1. CALDEROLI SPUTTANA LA BOSCHI: “CERTO CHE SAPEVA DELL’IMMUNITÀ PER I SENATORI!” 2. IL LEGHISTA, CHE PUR NON ESSENDO AL GOVERNO LAVORA CON LA PIDDINA FINOCCHIARO ALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, MOSTRA UN’EMAIL CHE PROVA COME PALAZZO CHIGI SAPESSE BENISSIMO CHE C’ERA L’IMMUNITÀ ANCHE PER I NUOVI SENATORI 3. E I GRILLINI APRONO SULL’IMMUNITÀ: "AUSPICABILE" CON CONTROLLO DELLA CONSULTA 4. MALUMORI A CINQUE STELLE A STRASBURGO, DOVE GOLE PROFONDE CHIEDONO LE DIMISSIONI DELL’ONNIPOTENTE CAPO DELLA COMUNICAZIONE MESSORA. MA POI TUTTI SMENTISCONO

1. IMMUNITÀ AI SENATORI ECCO LA PROVA CHE IL GOVERNO SAPEVA

Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

 

maria elena boschi e marianna madiamaria elena boschi e marianna madia

Stringe la sigaretta accesa con la mano destra, con la sinistra ne tira una seconda dal pacchetto: “Calma, non manca il tempo”, dice Roberto Calderoli. Tra un’ora e mezza la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama verrà inondata da emendamenti di qualsiasi estrazione e tipologia: 581, scalpitano i Cinque Stelle e i democratici di maggioranza e di Chiti&Mineo.

 

Il relatore Calderoli, che fa coppia e sponda con Anna Finocchiaro, deve sbrogliare esigenze politiche e pressioni governative e deve, soprattutto, osservare il destino di un’immunità - Costituzione, articolo 68 - applicata ai futuri senatori non eletti, delegazione di consiglieri regionali, sindaci e nominati: niente arresti, niente intercettazioni, niente perquisizioni. Come i colleghi di Montecitorio, i deputati. Il paravento per i prossimi senatori resiste, ma ancora non s’è capito chi l’ha messo, chi l’ha voluto e chi, sornione, non lo vuole rimuovere: “Per me, chi deve finire in galera non deve aspettare”.

maria elena boschi e napolitanomaria elena boschi e napolitano

 

Il leghista Calderoli, politico tattico e autore di “porcate” per sua stessa ammissione (la legge elettorale), non vuole passare per il vigile distratto o per il protettore di una nuova casta: “Io posso giurare, e adesso le prendo le prove, che giovedì 19 giugno – l’orologio segnava le 19:30 – dal ministero di Maria Elena Boschi, per la seconda e definitiva volta, ci arriva un documento con l’approvazione di quel contestato, e giustamente, articolo 68”.

 

Ma non l’avete chiesto voi, Calderoli&Finocchiaro? “Noi ci siamo posti il problema. All’inizio, non ce n’era bisogno perché Palazzo Madama diventava un guscio vuoto, adesso abbiamo ripristinato dei poteri legislativi, di controllo e di garanzia e abbiamo riformulato la domanda”.

 

calderoli-robertocalderoli-roberto

Quale e come? “Caro governo, cara ministro, l’immunità va estesa ai senatori? Noi pensavamo di coinvolgere la Consulta, un arbitro imparziale e competente”. E invece? “Non ci hanno seguito, non ci hanno risposto, anzi posso dire che lo stesso Pd ha compulsato la commissione per introdurre e confermare l’immunità”.

ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

 

Il primo commento di Maria Elena Boschi bandiva le libere interpretazioni: “La proposta del governo non prevedeva l’immunità per i senatori, non per una facile risposta al giustizialismo, ma per una valutazione di merito: non ci sembrava giusto dare una tutela ad alcuni consiglieri regionali nominati senatori e non agli altri”.

 

Anna Finocchiaro Anna Finocchiaro

Calderoli, come risponde? Il leghista scatta in piedi e va verso la scrivania ricoperta di faldoni e adornata da vignette che lo ritraggono ora a Pontida con la spada e ora con Berlusconi al guinzaglio: “Guardi qui, questo è il testo – che trovate in pagina, ndr – che ci è stato spedito dal ministero della Boschi. In rosso ci sono le ultime nostre modifiche. E come vede, le correzioni, che il dicastero fa in verde, non ci sono. Ecco, prendiamo un altro articolo a caso, il 55, e troviamo le puntualizzazioni in verde”. Cosa vuol dire? “La Boschi sapeva, poteva correggere subito, se riteneva. Di più: ha avuto due occasioni per farlo. E forse doveva anche coordinarsi meglio con la segreteria del Nazareno”.

 

E se la Boschi la smentisce, fa una brutta figura: ne è consapevole, Calderoli? “Questo che le faccio vedere è il contenuto di una doppia email arrivata in commissione. Ci sono le tracce, e non si possono cancellare”.

Finocchiaro e Quagliariello Finocchiaro e Quagliariello

 

Il governo sostiene che l’immunità non è un capitolo dirimente, ma sarà eliminata? “Vediamo, io non ci capisco più nulla, da Forza Italia a Nuovo Centro Destra, passando per il governo, tutti cambiano versione. Soltanto io e Anna stiamo seguendo le indicazioni iniziali”. Ma voi leghisti non siete al governo. “Appunto, vede come sono ridotti”.

