- BENEDETTE SIANO LE TASSE – CON L’OTTO PER MILLE LA CHIESA INCASSA 1,2 MILIARDI – LA CORTE DEI CONTI: SONO TROPPI, ANDREBBE RINEGOZIATO – IL TRUCCHETTO È SEMPRE QUELLO DELLE RIPARTIZIONI PRO QUOTA ANCHE DEI CONSENSI NON ESPRESSI -

Soltanto 245 milioni vengono spesi dalla Chiesa per opere di carità, mentre 433 milioni vanno per le esigenze di culto e pastorale e 377 milioni per il sostentamento del clero. Ricco il budget pubblicitario, con quasi 10 milioni spesi soltanto per la campagna sulle reti Mediaset

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1.OLTRE UN MILIARDO ALLA CHIESA. LA CORTE DEI CONTI: “SONO TROPPI, L’8x1000 VA RINEGOZIATO

Paolo Baroni per “La Stampa

 

Nonostante «la fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo» c’è una voce tra le uscite dello Stato che continua a lievitare: sono i fondi erogati attraverso il meccanismo dell’8 per mille. Erano 209 milioni di euro nel 1990, hanno sfondato quota 1 miliardo nel 2003 e quest’anno sono arrivati toccare quota 1 miliardo e 280 milioni. Per questo la Corte dei Conti, in una delibera pubblicata ieri, chiede al governo di «rinegoziare» il sostegno finanziario destinato alle confessioni religiose e di modificare entro 6 mesi la legge. Perché non rispetta i «principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza». 

vaticano vaticano

 

I beneficiari - spiega la Corte dei Conti - ricevono più dalla quota non espressa dai contribuenti che da quella optata. Un punto, questo, su cui «non vi è un’adeguata informazione, benché coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con un’opzione esplicita i fondi vengano assegnati».

 

In soldoni: alla Chiesa Cattolica, in virtù di opzioni dei contribuenti che arrivano al 37,93% nel 2011 ha ricevuto ben l’82,28% dei fondi totali, per un ammontare complessivo di un miliardo e 118 milioni, che quest’anno per effetto delle riduzione dei redditi degli italiani scenderanno a un miliardo e 54 milioni. Lo Stato, scelto dal 6,14% dei contribuenti, ha invece incassato il 13,3% (170,3 milioni di euro), le Chiese avventiste lo 0,18% (2,1 milioni), le Assemblee di Dio in Italia lo 0,25 (1,1), i Valdesi il 3,22 pari a 12,1 milioni (ma quest’anno sono 40,8), la Chiesa luterana lo 0,32 pari a 3,1 milioni, l’Unione delle comunità ebraiche lo 0,43 (4,7 milioni , 5,4 quest’anno).  

 

I contributi alle confessioni «risultano ingenti, tali da non avere riscontro in altre realtà europee, avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno – segnala così la Corte dei Conti -. Nonostante ciò, la possibilità di accesso ai fondi per molte confessioni è oggi esclusa per l’assenza di intese, essendosi affermato un pluralismo confessionale imperfetto». Inoltre «manca trasparenza sulle erogazioni»: sul sito web di Palazzo Chigi, infatti, «non vengono riportate le attribuzioni alle confessioni, né la destinazione che queste danno alle somme ricevute».

 

VATICANO, SEDE IOR VATICANO, SEDE IOR

E non ci sono nemmeno «verifiche sull’utilizzo dei fondi, nonostante i dubbi sollevati dalla parte governativa della Commissione paritetica Italia-Cei su alcune poste e sulla ancora non soddisfacente quantità di risorse destinate agli interventi caritativi». Nel 2012 appena il 23,2% per la Cei (225 milioni), mentre il resto va a spese di culto e sostentamento dei sacerdoti), contro una quota del 76-89% di avventisti e valdesi. 

