IL CERCHIO SI CHIUDE - ''BERLUSCONI A ROMA VUOLE CANDIDARE UN MAGISTRATO''. LA BIANCOFIORE GIURA: ''È ATTUALMENTE IN CARICA. IL NOME È TOP SECRET'' - BERTOLASO È USCITO DI SCENA PER LA MALATTIA DELLA NIPOTE: ''HA 27 MESI, È IN CURA A LONDRA E SARÒ CON LEI PER LE PROSSIME SETTIMANE. NON VOGLIO LEGGERE ALTRE STRONZATE''

La Meloni non si candida causa gravidanza, Bertolaso seguirà la nipote malata: la famiglia viene molto ma molto prima di un grattacapo come il ruolo di sindaco di Roma. Bertolaso: ''Mi ritiro in silenzio: sono scomparso da sei anni, non ho bisogno di poltrone. Faccio il medico in Africa, il nonno. Aspetto la conclusione dei processi''...

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1. MICHAELA BIANCOFIORE, BOMBA IN DIRETTA A LA7: "A ROMA IL CENTRODESTRA CANDIDERÀ UN MAGISTRATO"

Da www.liberoquotidiano.it

 

micaela biancofiore e silvio berlusconi micaela biancofiore e silvio berlusconi

"A Roma candideremo un magistrato". La bomba Michaela Biancofiore la lancia a metà mattinata, in chiusura di puntata di Coffee Break su La7. Si è parlato di primarie Pd a Milano e Roma e ovviamente il discorso scivola anche sul versante del centrodestra. Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia stanno ancora facendo il punto sui propri candidati e nella Capitale in molti, dopo l'uscita di scena di Guido Bertolaso, in tanti danno per favorito il centrista Alfio Marchini.

silvio berlusconi occhiali da sole michaela biancofiore silvio berlusconi occhiali da sole michaela biancofiore

 

La Biancofiore, però, ha un'altra tesi: "A Roma servirebbe un magistrato e noi ce l'abbiamo. Nella rosa c'è anche lui e credo lo candideremo". Fabio Martini della Stampa, ospite in studio, sgrana gli occhi: "Forse è un ex magistrato...". E la Biancofiore, ad aumentare l'effetto-sorpresa, puntualizza: "No no, attualmente magistrato". Ancora top secret il nome, anche se dal fronte FdI Ignazio La Russa in un'intervista a Libero ha rilanciato l'ipotesi tutta politica (e anti-Marchini) di Giorgia Meloni, la cui dolce attesa sembrava averla tagliata fuori.

 

 

2. GUIDO BERTOLASO E LA CANDIDATURA A SINDACO DI ROMA: «MIA NIPOTE STA MALE, NON POSSO»

 Ernesto Menicucci per il ''Corriere della Sera - Roma''

 

«Come va? Non bene, grazie...». Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, per un bel pezzo uno degli uomini più potenti d’Italia prima di finire affondato dalle vicende giudiziarie (il terremoto a L’Aquila, il G8, il Salaria Sport Village i rapporti con Diego Anemone), si trova a Londra e fin dalla prima risposta al telefonino appare piuttosto seccato.

 

Bertolaso, che succede?
«Che purtroppo ne ho già lette troppe di illazioni, polemiche, stronz...».

bertolaso bertolaso

 

Si riferisce alla sua rinuncia alla candidatura da sindaco di Roma?
«Ecco sì, proprio a quella».

 

Lei ha scritto a Silvio Berlusconi, parlando di motivi personali dietro al suo no. Ce li può spiegare?
«Con piacere, così facciamo chiarezza. Da 27 mesi sono felicemente nonno di una bambina che vive con mia figlia e mio genero a Londra».

 

Congratulazioni e auguri. Cosa c’entra con la politica?
«Giovedì scorso, appena uscito da una trasmissione televisiva, mia figlia mi ha informato che mia nipote doveva essere ricoverata urgentemente in ospedale».

 

Cos’ha la piccola?
«Una malattia rara, che fortunatamente abbiamo preso in tempo. La situazione è sotto controllo, è fuori pericolo. Ma io sono partito di notte e ora sono qua, dove resterò per tutto febbraio. Sono distrutto da questa situazione. E, come sapete, sono anche medico, abituato a guardare avanti...».

 

SILVIO BERLUSCONI E GUIDO BERTOLASO FOTO LAPRESSE SILVIO BERLUSCONI E GUIDO BERTOLASO FOTO LAPRESSE

È questo il vero motivo per il quale non si candida?
«Ho scritto a Berlusconi, l’ho informato che non me la sentivo. Sono una persona seria: non voglio far perdere tempo a nessuno».

 

Prima si era detto disponibile...
«Ero pronto ad impegnarmi per la mia amata città. Lei è romano?».

 

Dalla nascita.
«E allora avrà visto in che stato è ridotta: mi sarei occupato di rifiuti, di strade, del degrado. Ma avrei dovuto avere la testa sgombra».

 

Non sono stati i suoi avvocati a consigliarla?
«L’ho sentito: Bertolaso ha paura, era nell’aria che lasciasse perdere... Sciocchezze: devo ancora affrontare due processi, ma ho già avuto 5 archiviazioni e il procedimento più importante è in fase conclusiva. Non ho nulla da temere».

bertolaso in africa bertolaso in africa

 

La concorrenza con Alfio Marchini non c’entra?
«Macché. Nel centrodestra non erano neppure tutti d’accordo su di lui».

 

E allora dipende dal «veto» posto su di lei da Matteo Salvini?

«Salvini odia Roma, non penso che qualcuno ne dubiti. Gli fa comodo puntare su un candidato debole come Marchini, che non cambierà le cose».

 

alfio marchini alfio marchini

E perché al leader leghista farebbe comodo questo scenario?

«Ma le pare che Salvini voglia che Roma rinasca, che diventi una capitale anche culturale e che superi Milano in tutte le statistiche?»

 

Come vede il Pd?

«A Giachetti voglio bene, ma non so se ce la farà. Morassut ha seguito e poi D’Alema e gli altri si schiereranno con lui, se non altro per dare fastidio a Renzi».

 

Gliel’ha chiesto Berlusconi di ritirarsi dalla sfida?
«No, anzi. Lui ha insistito fino all’ultimo. Spero di non aver creato problemi, che si trovi una convergenza».

GIACHETTI GIACHETTI

 

Per il Campidoglio si voterà a giugno. Sarebbe disponibile per un incarico, da vicesindaco o assessore?
«Mi ero messo a disposizione per prendere sulle mie spalle il futuro della città: avevo già pensato ad una squadra, a dei programmi precisi. Ora mi ritiro in silenzio: sono scomparso da sei anni, non ho bisogno di poltrone. Faccio il medico in Africa, il nonno. Aspetto la conclusione dei processi, poi vedremo nel futuro».

 

Parlava di programmi. Cosa avrebbe fatto da sindaco?
«Roma da Caput Mundi non è più nemmeno Caput dell’Italia... La città è sporca, la prima cosa è togliere la spazzatura dalle strade. Poi i trasporti. Terzo, i quartieri: la smetterei di parlare di periferie».

 

morassut morassut

E la squadra? Ci dica un nome
«Non voglio mettere in imbarazzo nessuno, ma c’erano una serie di persone fuori dai partiti pronte ad impegnarsi solo perché glielo avevo chiesto io... Peccato».

 

 

 

 

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