renzi e juncker

BRUXELLES, M'HAI PROVOCATO E IO ME TE MAGNO - IL GOVERNO RENZI VUOLE PUBBLICARE LA LETTERA (SEGRETA) CON CUI LA COMMISSIONE EUROPEA GLI HA IMPOSTO DI APPLICARE IL ''BAIL-IN'' E COLPIRE AZIONISTI E OBBLIGAZIONISTI - RENZI E PADOAN VOLEVANO USARE SOLO IL FONDO INTERBANCARIO, MA PER L'UE SAREBBE STATO AIUTO DI STATO (ANCHE SE CON FONDI PRIVATI)

Federico Fubini e Lorenzo Salvia per www.corriere.it

 

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

Alla fine il governo sembra orientato verso lo strappo: a meno di nuovi cambi di rotta, renderà nota la lettera di Bruxelles. E poco importa che quel documento non fosse mai stato scritto dalla Commissione europea per questo. Non doveva essere pubblicato. Non avrebbe mai dovuto diventare oggetto di uno scontro politico alla luce del sole, almeno nelle intenzioni dei firmatari. Era solo l’atto finale di una sorda contesa sotterranea, durata già troppe settimane, fra amministrazioni lontane duemila chilometri l’una dall’altra.

 

Il pacchetto del 19 novembre

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

La data è giovedì 19 novembre. A quel punto del mese scorso mancano poche ore al decreto del governo che avrebbe «risolto» - dicono i tecnici - Banca Etruria, Banca Marche, e le casse di risparmio di Chieti e di Ferrara. Dopo un lungo dissesto giunto ormai alla fase terminale, la vita giuridica dei quattro istituti stava per finire. Le parti sane delle quattro aziende avrebbero proseguito la strada come nuove «banche-ponte», ricapitalizzate per 1,8 miliardi da parte del resto delle banche italiane attraverso il nuovo «Fondo di risoluzione» previsto dalle direttive europee.

 

RENZI PADOANRENZI PADOAN

Le parti malate venivano invece separate, addossando loro crediti in default svalutati ad appena il 17,6% del valore teorico. Per coprire le perdite di questo disastro di malagestione e clientelismo sarebbero serviti 1,7 miliardi, sempre forniti dal resto del settore del credito attraverso il Fondo di risoluzione. In più, secondo le regole di questo meccanismo europeo, ci sarebbe stato l’azzeramento di tutte le azioni e di tutte le obbligazioni subordinate delle banche «risolte».

 

Questo pacchetto, giovedì 19 novembre, era pronto. Prima di approvarlo però il governo italiano presenta un’ultima richiesta alla Commissione: deve andare oltre i suoi soliti segnali informali di dissenso; deve mettere nero su bianco tutte le sue obiezioni alla precedente soluzione prospettata da Roma e assumersene la responsabilità.

RENZI BOSCHIRENZI BOSCHI

 

L’ipotesi dell’«aiuto di Stato»

Fino a poche settimane prima il governo aveva pensato di far fronte ai dissesti senza ricorrere al Fondo di risoluzione di modello europeo, che implicava il colpo di forbice sul risparmio. Voleva invece varare un decreto per usare il Fondo interbancario di garanzia sui depositi.

 

renzi boschirenzi boschi

Quest’ultimo strumento è alimentato con 2,2 miliardi sempre dai contributi di 208 banche italiane, serve come garanzia dei conti correnti e - secondo il governo - poteva essere usato per Etruria, Ferrara, Chieti e Banca Marche evitando a Bruxelles la contestazione di un aiuto di Stato. Si trattava infatti di risorse private. La speranza era che dunque non sarebbe stato necessario colpire i risparmiatori, cancellando le loro obbligazioni (peraltro già svalutatissime sul mercato).

 

Margrethe Vestager e Jonathan Hill, commissari Ue alla Concorrenza e alla Stabilità finanziaria, non sono d’accordo. Ritengono che un atto di legge che obblighi il Fondo interbancario di garanzia a versare risorse nelle quattro banche produrrebbe comunque un aiuto di Stato: c’è intervento pubblico - pensano - perché lo Stato di fatto espropria risorse private e le dirige dove vuole.

 

MARGRETHE 
VESTAGER
MARGRETHE VESTAGER

Nella lettera che accettano di inviare a Roma il 19 novembre i due commissari scrivono: «Nel caso venga usato un meccanismo di garanzia dei depositi e questo meccanismo venga riconosciuto come aiuto di Stato, la risoluzione delle banche scatta autonomamente in base alla direttiva Brrd (sulla ristrutturazione degli istituti, ndr)». In sostanza, c’è aiuto di Stato in ogni caso e vanno colpiti gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati anche se le risorse usate sono di origine privata.

 

Parole misurate

JONATHAN  HILL  JONATHAN HILL

Hill e Vestager dosano ogni parola, perché sanno che il rischio di ricorsi legali contro di loro è sempre presente. Nella lettera osservano che esiste una giurisprudenza della Corte di giustizia europea a sostegno della loro posizione. Quindi il governo si riunisce tre giorni dopo per varare l’operazione nel solo modo che resta: il ricorso al nuovo Fondo di risoluzione di modello europeo - sempre alimentato dalla banche italiane - con il sacrificio di parte dei piccoli investitori.

 

Se l’Italia avesse aspettato fino al 2016, con la piena entrata in vigore della Brrd, avrebbe dovuto colpire anche le obbligazioni più normali e i conti correnti sopra i 100 mila euro di almeno una delle quattro banche. Se avesse ignorato la posizione di Bruxelles e ricapitalizzato le aziende salvando il risparmio, l’effetto sarebbe stato nullo perché i nuovi fondi avrebbero dovuto essere accantonati.

 

La tentazione

fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  9fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 9

Resta però quella lettera riservata di Hill e Vestager, che taglia la strada alla soluzione meno traumatica. Nel governo la tentazione di pubblicarla è così forte che, a ieri sera, c’era la decisione di metterla oggi stesso sul sito del ministero dell’Economia. Con tanto di controdeduzioni che contestano la lettura di Bruxelles sulla giurisprudenza della Corte Ue. Non è ancora certo che alla fine andrà così. Infrangere la riservatezza del carteggio può senz’altro aiutare Matteo Renzi nelle polemiche sulle banche che divampano in Italia in queste ore. Ma a quel punto neanche il premier sa quanto dovrà aspettare, prima che altri dall’Europa abbiano voglia di scrivere di nuovo a lui.

PROTESTE CONTRO BANCA ETRURIAPROTESTE CONTRO BANCA ETRURIA

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…