UNA BURINA A PALAZZO CHIGI - “LA BOSCHI? UNO SPLENDIDO MANICHINO VAMP” - TELESE SI SCATENA SULL’ABITO COI PIUMAGGI E LA CODA DI PAVONE ESIBITO DALLA MADONNONA DEL VALDARNO AL SAN CARLO DI NAPOLI: “IL PROBLEMA NON E’ LA SCOLLATURA MA LA BRUTTEZZA DEL VESTITO. LA BOSCHI HA FATTO FARE ALL’ALTA MODA LA STESSA FINE CHE LA SUA RIFORMA VORREBBE FAR FARE ALLA COSTITUZIONE DEL 1948” -

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BOSCHI SAN CARLO BOSCHI SAN CARLO

Luca Telese per la Verità

 

Non è la scollatura il problema, anzi. La guardi, immortalata in una qualsiasi delle immagini tratte dalla fotogallery sulla serata di gala al San Carlo di Napoli, e capisci subito che il primo problema di Maria Elena Boschi, in questo caso, non è la profonditä del décolleté. È la leggiadra bruttezza del vestito. È il messaggio che ci consegna.

 

Nella morsa infernale fra i neopuritani bacchettoni e i politicamente corretti che gridano al sessismo ogni volta che si scrive su una donna, di una donna, o del suo corpo, infatti, noi della Verità ci schieriamo indubitabilmente a favore delle tette, ma - senza ombra di dubbio alcuno - anche contro l' apologia del cattivo gusto.

 

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In un paese in cui una attrice seria come Giulia Salemi è stata massacrata dai media e dai social, quest' anno a Venezia, per un elegante vestito con spacco inguinale, con l' accusa di avere un dress code non appropriato all' evento (il red carpet del Festival!), la Boschi viene considerata una giovane ministra che può amministrare il suo décolleté come meglio crede. Giusto, giustissimo, anche se dovrebbe valere per tutte.

 

Il problema, quindi, non è se un ministro della Repubblica possa o meno vestirsi come una ragazza di provincia simpaticamente sfrontata che prova soddisfazione nel mostrare la plasticità del suo seno (certo che può). Il problema è se un ministro della Repubblica davvero non trova un' amica un po' più sofisticata di lei che sappia consigliarla sul vestito, sullo stile, sul vago concetto di eleganza che dovrebbe sempre accompagnare un servitore dello Stato.

 

Michelle Obama, per dire, fece saltare i canoni dello stile, abbracciando suo marito con un vestitino a fanno dubitare molto dello stato di lucidità dello stilista (a meno che non sia un altro geniale complotto di Titti Brunetta).

 

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Per noi la Boschi potrebbe andare in giro anche con un bellissimo costume color carne, come quello che rese memorabile la passerella di Sabrina Ferilli in occasione dello scudetto della Roma. Ed era a suo modo cult - anche perché aveva il fascino trasgressivo di una prima volta - anche il bellissimo vestito celeste e fucsia che da un palco di San Remo rivelò al mondo - nella sintesi di due soli tagli di stoffa e di una bicromia - la farfallina di Belen e la sua collocazione.

 

Velare e di svelare, dalla notte dei tempi, sono le armi del racconto, i latini inventarono la parola «sublime» proprio per addentrarsi nella terra di nessuno del sub -Limen (di quello cioè che è sotto il confine tra mondi ed elementi non omogenei, l' indicibile per eccellenza).

 

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Guardate invece la figura della Boschi come ce la restituiscono le cronache: taglio intero, scollatura con incrocio a X sulla schiena con un messaggio erotico subliminale (in questo caso forse per invitarci a barrare il Sì sulla scheda, che invoglia persino me), frangette nello scollo e vicino agli avambracci, addirittura sfilacciate in bicromia alternata, in fibre rosa mattone e viola. Molto ricercate. Nella grande sfida fra gli stilisti fiorentini Ermanno Scervino si è preso la signora Agnese Renzi, incartata con casti pizzi e colori chiari, ed Emilio Pucci si è scelto la ministra di Laterina, trasformandola in uno splendido manichino vamp.

 

Vorrei dire sommessamente alla Boschi che qualche moralista potrebbe pensare che ci sia un modo particolare in cui si deve vestire un ministro che, non si capisce perché, dovre be essere diverso dagli altri. E che quindi, se non si vuole cadere nel sessismo rovesciato, si dovrebbe chiedere a Roberta Pinotti di mettersi i pantaloni mimetici con le tasche laterali, a Maurizio Martina di farsi vedere con delle belle galosce di gomma fin sopra il ginocchio e magari a Piercarlo Padoan di farsi fotografare almeno una volta, in doppiopetto e boxer. Ma questa è solo una fantasia.

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In realtà il fortunato esperimento di stilismo zoologico della Boschi ci dice che la classe dirigente di governo tosco sub -appenninica, sta recuperando secoli di storia della moda, in una sola legislatura. Dalla orribile seconda maglia della Fiorentina (arancione con finti bottoncini, molto contestata dai tifosi) fino all' abito da voliera della Boschi, è una nouvelle vague che sente il bisogno di contestare e dissacrare, come i bimbi che sillabando le prime parole, sentono il bisogno di ripetere «pipì!» e «cacca!» per suscitare il dispetto dei genitori.

 

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Ricordate la sublime battuta di Picasso all' ufficiale nazista in visita al suo studio, di fronte al bombardamento di Guernica? «Maestro, questo orrore lo avete fatto voi?». E Picasso: «No, questo è opera vostra!». Voglio dire - quindi - all’ottimo Pucci, e al suo strepitoso abito da sera pavimento da 2.500 euro, che non è stato lui ad essere scelto dalla ministra, ma che è la ministra ad aver scelto lui. La Boschi - con la sua bella mascherata in raso pennuto - ci ha regalato un mega messaggio disvelante: ha fatto fare all’haute couture la stessa fine che la sua riforma vorrebbe far fare alla

Costituzione del 1948. Basta guardare il raso piumato, dunque, per capire cosa votare.

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