BEFFATO DAL CALIFFATO - OBAMA VEDE CADERE PALMIRA IN SIRIA E RAMADI IN IRAQ IN MENO DI UNA SETTIMANA, MENTRE ESCE QUESTA SUA DICHIARAZIONE: "NON CREDO CHE CON L'ISIS STIAMO PERDENDO" - GLI USA NON MANDERANNO SOLDATI SUL CAMPO. AL MASSIMO PIÙ BOMBE. E LA JIHAD AVANZA

1. LO SCACCO A OBAMA

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

ROBERT GATES CON OBAMA E HILLARY CLINTON ROBERT GATES CON OBAMA E HILLARY CLINTON

 

Non si tratta solo della scarsa efficacia di una strategia basata su attacchi dal cielo condotti prevalentemente coi droni: la caduta di Palmira in Siria e, ancor più, quella di Ramadi in Iraq, sono il termometro di un fallimento ben più vasto che un columnist certamente ostile a Barack Obama, ma acuto come Charles Krauthammer, sintetizza in modo efficace: «In Siria c’era gente pronta a combattere contro i terroristi dell’Isis e il carnefice Assad, ma noi americani abbiamo deciso di non aiutarli dicendo che erano ingegneri, medici, banchieri: poco credibili con le armi in mano. In Iraq, invece, abbiamo continuato a cercare di costruire un esercito locale con capi settari e soldati corrotti che non avevano voglia di combattere».

 

isis prende palmira  isis prende palmira

Parole forti ma nelle quali c’è del vero e adesso per l’Iraq, anche al di fuori dei circoli repubblicani, si comincia a parlare apertamente di strategia fallimentare di due presidenti. Certo, Obama aveva ereditato da Bush una situazione impossibile a Bagdad: l’invasione del 2003 aveva eliminato Saddam Hussein e la sua classe dirigente sunnita senza riuscire a costruire, come da promesse, uno Stato democratico e multietnico. Il presidente democratico ha, in diversi modi, cercato il disimpegno.

 

L o ha fatto ritirando i soldati dal Paese, responsabilizzando la nuova dirigenza locale, favorendo un ricambio al vertice quando il regime di Al Maliki è divenuto apertamente filo-iraniano, rendendo così impossibile il dialogo con i sunniti.

 

ramadi devastataramadi devastata

La Casa Bianca ha puntato sul nuovo premier, Al Abadi, che sembrava impegnato a conquistarsi la fiducia di tutte le etnie del mosaico iracheno. Ma anche lui è ora alle prese con una «crisi di rigetto» dei sunniti, schiacciati tra i massacri dell’Isis e l’arrivo delle milizie sciite che, vista la scarsa resistenza opposta dall’esercito iracheno, rimangono l’unica difesa efficace contro l’avanzata del «Califfato» verso Bagdad.

 

Ancora pochi giorni fa, con l’incursione delle forze speciali Usa in Siria per eliminare il «ministro del petrolio» dell’Isis, la Casa Bianca ha sostenuto la narrativa di una coalizione di Paesi occidentali e del Golfo che, nonostante qualche rovescio, è all’attacco contro lo Stato Islamico. «Non credo che con l’Isis stiamo perdendo», ha detto Obama in un’intervista alla rivista The Atlantic rilasciata martedì e pubblicata ieri.

 

parata per la conquista di ramadiparata per la conquista di ramadi

Ma ora le tv continuano a riproporre quelle e altre dichiarazioni — Obama sicuro che «la nostra coalizione è all’offensiva» e il suo portavoce Josh Earnest che definisce «un successo» la strategia Usa contro il «Califfato», riducendo la caduta di Ramadi a un episodio — solo per deriderle: «Spero che quello di Obama sia puro cinismo», taglia corto Krauthammer, «se crede davvero in quello che dice, siamo nei guai».

 

Guai che l’ex ministro della Difesa di Bush e di Obama, Robert Gates, definisce con poche, crude parole: «Il gap tra la retorica e i risultati sul campo è molto vasto. I nostri nemici hanno Ramadi, Falluja e Mosul: cacciarli da queste città è un lavoro tremendamente difficile».

 

isis a ramadi 9isis a ramadi 9

Il presidente Usa ha confermato il suo no all’ipotesi di truppe Usa sul campo. «Non possiamo fare quello che dovrebbero fare gli iracheni». Piani di riserva non sembra averne, salvo un maggior ricorso alle milizie sciite davanti alla pochezza dell’esercito iracheno: ma quei miliziani sono incontrollabili.

