ROMA, TIFOSI DEL FEYENOORD FERMATI IN PIAZZA DI SPAGNA
1. AGENTI PICCHIATI, OPERE SFREGIATE «ADESSO MARINO DEVE DIMETTERSI»
Francesca Angeli per “il Giornale”
Dimissioni. Politici e cittadini chiedono al sindaco di Roma di lasciare la poltrona del Campidoglio ma Ignazio Marino non arretra di un passo e non ammette alcuna responsabilità. Anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, finisce sotto accusa ma il sacco di Roma sembra non avere colpevoli tra le istituzioni.
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O meglio nessuno sembra disposto ad assumersi le responsabilità che gli spettano. La capitale d'Italia ha potuto essere messa a ferro e fuoco da un gruppo di tifosi violenti perché sembra che nessuno debba farsi carico di quanto accade nel centro di una delle città più belle del mondo.
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Almeno così protestano tutti quelli che i cittadini per la verità ingenuamente ritenevano dovessero essere i responsabili. Il sindaco prima di tutto.
Marino punta il dito contro le forze dell'ordine, il questore, il prefetto, il ministro dell'Interno Angelino Alfano, (che non ha risposto al telefono, sic) e i tifosi violenti. Il sindaco ha una unica granitica certezza: non darà le dimissioni richieste da politici e cittadini perché la responsabilità non è sua.
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«Chi chiede le mie dimissioni dovrebbe studiare e sapere che polizia, forze dell'ordine e prefettura non devono rispondere al sindaco - taglia corto Marino - il sindaco e la giunta sono responsabili di altre cose: dalla circolazione degli autobus e della metropolitana allo stato delle nostre strade ma certamente non di armare i cittadini e difendere la città. Per quello abbiamo le forze dell'ordine».
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In effetti visto lo stato delle strade romane e l'efficienza dei trasporti pubblici le dimissioni potrebbero essere comunque richieste al sindaco dato che almeno di questo si dichiara responsabile.
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Ma per quanto è vergognosamente accaduto ieri a Roma sono tantissimi quelli che ritengono ci sia invece una responsabilità politica diretta del sindaco che protesta di aver fatto quanto in suo potere. Dunque che cosa ha fatto il primo cittadino di fronte alle immagini delle piazze di Roma ostaggio dei violenti dalla sera di mercoledì?
«Ho cercato di contattare il ministro dell'Interno, Alfano ma non era raggiungibile (Alfano si trova in Usa, ndr) - dice Marino - ma poi ho parlato con il ministro degli Esteri».
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Marino spiega che da «prefettura e questura era stato detto che era tutto sotto controllo» e chiama in causa «chi prende le decisioni, chi decide che bisogna stare sulle scale di piazza di Spagna invece che a difesa della Barcaccia», rimasta sfregiata. Insomma forze dell'ordine e Viminale.
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Il dubbio che gli hooligans a Piazza di Spagna non dovessero proprio arrivarci non sembra sfiorare il sindaco che parla di «falle inaccettabili nella sicurezza» e promette di chiedere danni al governo olandese. E adesso, a disastro avvenuto, chiede rinforzi. «Qui ci sono troppi pochi uomini e donne delle forze dell'ordine - dice Marino - Batteremo i pugni sul tavolo. Abbiamo avuto minacce dal terrorismo e ospitiamo anche la Città del Vaticano».
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Per il senatore Maurizio Gasparri «Marino e la sua giunta se ne devono andare subito visto che il sindaco dimostra ogni giorno la sua incapacità». Contro Marino ed Alfano si scaglia pure la Lega. Il leader Matteo Salvini invita il ministro Alfano ed il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro a chiedere scusa ed a lasciare gli incarichi. Roberto Calderoli si chiede come si possa «contrastare l'avanzata dell'Isis se non si riesce a gestire un gruppo di tifosi ubriachi» e chiede le dimissioni di Alfano e Marino.
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Contro il titolare del Viminale pure Beppe Grillo che elenca una serie di mancanze del ministro e conclude definendolo «inadeguato al ruolo che ricopre».
Pure Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, critica Alfano e Marino che «oltre a sparare le solite frasi di circostanza senza senso si distinguono per totale indifferenza ed incapacità».
