C’E’ AL QAIDA DIETRO I RIBELLI SIRIANI - LA BANDIERA NERA SVENTOLA TRA GLI INSORTI AD ALEPPO - UNO DEI COMANDANTI DI AL QAIDA IN IRAK, ABU THUHA, LO DICE CHIARO E TONDO: “LA NOSTRA GRANDE SPERANZA È CREARE UN EMIRATO ISLAMICO FORMATO DA SIRIA ED IRAK PER POI DICHIARARE GUERRA A ISRAELE E LIBERARE LA PALESTINA” - AMERICANI IN MEZZO AL GUADO: ASSAD DEVE ANDARSENE, MA IL RISCHIO E’ CADERE DALLA PADELLA NELLA BRACE…

Fausto Biloslavo per "il Giornale"

Al Qaida punta a cavalcare la rivolta siriana e le bandiere nere dei seguaci della guerra santa internazionale sventolano anche ad Aleppo, la seconda città del Paese dove i governativi hanno sferrato una pesante controffensiva cantando vittoria. Il regime di Damasco ha accusato fin dall'inizio della rivolta la presenza di Al Qaida, ma si è ben guardato di ammettere che le reti dei «terroristi» sono state tollerate se non aiutate per anni in Siria, fino a quando attaccavano le truppe Usa nel vicino Irak.

Adesso assistiamo all'effetto boomerang con vittime eccellenti, come Assef Shawkat, cognato del presidente Bashar al Assad ucciso nel clamoroso attentato del 18 luglio che ha decapitato i vertici della sicurezza a Damasco. Una serie di cablogrammi delle ambasciate americane resi noti da Wikileaks accusavano proprio Shawkat, ex capo dell'intelligence militare e viceministro della Difesa, di essere stato il patron di Al Qaida in Siria. Non a caso nel 2008 i corpi speciali Usa lanciarono un temerario raid sul territorio siriano per eliminare Abu Ghadiyah, a capo della filiera di armi e combattenti della guerra santa diretti in Irak.

David Petraeus, allora comandante degli alleati a Bagdad, si era recato a Damasco per convincere Assad a recidere i rapporti con Al Qaida prevedendo che prima o dopo i terroristi «si rivolteranno contro il regime siriano». Il generale informò anche l'allora premier Silvio Berlusconi spiegando, come si legge in un cablogramma segreto del dicembre 2008, che «i siriani conoscono bene le attività di Al Qaida sul loro territorio per facilitare i combattenti stranieri» diretti in Irak.

«Sappiamo che il direttore dell'intelligence, Asif Shawkat è a conoscenza del problema, come il presidente Assad» sosteneva Petraeus, oggi capo della Cia. Adesso Damasco sta pagando le conseguenze dell'effetto boomerang del terrore. In alcuni video dei ribelli su YouTube uomini armati e mascherati si proclamano combattenti dell'Esercito siriano libero, ma alle loro spalle sventola la bandiera nera di Al Qaida. I turchi hanno chiuso ieri i valichi con la Siria, dopo che il posto di frontiera di Bab al Hawa era stato conquistato dai jihadisti duri e puri.

Uno dei comandanti di Al Qaida in Irak, Abu Thuha, ha spiegato al New York Times che «la nostra grande speranza è creare un emirato islamico formato da Siria ed Irak per poi dichiarare guerra a Israele e liberare la Palestina». Il grosso dei ribelli è composto da sunniti legati ai Fratelli musulmani o disertori non certo radicali di Allah. Le cellule minoritarie di Al Qaida hanno accentuato lo scontro con attacchi suicidi, che colpiscono anche i civili, nuove armi e tecniche sofisticate importate dall'Irak per le trappole esplosive contro i carri armati e i convogli. I gruppi più noti sono il fronte Al Nusra, le Brigate Abdullah Azzam ed i martiri di Al Baraa ibn Malik.

Ieri un prelato di Aleppo ha raccontato via telefono che circolano nella città bande armate con la bandiera nera di al Qaida. Il timore è che si ripetano «i drammi di Homs nei quartieri abitati dalla minoranza cristiana». Un mese fa decine di cristiani erano stati sequestrati da una fazione dei ribelli e usati come scudi umani contro l'esercito regolare.Ieri l'artiglieria ha bombardato anche i sobborghi di Damasco ancora infiltrati dagli insorti. Il segretario generale dell'Onu Ban ki Moon ha rivolto «un appello al mondo intero» affinché «agisca subito per fermare la carneficina in Siria».

Nel frattempo metà degli osservatori delle Nazioni Unite fermi a Damasco hanno lasciato il Paese, compresi 3 su 5 italiani.Due ambasciatori di Assad, a Cipro e negli Emirati arabi, marito e moglie, avrebbero disertato. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha detto che «per Assad si vuole evitare la fine di Gheddafi». La soluzione sarebbe una transizione con elementi moderati del regime. Nelle stesse ore il generale Manaf Tlass, ex amico del presidente siriano, ha annunciato sugli schermi di Al Arabya: «Permettetemi di servire la nazione dopo l'era di al Assad. Dobbiamo essere uniti e promuovere la stabilità nel Paese costruendo una Siria libera e democratica».
www.faustobiloslavo.eu

 

IL SIRIANO ASSAD jpegSIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpegSIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpegABDULLAH AZZAM jpegGENERALE MANAF TIASS jpeg Ban Ki-MoonIl Ministro Giulio Terzi di Sant'Agata

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")