 

Non solo la legge va riscritta, ma anche il comportamento dello Stato è censurabile. «Mostra disinteresse per la quota di propria competenza - scrive la Corte - cosa che ha determinato la drastica riduzione dei contribuenti a suo favore, dando l’impressione che l’istituto sia finalizzato solo a fare da apparente contrappeso al sistema di finanziamento diretto delle confessioni». Tant’è che in oltre 20 anni, al contrario degli altri «competitor», non ha mai promosso le proprie iniziative. E quello che poi raccoglie lo distribuisce a pioggia tra enti privati e religiosi oppure lo spende in altro modo. 

 

 

2. 8x1000 OPERE DI BENE MA SOPRATTUTTO TELEVISIONE E SPOT

Carlo Tecce per “Il Fatto Quotidiano”

 

I PAPI SANTI VATICANO VISTA DALLA TERRAZZA PREFETTURA I PAPI SANTI VATICANO VISTA DALLA TERRAZZA PREFETTURA

   Quanto fa 8x1000 per la Chiesa cattolica? Un miliardo e poco più di 55 milioni di euro. Il calcolo è trasparente, la ripartizione viziata dall’ultimo Concordato tra lo Stato italiano e il governo vaticano. Il resto è buio. Questa somma di denaro, che puntualmente il Tesoro versa ai vescovi italiani, proviene da 41.499.535 milioni dichiarazioni dei redditi.

 

L’8per1000 è una donazione volontaria e obbligatoria: sì, un paradosso. Perché soltanto in 15 milioni hanno barrato la casella Chiesa cattolica quest’anno, ma un complesso meccanismo di moltiplicazione per legge, consente la distribuzione di oltre l’82% del ricavato totale (1,276 miliardi) alla Conferenza episcopale italiana. Quel che avanza, viene diviso fra lo Stato e cinque organizzazioni religiose, Ebrei, Valdesi, Luterani, Avventisti e Assemblee di Dio. Il bonifico con in calce la firma italiana viene incassato da Cei e il miliardo poi viene gestito sul conto di Deutsche Bank che la Santa Sede ha intestato in Germania. Questioni di vincoli e controlli. A papa Francesco non sono sconosciute le disfunzioni dell’8x1000 e, pare, non siano mancate proteste dettagliate e invocazioni di intervento tramite documenti spediti presso la sua abitazione in Santa Marta.

papa bergoglio in visita al parlamento europeo 2 papa bergoglio in visita al parlamento europeo 2

 

   Ogni anno, a maggio, i vescovi italiani si riuniscono e approvano il bilancio Cei. Mentre dentro si consumano le consuete battaglie, all’esterno viene diffuso un frontespizio che, in maniera poco esaustiva come certifica la stessa Corte dei Conti, illustra le voci di spesa. Ci sono tre categorie onnicomprensive: 433 milioni di euro per le esigenze di culto e pastorale, 245 milioni gli interventi caritativi e 377 milioni per il sostentamento del clero. Nei rivoli di un abbondante miliardo di euro, però, si possono celare i flussi di denaro per giornali, propaganda, televisioni, seminari, convegni.

 

Soltanto lo stanziamento per il “terzo mondo”, pari a 85 milioni di euro, né aumenta né diminuisce mai. Tutto è variabile. Tutto può significare opere di bene o niente. Tutto può contenere la costruzione di una casa di accoglienza per giovani madri emigrate, un campetto di calcio per l’oratorio oppure un grande parata per adunate di prelati e politici. Quando la somma viene stabilita e i moduli Irpef sono consegnati ai commercialisti, s’interrompono i video in tv che reclamizzano l’8x1000 con il ritornello “Chiedilo a loro”.

 

papa bergoglio in visita al parlamento europeo 16 papa bergoglio in visita al parlamento europeo 16

   La musica suscita emozioni, le immagini attirano l’attenzione, si vedono suore o preti che arrancano in luoghi di dolore, bambini, malattie, disperazione . Come per la vendita di un prodotto tradizionale, la Cei si affida a martellanti campagne pubblicitarie, per un decennio ideate da Saatchi&Saatchi, una azienda che promuove le esplorazioni petrolifere di Eni, le macchine elettriche di Toyata o le cialde da caffé di Illy. Oggi viene coinvolta anche “Another Place”, le gigantografie di volti segnati dalla sofferenza sono a cura di questa brillante società. Perché sono davvero numerosi i “cantieri” aperti con l’8x1000 fra parrocchie, ristrutturazioni, beneficienza.

