BERTONE, LA CURIA E’ FINITA: CON IL NUOVO SEGRETARIO PAROLIN BERGOGLIO MANDA IN PENSIONE IL VATICANO DEI CASINI DELLO IOR

Marco Politi per "Il Fatto Quotidiano"

Esce di scena il Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. Stamane si attende la nomina del successore, mons. Pietro Parolin, nunzio in Venezuela ed ex sottosegretario agli Affari esteri della Santa Sede dal 2002 al 2009.

Il "badante", come chiamavano Bertone le lingue perfide in Curia, perché Benedetto XVI - digiuno dei meccanismi della macchina vaticana - aveva deciso di affidarsi completamente al suo fedele collaboratore, già Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede.

Papa Ratzinger ne conosceva i limiti, ma sentendolo in totale sintonia con i propri desideri e sapendo che non avrebbe mai assunto una posizione di critica nei suoi confronti (dalle carte Wikileaks risulta che la diplomazia vaticana considerava Bertone uno "yes-man" a oltranza del pontefice), ha voluto sempre difenderlo.

Fin dalla sua nomina nel 2006 gran parte della Curia gli è stata ostile ritenendolo digiuno sia dell'esperienza diplomatica sia del savoir faire e della conoscenza necessari per una macchina complessa come il governo centrale della Chiesa cattolica. I critici gli hanno rimproverato carenza di leadership unita a rigidità accentratrice e alla tendenza ossessiva a piazzare proprio uomini nei gangli della Curia, specie nei settori economici.

Se il pontificato ratzingeriano è arrivato in un vicolo cieco, da cui lo stesso Benedetto XVI ha salvato la Chiesa con il gesto rivoluzionario delle dimissioni papali, molte responsabilità ricadono su Bertone.

Tra gli errori di governo maggiori, la gestione catastrofica dell'affare Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista riabilitato nel 2009 dalla scomunica. Quando già le agenzie di tutto il mondo riferivano dell'antisemitismo virulento di Williamson, Bertone ha proceduto come se niente fosse alla pubblicazione dell'atto di remissione della scomunica: senza parlare apertamente con Benedetto XVI, che aveva deciso precedentemente per la clemenza.

A Bertone come Segretario di Stato risale la responsabilità ultima di avere lasciato nominare arcivescovo di Varsavia un ex agente della polizia segreta comunista polacca (costretto a dimettersi il giorno stesso della solenne cerimonia di presa di possesso della cattedra episcopale).

Ma soprattutto Bertone ha fatto sistematicamente le scelte sbagliate nelle vicende finanziarie del Vaticano. Ha silurato, mandandolo come nunzio negli Stati Uniti, il segretario generale del Governatorato del mini-stato pontificio, mons. Viganò, che aveva denunciato corruzione sistematica negli appalti in Vaticano.

Quando Benedetto XVI nel dicembre 2010 ha creato per il Vaticano un'Autorità di informazione finanziaria affidandole il pieno controllo dei movimenti di denaro negli organismi della Santa Sede, Bertone un anno dopo ha ridotto i poteri di questa ente di supervisione e ha appoggiato la tesi che le informazioni da dare alle autorità giudiziarie italiane su movimenti finanziari sospetti nello Ior non potessero essere antecedenti al 2010.

Poco dopo ha dato via libera al "golpe" nella banca vaticana (guidato dal leader dei Cavalieri di Colombo e membro del cda dello Ior, Carl Anderson ), che portò nel 2012 alla defenestrazione del presidente Gotti Tedeschi. Un presidente che invano aveva chiesto trasparenza totale sugli opachi "conti correnti esterni" dello Ior e una regolare certificazione dei bilanci ad opera di un'agenzia indipendente internazionale.

Vicende che i lettori del Fatto Quotidiano hanno appreso quasi sempre in anteprima.

Invano, nel corso degli anni, cardinali autorevoli - da Scola a Schoenborn, da Ruini a Bagnasco - hanno chiesto a Benedetto XVI di sostituire il Segretario di Stato. Il cardinale tedesco Meisner, un fedelissimo di Ratzinger, ha rivelato di avere già implorato quattro anni fa l'allora pontefice: "Dissi: Santo Padre, dovete dimettere il cardinale Bertone! Lui è responsabile (dell'affare Williamson, ndr) esattamente come un ministro in un governo secolare". Benedetto XVI non ha mai avuto la forza di farlo.

SUL PIANO ITALIANO Bertone è stato uno sfegatato fautore di un patto di ferro con Berlusconi. L'uomo scelto da papa Francesco, mons. Pietro Parolin, un diplomatico, viene dalla grande "scuola" dei cardinali Casaroli e Silvestrini. Una scuola di sensibilità e attenzione alla complessità del mondo e delle società contemporanee.

Prima di essere mandato in Venezuela nel 2009, aveva raggiunto l'obiettivo di gettare le basi dell'accordo tra Santa Sede e Vietnam, che ha portato alle relazioni diplomatiche fra le due parti e che dal 2010 permette al Vaticano di nominare i vescovi nel paese comunista asiatico, presentando al governo una terna (come accadeva negli stati dell'Est europeo durante la guerra fredda). Parolin dovrà essere il Segretario di Stato di una Curia più leggera e aperta alla collaborazione con i vescovi del mondo. Un ruolo importante lo giocherà la "commissione di riforma", coordinata dal cardinale Maradiaga.

Bertone rimarrà per ora Camerlengo vaticano e per un annetto presidente della Commissione di vigilanza dello Ior.

 

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