 

 

2. I CINQUESTELLE APRONO SULL’IMMUNITÀ: "AUSPICABILE"

Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

 

La smentita arriva solenne e indignata, richiesta dallo staff, e firmata da tutti i 17 eurodeputati a 5 Stelle: mai chieste le dimissioni di Claudio Messora. Smentita a una nota dell’agenzia Ansa che raccontava i malumori di diversi europarlamentari nei confronti del nuovo capo della Comunicazione. Ennesima grana di un Movimento che ha spostato il suo baricentro di insoddisfazione a Strasburgo. Qui il gruppo ha trovato casa in un’abitazione che non piace a tutti, il gruppo euroscettico Efdd di Nigel Farage.

CLAUDIO MESSORACLAUDIO MESSORA

 

Da ieri alla dizione Europa della Libertà e della Democrazia si è aggiunta, su pressione dei 5 Stelle, la parola «diretta». Per cercare di non dare un’immagine troppo estremista, gli eurodeputati italiani vorrebbero inoltre «spostarsi un po’ più a sinistra», per non finire all’estrema destra dell’Aula, dove stanno tradizionalmente i gruppi di questo orientamento.

 

L’Ansa aveva citato alcuni parlamentari europei che avevano chiesto «l’anonimato per timore di ritorsioni»: «Alcuni di noi sono già a rischio espulsione». Motivo del contendere, la gestione politica e amministrativa del gruppo: «Una parte degli eurostellati avrebbe chiesto a Milano la rimozione di Claudio Messora». Veemente la reazione dello staff. Sul blog appare una nota firmata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che parla di «notizie inventate di sana pianta» e chiede di rivelare le fonti. Segue un’analoga nota firmata dai 17 parlamentari.

CASALEGGIO E GRILLO f afd a a f f d a ea CASALEGGIO E GRILLO f afd a a f f d a ea

 

Che ci sia un’insoddisfazione a Strasburgo è vero. Personale nei confronti di Messora, accusato di essersi portato al seguito amici e fedelissimi. E politica, perché l’adesione al gruppo di Farage non è andata giù a tutti. Tanto che due deputati italiani, Christian Iannuzzi e Stefano Vignaroli, hanno incontrato in un ristorante vegano di Roma la co-presidente dei Verdi europei Rebecca Harms. Chiedendole lumi sul fallimento della trattativa. La Harms, spiega Iannuzzi, ha spiegato che è prassi per i nuovi partiti fare la prima mossa con i partiti già esistenti.

 

E ha spiegato che il no a Grillo è arrivato a un’offerta fatta quando era già chiara la preferenza per «il gruppo dei nazionalisti-xenofobi-omofobi». Il capogruppo grillino in Europa, Ignazio Corrao, sostiene con il sito Eunews che «nessuno di noi vuole passare con i Verdi». Poi aggiunge: «Per il momento questa è la nostra collocazione ma niente è per sempre: o ci muoviamo tutti e 17 insieme o non ci muoviamo».

GRILLO E FARAGEGRILLO E FARAGE

 

Se in Europa c’è tensione, a Bologna, il consigliere dell’Emilia-Romagna, Andrea Defranceschi viene riabilitato: la Corte dei Conti ha annullato le delibere con le contestazioni alle spese del gruppo. Grillo riaccoglie l’ex reprobo: «Finalmente c’è questa bella notizia».

 

ANDREA DEFRANCESCHIANDREA DEFRANCESCHI

In Parlamento, intanto, arrivano gli emendamenti a 5 Stelle al ddl sulle riforme: Senato eletto dai cittadini, diminuzione di deputati (a 315) e senatori (a 158) e riduzione delle indennità (sotto i 4 mila euro). E dopo il faccia a faccia con Renzi, spunta sul blog un post firmato dal professor Aldo Giannuli che apre a sorpresa sull’immunità.

 

Dopo una premessa doverosa sull’«uso ignobile fatto dello strumento, per coprire i latrocini», arriva l’ammissione («è auspicabile») della necessità di conservare l’immunità per arresto e carcerazione preventiva, affidandolo a un organo terzo, magari la Consulta. Niente di molto diverso da quanto proposto da Vannino Chiti e altri esponenti pd. È la posizione dei 5 Stelle quella di Giannuli? «Giannuli chi?», scherza Massimo Artini. Ma Riccardo Fraccaro apre: «Dipende, bisogna vedere se i senatori saranno elettivi o no. Comunque in Commissione ne stiamo discutendo, vedremo, può essere un’idea».

Vannini Chiti Vannini Chiti

 

Marina Sereni Marina Sereni

Fraccaro, poi, definisce «un bluff» il tetto agli stipendi chiesto per i funzionari del Parlamento. E fa arrabbiare Marina Sereni. Che lo ferma in Transatlantico: «Bluff? Ma che dici, mi sembra di parlare contro un muro. Ti darei una capocciata». Scherza, naturalmente, e i due si chiariscono. Ma resta il muro di diffidenza, nonostante le recenti aperture del Movimento.

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…