2. DANNI ANCHE ALLA BARCACCIA: LA FONTANA DIVENTA DISCARICA
Sara Grattoggi per “la Repubblica - Roma”
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Usata come posacenere e discarica per i rifiuti. Riempita di palloncini e colpita con violenza a bottigliate. Sfregiata nel suo splendore da poco riconquistato, dopo il restauro da 210 mila euro terminato nel settembre scorso. E ferita — come ieri sera mostravano le scheggiature visibili a occhio nudo — dai tifosi del Feyenoord, che fin dall’ora di pranzo avevano bivaccato sull’orlo della sua vasca, gettando lattine e mozziconi all’interno. La fontana della Barcaccia — commissionata da papa Urbano VIII Barberini e realizzata da Pietro Bernini, architetto dell’Acqua Vergine, con il probabile contributo del figlio, il grande Gian Lorenzo — al tramonto mostra le sue ferite. Mentre le forze dell’ordine presidiavano la scalinata di Trinità dei Monti, è rimasta in balìa dei tifosi.
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Al centro della guerriglia scatenata degli ultrà che hanno tenuto in ostaggio piazza di Spagna per tutto il pomeriggio. e a sera è toccato alla sovrintendenza capitolina “refertare” il danno al candelabro centrale. In attesa di proseguire oggi le verifiche non solo sulla fontana, «ma anche sulla scalinata di Trinità dei Monti e sull’intera piazza », come ha spiegato ieri sera l’assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli. Per valutare e quantificare i danni.
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«È una vergogna. Non sono tifosi, sono vandali — ha dichiarato il ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini — Spero che adesso ci siano punizioni esemplari».
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«Infuriato» anche il sindaco, Ignazio Marino: «Ho detto all’ambasciata olandese ‘chi rompe paga’. Questi vandali non sono più graditi a Roma ». E se per Aart Heering, addetto stampa dell’ambasciata olandese in Italia, «i danni alla Barcaccia per fortuna sono lievi, si è staccata solo qualche scheggia», anche se resta la “vergogna”, per Antonio Paolucci, storico dell’arte, direttore dei Musei Vaticani ed ex ministro, gli autori dei danneggiamenti «sono dei delinquenti e andrebbero mandati in galera». Intanto, gli uffici del Campidoglio starebbero studiando anche l’ipotesi di chiedere un risarcimento danni al club del Feyenoord
3. IL COMMERCIANTE: MAI VISTO NIENTE DI SIMILE
Laura Mari per “la Repubblica - Roma”
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«le vede quelle bottiglie, quei vetri? Guardì lì che schifo, senta che puzza di alcol e urina. Hanno distrutto tutto, devastato il cuore di Roma. Mi sento ferito e umiliato, come romano e come tifoso romanista». Ha quasi le lacrime agli occhi Mario Calvo, proprietario di un negozio di abbigliamento di via delle Carrozze, mentre guarda lo scempio di piazza di Spagna. Fotografa tutto, quasi a non voler dimenticare la scena di una giornata di pura follia.
Si trovava davanti alla scalinata al momento delle cariche?
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«Ero appena andato a prendere mia moglie in via di San Sebastianello quando, facendoci largo tra tifosi ubriachi e bottiglie rotte, abbiamo sentito lo scoppio di petardi e abbiamo visto centinaia di tifosi scappare urlando. Sono stati 10 minuti da incubo. Tutti correvano, i turisti non sapevano dove scappare. Io stesso ho avuto paura di finire travolto dai manganelli e dai teppisti in fuga».
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Vi siete rifugiati in un negozio?
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«Siamo riusciti a scappare in via della Croce e, correndo nelle stradine laterali, abbiamo raggiunto il mio negozio in via delle Carrozze. Mi creda, in 50 anni di attività non ho mai visto una scena simile. Sembrava di essere in guerra».
In realtà non è la prima volta che i tifosi stranieri si radunano in piazza di Spagna e la devastano…
«Si è vero, era successo anche anni fa. Ma questa volta è stato peggio. Ho visto tifosi bere la birra, urinare nelle bottiglie e lanciarli contro le forze dell’ordine. Ma per ore gli agenti non hanno reagito e la piazza si è trasformata un’arena. Perché hanno lasciato che agissero indisturbati? Perché non li hanno fermati prima? E’ una vergogna e lo dico anche come tifoso».
Aveva in programma di andare allo stadio?
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«No, ma se anche avessi comprato il biglietto per Roma-Feyenoord mi creda, lo avrei strappato. Mi sento ferito, umiliato, scioccato. Pensi che il simbolo del mio negozio raffigura due lupe. Una rappresenta la mia città, Roma. L’altra la mia fede giallorossa. Beh, le due lupe oggi si guardano e piangono ».
