BELPIETRO SI SCHIERA CON CASALEGGIO SULLA MULTA AI VOLTAGABBANA: “HA RAGIONE, SERVE A TUTELARE GLI ELETTORI. ESISTESSE QUESTA REGOLA IL GOVERNO RENZI NON SAREBBE MAI NATO. E NEANCHE QUELLO DI MONTI. CHI CAMBIA IDEA, INVECE DI CAMBIARE CASACCA, SI DIMETTA”

“Purtroppo, non essendoci vincolo di mandato che incardini un onorevole nel gruppo che gli ha regalato lo scranno, e non esistendo neppure una penale da pagare per spostarsi da un banco all' altro, Montecitorio e Palazzo Madama hanno le porte girevoli”... -

Condividi questo articolo


Maurizio Belpietro per “Libero quotidiano”

 

BELPIETRO BELPIETRO

I lettori sanno che del programma di Beppe Grillo condividiamo poco o nulla. Tuttavia, nonostante lo scandalo suscitato fra i benpensanti del Pd, i quali minacciano addirittura di fare una legge per impedirla, c'è un' idea dei pentastellati che non ci dispiace affatto ed è quella di multare i voltagabbana.

 

A Roma come a Torino, in vista delle elezioni, i grillini vorrebbero introdurre una sanzione piuttosto salata per impedire i cambi di casacca. Chiunque una volta eletto e accettato il programma dei Movimento decidesse di infischiarsene o di passare ad altro gruppo, non rispettando le direttive di partito, dovrebbe pagare 150mila euro.

GRILLO CASALEGGIO IMOLA GRILLO CASALEGGIO IMOLA

 

Apriti o cielo. Nel Pd la proposta ha subito suscitato enorme scandalo, tanto da indurre il vicesegretario operativo del partito, Lorenzo Guerini, a proporre una legge che vieti di multare i traditori e garantisca la democrazia nei movimenti politici. La reazione dei vertici del Partito democratico è comprensibile.

 

Fosse stata in vigore in tutti i partiti una multa simile a quella che i seguaci di Grillo vorrebbero introdurre, il governo Renzi non sarebbe mai nato e molto probabilmente non avrebbe mai visto la luce neppure quello sciagurato e filo tedesco di Mario Monti. Ovvio.

 

grillo casaleggio grillo casaleggio

Dovendo mettere mano al portafogli, le centinaia di parlamentari che dall' inizio della legislatura sono passate da un gruppo di centrodestra a uno che appoggia il centrosinistra si sarebbero guardate bene dal farlo, rispettando il volere degli elettori. Purtroppo, non essendoci vincolo di mandato che incardini un onorevole nel gruppo che gli ha regalato lo scranno, e non esistendo neppure una penale da pagare per spostarsi da un banco all' altro, Montecitorio e Palazzo Madama hanno le porte girevoli.

lorenzo guerini intervistato lorenzo guerini intervistato

 

Uno entra con il Pdl ed esce con l'Ncd, un altro si candida con Scelta Civica e si iscrive subito dopo al Pd, una sta con Grillo ma una volta conquistato il Senato abbraccia Verdini. In totale dal 2013 ad oggi sono quasi 350 gli onorevoli che hanno fatto il salto della quaglia, ossia uno ogni tre.

 

Tuttavia, per Guerini il problema non è il cambio di casacca, ossia la presa per i fondelli di gente che si è candidata sotto una bandiera e subito dopo si è affrettata a sventolarne un'altra. Lo scandalo è che per impedire l'andirivieni dal suo partito ad un altro, il Movimento Cinque Stelle voglia introdurre una multa. Secondo il Pd la democrazia sarebbe a rischio, perché l'onorevole non avrebbe più possibilità di scelta ma sarebbe costretto ad adeguarsi alla linea dettata dai vertici.

mario monti mario monti

 

Poco importa al vicesegretario del Partito democratico che lasciando le cose come stanno ad essere a rischio sia il concetto stesso di democrazia, ridotta a una burla da gente che si fa beffe di chiunque l'abbia votata appena dopo aver conquistato la poltrona. Nessuna indignazione suscita in Guerini il fatto che all'indomani della proclamazione ottenuta in nome di Grillo o di Berlusconi qualche perfetto sconosciuto abbia deciso di trasferirsi armi e bagagli a casa di Renzi.

 

Diciamoci la verità: gran parte degli eletti con il Movimento Cinque stelle prima di approdare a Montecitorio o a Palazzo Madama non avevano né arte né parte. Alcuni erano disoccupati, altri, nonostante una professione l'avessero, erano in realtà precari, altri ancora avevano piccole e non fiorenti attività. Se non ci fosse stato un comico a dar loro la possibilità di candidarsi con pochi clic, nessun grillino sarebbe mai riuscito a farsi eleggere.

 

renzi boschi renzi boschi

Se oggi siedono in Parlamento e hanno uno stipendio e un'occupazione, seppure a termine, lo devono dunque a Beppe Grillo. E perciò, se decidono di cambiare idea e di non seguire più la linea del partito, ci pare giusto che paghino pegno. Così facendo si trasformano i partiti in una caserma, replicano i Guerini di turno, il cui governo campa di voltagabbana. Eppure, per evitare tutto ciò, basterebbe introdurre nella politica italiana una parolina semplice semplice: dimissioni. Un deputato o un consigliere non sono d'accordo con la linea imposta dal partito?

 

Nessuno li costringe a piegare il capo. È sufficiente che raccolgano le firme per chiedere la conta e facciano mettere ai voti la decisione del segretario. Reclamino un congresso o una verifica per dettare la nuova linea. E se non hanno i numeri e neppure vogliono chinare la testa di fronte alle imposizioni dettate dall' alto, si dimettano. Secondo voi, dei 350 che invocando i casi di coscienza hanno cambiato bandiera da inizio legislatura, quanti mollerebbero la poltrona? Noi non abbiamo dubbi: nessuno.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...