 

Al massimo rispondono agli ayatollah di Teheran, non certo al governo di Bagdad. E la campagna elettorale Usa complica ulteriormente le cose: si guarda al passato anziché al futuro, coi repubblicani che continuano ad attaccare Hillary Clinton per gli errori fatti in Libia e Obama per il ritiro Usa dall’Iraq giudicato prematuro, visto che il vuoto creato da quel disimpegno è stato riempito dall’Isis.

isis a ramadi 8isis a ramadi 8

 

E il nuovo presidente che si insedierà nel 2017 non si troverà in una posizione migliore, visto che in America prevalgono gli umori contrari a un ritorno in guerra, mentre in tutto il Medio Oriente, dallo Yemen al Libano, si assiste a una progressiva disintegrazione del sistema degli Stati-nazione e a una frantumazione del fronte sunnita. Unica consolazione per Washington, secondo Roula Khalaf, commentatrice libanese del Financial Times: l’Arabia Saudita è pronta a sostituire gli americani nel ruolo di «Grande Satana» agli occhi degli iraniani. Magra consolazione.

 

 

2. CAMION-BOMBA E UNITA’ MOBILI: COSI’ AVANZA IL CALIFFATO

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera

 

isis a ramadi 3isis a ramadi 3

Ramadi e Palmira, due teatri diversi. Il doppio successo dell’Isis in Iraq e in Siria nell’arco di una settimana conferma l’abilità bellica e l’inconsistenza dei suoi avversari locali. Con l’eccezione dei curdi, gli unici a strappare porzioni consistenti di territorio ai jihadisti, specie nel nord-est siriano.

 

L’Isis punta sulla mobilità delle sue unità, che si disperdono e si concentrano in vista degli attacchi. Questo per ridurre l’impatto dei raid. Quindi i jihadisti impiegano tattiche che, pur con varianti, sono quasi sempre simili. Intanto le manovre diversive, con le quali costringono il nemico a spostarsi su falsi target. È avvenuto anche a Ramadi. Quindi arriva la spallata affidata ai veicoli bomba usati in quantità. Per distruggere le difese del capoluogo iracheno ne hanno usati una trentina.

 

palmira palmira

Tra questi: bulldozer blindati riempiti d’esplosivo, camion corazzati imbottiti di fertilizzante e proiettili d’artiglieria. Non chili ma tonnellate di «miscela» devastante. Mezzi affidati ai kamikaze. Il Pentagono sostiene che in questo modo hanno spazzato via interi isolati e demoralizzato i difensori. Gli Usa stanno inviando mille sistemi anti tank AT4 promessi in aprile: razzi che dovrebbero fermare la corsa dei veicoli bomba. Solo che servivano prima.

 

isis prende palmira 7isis prende palmira 7

Il movimento ha infiltrato combattenti travestiti da soldati, ha usato i mezzi conquistati all’esercito, ha attivato cellule presenti da tempo dietro le linee. Nulla di nuovo. Anche durante la campagna d’estate è ricorso alla quinta colonna che ha colpito in modo preventivo. Molti ufficiali sono stati assassinati, altri sono scomparsi. Una guerra psicologica logorante su un dispositivo già debole. A Ramadi le forze locali non avevano pezzi di ricambio, hanno atteso invano rinforzi, non c’era alcun coordinamento.

 

isis prende palmira 6isis prende palmira 6

Dinamismo e determinazione, unita alla capacità dei «colonnelli», hanno permesso a Isis di tenere testa anche a forze superiori in numero. Lo si è visto a Tikrit e Baiji. Così come hanno sfruttato le divisioni etniche — anche a Palmira — per portare dalla propria parte clan tribali e altri gruppi armati. Nell’antica città ha giocato anche il fattore sorpresa: i governativi non erano preparati, si sono ritirati.

 

isis prende palmira 4isis prende palmira 4

Lasciando, forse, enormi depositi d’armi che alimenteranno l’arsenale islamista. In questo modo, l’Isis potrà fare scorta e sostituire mezzi che non sarebbe in grado «mantenere» per poi puntare su assi stradali che portano alle più importanti città della Siria e legano questo scacchiere a quello iracheno. Una risposta a quanti hanno ipotizzato che alla lunga l’Isis non sarebbe riuscito ad avere un pieno controllo su un’area estesa. Il Califfo, per ora, è in marcia .

 

@guidoolimpio

 

 

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?