 

   In Italia la raccolta pubblicitaria è crollata negli ultimi anni, le concessionarie rimediano con sconti altissimi, ma la Cei è un investitore importante, perché garantisce almeno 10 milioni di euro. I dati ufficiali Nielsen, relativi al 2013, ci consentono di quantificare in 9,824 milioni la spesa su Mediaset & C. dei vescovi per convincere gli italiani a destinare l’8x1000 alla Chiesa italiana. In quattro anni, la Cei ha investito quasi 45 milioni di euro.

 

Non vanno definiti sprechi, possiamo aggiungere con un po’ di ironia, perché, nota persino la Corte dei Conti, la presenza in tv della Conferenza episcopale ha oscurato lo Stato in questa competizione per l’8x1000. Nel rendiconto stilato da Cei non c’è traccia dei contributi ai media di proprietà dei vescovi: il quotidiano Avvenire, il canale satellitare Tv2000, l’emittente Radio In Blu e l’agenzia di stampa Sir. Per rispettare le regole italiane, la Cei finanzia i suoi media attraverso due fondazioni: la “Santi Francesco e Caterina”, la prima in ordine di costituzione che porta i nomi dei patroni nazionali si occupa e preoccupa di Avvenire e Sir; la “Comunicazione e Cultura” è depositaria del pacchetto di maggioranza di “Rete Blu”, la società che edita la radio e il giornale. A “Rete Blu”, la Cei ha conferito 37 milioni di euro per il 2013.

I PAPI SANTI VATICANO VISTA DALLA TERRAZZA PREFETTURA I PAPI SANTI VATICANO VISTA DALLA TERRAZZA PREFETTURA

 

 Quest’anno l’erogazione potrebbe crescere, perché i vescovi pensano di poter consolidare la posizione di Tv2000, da qualche mese diretta da Paolo Ruffini, ex di Rai3 e di La7, e in fase di sperimentazione. Sarà una rete quasi “generalista”, per dirla con termini ormai desueti. A parte questi 37 milioni per “Rete Blu”, ce ne sono di solito 15 per Avvenire e 7 per la Sir. Non è finita. Perché le iniziative dell’ufficio per la Comunicazione sociali, che riempie un calendario sempre denso di appuntamenti, sono molto dispendiose. I fondi per l’8x1000 servono anche a rifocillare l’ambizioso Ente per lo spettacolo. Per confrontare queste cifre qui esposte con i diretti protagonisti, il Fatto Quotidiano ha contattato i responsabili per i rapporti con i media dei Vescovi. Ci hanno cortesemente risposto senza commenti particolari.

 

I PAPI SANTI IN VATICANO CANONIZZAZIONE DI WOJTYLA E RONCALLI I PAPI SANTI IN VATICANO CANONIZZAZIONE DI WOJTYLA E RONCALLI

   Il potere Cei è in capo a monsignor Angelo Bagnasco, che presiede la Conferenza episcopale da 7 anni, e fu indicato da Benedetto XVI. La sostituzione del segretario generale Mariano Crociata con Nunzio Galantino è soltanto il preludio all’uscita di Bagnasco. Le ultime assemblee hanno ospitato accese dispute tra i vescovi proprio sull’8x1000. I vescovi di Trento (Luigi Bressan), Como (Diego Coletti) e di Mantova (Roberto Busti) non tollerano l’eccessiva generosità con cui si sovvenziona il sistema di comunicazione. Il gruppo non è sempre coeso e le scelte non vengono prese tra implacabili entusiasmi. Qualunque siano le decisioni della Conferenza Episcopale, un po’ di informazione in più per i cittadini-paganti non guasterebbe. Non ci sono dogmi a rischio.

 

 

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