4. IL GALLERISTA: UN POMERIGGIO DA INCUBO, SIAMO FUGGITI CON I TURISTI
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Gabriele Isman per “la Repubblica - Roma”
«La guerra qui è iniziata alle 7 del mattino, e nessuno è stato in grado di reagire». Fabrizio Russo - 52 anni, tra i principali galleristi di via Alibert - ha assistito per tutta la giornata alle scorribande dei tifosi olandesi tra piazza di Spagna, via del Babuino e piazza del Popolo. «Erano migliaia, tutti ubriachi».
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Quand’è cominciato?
«Siamo stati svegliati dai loro cori da stadio già dalle 7: a quell’ora il Centro è un grande palcoscenico che si accinge ad accendersi e alle 8.30, quando sono uscito di casa, già c’erano dei controlli significativi superiori alla media. Le forze dell’ordine non erano impreparate ma non possono far nulla. Noi abbiamo ormai un evidente vulnus normativo che rende di fatto impossibile l’intervento delle forze dell’ordine senza una successiva problematica giudiziaria a loro carico, mortificando la loro funzione essenziale a tutela della cittadinanza».
E la mattinata com’è andata?
«Erano tutti armati di bottiglie di birra, dove le avevano prese non si sa, e avevano palloncini colorati. Avevano imbrattato l’acqua della fontana da poco restaurata con coloranti vari tra cori da stadio e offese alle forze dell’ordine che avevano bloccato la scalinata per difenderla.
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È stato un crescendo wagneriano direttamente collegato al tasso alcolemico dei facinorosi, e alle 18 si sentono gli elicotteri volteggiare. Ho paura per quanto potrà accadere stanotte: oggi ho sentito esplosioni e bombe carta. Sì, ho temuto che fosse un attentato terroristico, qui ce lo aspettiamo».
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E anche la Barcaccia è stata danneggiata
«L’immagine della Barcaccia è l’icona della totale incapacità e della mancanza di autorevolezza dello Stato di fronte a episodi simili, al di là del costo che servirà per ripulirla e dell’oltraggio alla città.
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Come società civile non siamo in grado di tutelare i cittadini: è questa la vera sconfitta e queste immagini faranno il giro del mondo. Che figura ci fa il Paese? Non sono tifosi, ma hooligans, teppisti senza nazionalità. Noi però non abbiamo saputo difendere i nostri simboli che ci rendono famosi nel mondo».
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5. I NIPOTINI DI SPINOZA TRASFORMATI IN LANZICHENECCHI
Marco Lodoli per “la Repubblica- Roma”
Diciamo la verità, non ce l’aspettavamo proprio il comportamento barbaro dei tifosi del Feyenoord, nella nostra mente ingenua gli olandesi sono quasi il simbolo perfetto della moderna democrazia, della tolleranza, del rispetto, sono i nipoti di Spinoza, sono i tulipani, belli, liberi, lontani da qualsiasi angustia mentale.
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Pensavamo che fossero i nostri fratelli europei più avanzati, aperti per tradizione mercantile e intellettuale a tutte le novità, eppure anche legati alle più belle tradizioni.
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Insomma, gente da ammirare, quasi da invidiare. E invece dall’Olanda sono arrivati sei-settemila lanzichenecchi, pronti solo a ubriacarsi fino al delirio, ad aggredire, spaventare, sfasciare tutto quello che si sono trovati davanti.
Per due giorni hanno avuto in pugno il centro di Roma, scorrazzando tra Campo de’ Fiori e piazza di Spagna, scontrandosi con la polizia, incendiando cassonetti, tirando sampietrini. Noi che ci consideriamo sempre in difetto a confronto delle grandi democrazie del Nord Europa, scopriamo con un certo sbigottimento che il degrado culturale, la violenza giovanile, lo sbandamento sociale ce l’hanno anche loro, forse persino più di noi.
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E poi ci sale spontanea un’altra domanda: le forze dell’ordine non erano informate riguardo a questa calata selvaggia? Nessuno sapeva niente? Credevano forse che sarebbero arrivate solo dolci olandesine con le trecce a sventolare gioiose bandierine della loro squadra? Ormai i gruppi di tifosi con la bava alla bocca e il coltello in tasca sono conosciuti in tutta Europa, fotografati, schedati e disarmati. Come mai queste settemila bestie sono sfuggite a ogni controllo, piombando come una frana di fango proprio su Roma? Ci siamo fidati troppo, siamo stati disattenti?
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Fatto sta che si è precipitata dentro le mura un’orda scatenata, una masnada di teppisti come mai avevamo visto: e non sarà facile buttarli fuori, riparare i danni e ricominciare a pensare con entusiasmo a Spinoza e ai maestri della tolleranza.