSAGGI:  VIA ANCHE L'AUTORE DEI SUOI 300 DISCORSI

Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

sylvain fort sylvain fort

Quando tutto andava bene, la comunicazione era giudicata uno dei punti di forza di Emmanuel Macron: più giovane, disinvolto e carismatico di Hollande, efficace e diretto, ma anche capace di brillanti citazioni letterarie nella migliore tradizione di François Mitterrand. Adesso che il presidente è in difficoltà, a soffrire di più è proprio la comunicazione: Macron è criticato perché appare troppo magro e provato, illuminato in televisione dalle luci sbagliate, incapace di scegliere una volta per tutte se stare seduto dietro la scrivania o in piedi durante i discorsi ai francesi, e soprattutto se moltiplicare le occasioni di incontro e di dialogo con i cittadini, con il rischio di essere fischiato e contestato, oppure tornare a rinchiudersi, distante, all' Eliseo.

 

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E l' uomo che dovrebbe aiutarlo in questo momento cruciale della presidenza, il consigliere per la Comunicazione nonché autore di 300 dei suoi discorsi Sylvain Fort, ha deciso - anche lui - di abbandonarlo. Sono stati mesi di grande solitudine per Macron, che subito dopo l' estate ha dovuto già subire le dimissioni del numero due del governo Nicolas Hulot (ministro alla Transizione ecologica) e del numero tre Gérard Collomb (Interno).

 

EMMANUEL MACRON NICOLAS HULOT EMMANUEL MACRON NICOLAS HULOT

Adesso l' addio di Fort, 46 anni, normalista, germanista e grande appassionato di opera lirica, è un colpo anche personale per il presidente, che perde il sostegno di un amico oltre che di uno dei «Macron boys» della prima ora. Sylvain Fort è stato l' artefice della strategia mediatica di Macron sin dall' inizio della campagna elettorale del 2017.

 

benalla macron benalla macron

Fort però non ha mai fatto mistero di non amare quel ruolo di primo piano, si è sempre rifiutato di rilasciare interviste preferendo rimanere il più possibile nell' ombra, ed è stato protagonista di alcuni scontri verbali molto violenti con alcuni giornalisti, per esempio Yann Barthès della trasmissione tv Quotidien trattato da «enorme cretino» per un servizio sui festeggiamenti dell' entourage di Macron alla brasserie La Rotonde di Montparnasse.

 

alexis kohler alexis kohler

Fort è stato un comunicatore che non amava i media: un paradosso che sembrava risolto quando Macron lo ha nominato consigliere per la «memoria», valorizzando le sue competenze storiche, e mettendo al suo posto Bruno Roger-Petit.

 

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Ma dopo il disastro del caso Benalla, con le esitazioni e le contraddizioni dell' Eliseo, Macron ha richiamato l' amico Sylvain nel suo vecchio ruolo, sperando che riuscisse a riportare l' atmosfera vincente degli inizi. Il rimpasto delle équipe deciso da Fort ha toccato anche Barbara Frugier, allontanata dopo essere stata un' apprezzata consigliera per i media internazionali, accanto al presidente sin dall' inizio dell' avventura di En Marche.2 – 

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Ma non ha funzionato. Sylvain Fort annuncia che da fine gennaio dedicherà «più tempo alla famiglia». Tra i «Macron boys» potrebbero esserci altre partenze: da Ismaël Emelien, molto vicino al presidente, al segretario generale dell' Eliseo Alexis Kohler.

 

2 – BENALLA E GLI SMS CHE IMBARAZZANO L'ELISEO

Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per “la Repubblica”

 

 

BENALLA E MACRON BENALLA E MACRON

Lo scandalo Benalla costringe l’Eliseo a rivelare il contenuto di alcuni messaggi scambiati tra Emmanuel Macron e il suo ex incaricato d’affari. E fornisce un’ulteriore occasione agli oppositori di destra e di sinistra per attaccare il presidente nel mezzo di un periodo delicatissimo in cui deve tentare di portare a casa le riforme promesse e rintuzzare gli attacchi dei gilet gialli. Ma il vero nemico contro cui Macron deve combattere sembra essere quello che si annida nei palazzi del potere e che pare divertirsi a orchestrare fughe di notizie imbarazzanti per l’Eliseo.

 

Il fatto che nelle ultime ore fonti della Presidenza della repubblica francese abbiano dovuto ammettere l’esistenza di rapporti recenti tra Benalla e Macron, dice quanto in difficoltà sia il capo dello Stato. Vale dunque la pena di ricostruire le tappe di quello che è sempre stato in bilico tra la pochade e il vero e proprio scandalo nazionale, in grado in ogni caso di logorare ulteriormente la credibilità dell’Eliseo.

BENALLA E MACRON BENALLA E MACRON

 

(…)Nessuno (…) si sarebbe più occupato di Benalla se non fosse emerso che all’inizio di dicembre, poche settimane prima di una visita presidenziale in Ciad, l’ex collaboratore di Macron si sarebbe recato nel Paese africano per un viaggio di affari con un gruppo di imprenditori turchi.

 

BENALLA E MACRON BENALLA E MACRON

L’Eliseo ha subito replicato sostenendo di aver interrotto ogni rapporto con il funzionario licenziato a luglio. Intervistato da Mediapart, Benalla ha confermato il viaggio. E ha aggiunto: “Con il presidente abbiamo mantenuto un rapporto anche dopo il mio licenziamento. Abbiamo commentato diversi fatti accaduti, compresi i gilet gialli”. Dunque il presidente mente quando dice di aver cessato ogni rapporto? “Ho i messaggi sul cellulare”.

BENALLA E MACRON BENALLA E MACRON

 

(…) Il Senato e lo stesso ministero degli Esteri sono costretti a intervenire denunciando alla magistratura l’utilizzo improprio dei documenti. E’ al termine di questo crescendo rossiniano che l’Eliseo è costretto al passo di ieri. Ammettere che il presidente “ha ricevuto diversi messaggi dal signor Benalla ma ha risposto laconicamente solo a due”.

 

Nel primo era Macron a informarsi sulle condizioni di salute dell’ex collaboratore dopo il licenziamento. Nel secondo Benalla raccontava a Macron dei pettegolezzi contro la presidenza raccolti nelle cene parigine. Macron avrebbe risposto con una domanda: “Chi mi attacca?”. Ma non avrebbe ricevuto risposta. Il giallo promette di continuare. Sintomo, non certo causa, della crisi politica che agita la Francia in questi mesi.

 

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